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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • VOLUME IV. LETTERE (1841-1842)
    • LETTERE 1841. 4 gennaio – 29 novembre. nn. 437–617.
      • 521
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto R.do Padre,1

Somma gioia mi ha portato la pregiatissima sua lettera, nella quale eravi il Breve di Sua Santità.

Tosto l’ho fatto vedere all’ottimo nostro Superiore, che volontieri condiscende al mostrato mio desiderio di farlo ristampare.2

L’altro ieri, vigilia del Corpus Domini, sono stata dalla nipote di Sua Eminenza, onde restituire la fattami visita quando fui ammalata.

Il benignissimo Cardinal Patriarca, avvertito ch’io trovavami nella residenza sua, mi ha fatta chiamare. Colà ho trovato lo zelantissimo nostro Superiore, che si è compiaciuto in vedermi.

L’Eminentissimo Cardinale mi ha chiesto di Lei, ed ha sentito con allegrezza l’estendersi dell’Istituto nostro. Egli mi ha trattenuta forse più di un’ora, trovando sempre materie appartenenti a noi, e mostrava piacere udendo le risposte.

Ritornata all’Istituto, gli ho fatto tener il Breve di Sua Santità, accompagnato da una mia letterina, nella quale lo eccitavo a gioire nel Signore, per trovarsi tra i primi Vescovi che seguono la volontà di Dio, manifestata dal Sommo Gerarca.


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Gli ho pure mandato il Sonetto, che il Sig. C. D. Marco dedicò alla Dama Lacchini,3 persuasa dell’aggradimento suo.

Mi duole che la figlia4 del Sig. Lavradio5 stia poco bene; io l’ho raccomandata alle orazioni di molte buone anime, ma credo che la godranno in Paradiso. Oh, colassù sì saranno felici, ma in quest’esilio vuole il buon Gesù tenerli stretti alla cara croce!

Mi presenti a loro doverosa, e raccomandi la povera anima mia; questo dica particolarmente alla cara fanciulla.

Io vedo proprio continuamente quanta forza tiene sopra di me l’obbedienza. A sola gloria di Dio dirolle che la scorsa settimana avevo molti sintomi annuncianti malattia, quando Monsignor benedisse un bicchier d’acqua e comandommi di beverla, dicendomi che sarei stata bene. Così fu; quella mi produsse l’effetto migliore di ogni altro medicamento. Dopo quel giorno, alla sera mi fa prendere un po’ di pane trito, e veramente sto bene.

Lascio per non abusare della bontà sua, pregandola di non dimenticarsi di noi, che qui l’attendiamo. Mi ricordi alle mie carissime Sorelle6 ed a quelle persone che altre volte le ho nominate.

Rispettosa, le bacio la sacra mano, e la prego della carità di benedirci

Umilissima Dev.ma Obbl.ma Figlia

                                 Suor Maria Rachele Guardini

Dall’Istituto di S. Dorotea  – Venezia il dì 11 Giugno 1841

 

Al Molto R.do Signor Conte D. Luca Passi – Roma




1 ASDR, reg. II, p. 67.



2 Madre Rachele fece ristampare dalla tipografia Merlo e diffuse il Breve di lode della Pia Opera di S. Dorotea Inter praecipuas curas, concesso da Gregorio XVI il 19-5-1841.



3 Anna: cf. lett. n. 510.



4 Eugenia.



5 Antonio De Almeida.



6 Le Suore Dorotee di Roma. Cf. lett. n. 511, nota 6.






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