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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo IV. LA FONDAZIONE DELLA CASA DELLE SUORE MAESTRE DI S. DOROTEA IN VENEZIA.
      • 2. Sollecitudine di don Luca per la realizzazione  del progetto.
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2. Sollecitudine di don Luca per la realizzazione  del progetto.

Don Luca, con il dinamismo che lo distingueva, si accinse a realizzare il progetto. Ne informò don Giovanni Antonio Farina, fondatore delle Maestre di S. Dorotea di Vicenza, e incontrò a Milano il viceré Giuseppe Rainieri, arciduca d’Austria, per chiedergli il permesso di aprire in Venezia una casa di Suore Dorotee.

Il viceré lo concesse, suggerendo di prendere per la fondazione due suore di Vicenza.13

Nella trattativa emerse il differente atteggiamento di don Luca e del Farina, dovuto alla diversità di temperamento e alle circostanze: il primo, desideroso di far presto; il secondo, incline a temporeggiare.

Don Luca, cogliendo l’occasione favorevole, intendeva procedere sollecitamente, anche per evitare che un eventuale ripensamento delle Figlie dell’Addolorata compromettesse la riuscita della fondazione, che gli stava molto a cuore.

Il Farina invece avvertiva qualche difficoltà. Egli non poteva disporre subito di due suore da inviare a Venezia, e per la scarsezza dei mezzi temeva di prendere un nuovo impegno, mentre era intento a consolidare la fondazione di Vicenza, che contava appena un anno e mezzo di vita.


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Il Farina riteneva idonea allo scopo suor Anna Veronese. Come sua compagna don Luca propose la giovane Rachele Guardini, governante presso la famiglia Passi a Calcinate. Ella aveva buone capacità ed era addentro nella Pia Opera. Per assimilare lo spirito dell’Istituto, le sarebbe stato sufficiente trascorrere un periodo di tempo nella casa di Vicenza.

Intanto la Veronese si ammalò di miliare. L’11 giugno don Luca comunicò al Farina: «Dopo la metà del mese venturo verrà a Vicenza anche quella, di cui gli ho parlato, per poi passare a Venezia con una sua. Le raccomando di aver in vista l’instituzione di Venezia. Se riesce è un gran passo. Quella, che le manderò, ha molti doni di Dio per riuscire. Faccia guarire quella che V.S. mi diceva molto adatta a tale impresa.

Ora andiamo in Tirolo; là vi sono alcune buone giovani che avranno due, tre mille lire Aust.; se credesse di riceverne alcuna, mi scriva a posta cor. a Trento per Malè Val di Sole».14

Il Farina, che prevedeva tempi lunghi per la fondazione veneziana, il 15 giugno rispose che era disposto ad accettare le giovani tirolesi, purché avessero la dote e le capacità per divenire maestre; non poteva però spedire nessuna a Venezia.15

Don Luca, per evitare ritardi, pensò che si potesse iniziare solo con la Guardini, di cui conosceva le capacità e la preparazione spirituale. Alla fine di giugno scrisse al Farina di non informare mons. Balbi della malattia della Veronese;


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giunto il momento, si sarebbe mandata a Venezia una sola, spiegando il motivo.

Inoltre, riferì al Farina che nel Tirolo vi erano due ottime sorelle, provviste di dote e sufficientemente istruite per poter diventare maestre. Appena disposto a riceverle, si poteva fare loro la proposta.

Comunicandogli poi l’istituzione della Pia Opera in tutta la Val di Sole, concludeva: «non resta a desiderarsi che di mettere delle case figliali da per tutto per sostenerla».16

Manifestava così il suo convincimento che, a sostegno della Pia Opera, era necessaria la presenza delle Suore Dorotee. Bisognava perciò moltiplicarne le case.

Di qui il suo impegno, per cercare vocazioni e per dare inizio alla fondazione veneziana, di cui egli vedeva possibile la realizzazione a breve scadenza.

L’accavallarsi di lettere tra don Luca e il Farina causò confusione e malintesi.

Il Farina, infatti, il 6 luglio rispose alla lettera di don Luca, giunta a Vicenza il 30 giugno, che occorreva cautela nell’accettare le tirolesi, e per Venezia non si doveva credere fatto ciò che non lo era ancora. In agosto si sarebbe scritto a Venezia, per sapere come stavano le cose.17

Don Luca però, prima di ricevere questa lettera, gli aveva già scritto il 4 luglio. Avendogli il Farina chiesto quando la Guardini sarebbe andata a Vicenza, don Luca gli comunicò:


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«nella ventura 7mana» e forse l’avrebbe accompagnata lui stesso; e se una suora di Vicenza non poteva recarsi a Venezia, egli pensava di farne entrare un’altra.18

Questa lettera giunse a Vicenza il 6 luglio, cioè lo stesso giorno in cui il Farina aveva risposto alla lettera di don Luca ricevuta il 30 giugno. Perciò, il giorno successivo (7 luglio), si affrettò a scrivere nuovamente a don Luca, perché fosse differita la partenza della Guardini.19

Non sappiamo quando questa lettera sia giunta a don Luca, ma lo si può supporre con molta approssimazione. Il Farina, infatti, dice di averla scritta il 7 luglio,20 che era sabato. Quindi, nella migliore delle ipotesi, don Luca la ricevette – se pure la ricevette – nella giornata di lunedì 9 luglio, alla vigilia della partenza, quando tutto ormai era deciso e pronto, né la si poteva, all’ultimo momento, rimandare, tanto più che non vi erano forti ragioni in contrario.

Don Luca, quindi, il 10 luglio accompagnò la Guardini a Vicenza,21 come aveva preannunziato.

Le «Memorie storiche» dell’Istituto di Vicenza riferiscono lo svolgimento dei fatti con qualche imprecisione. Dopo di aver riprodotto la lettera di fine giugno di don Luca al Farina, commentano: «Anche questa ebbe risposta, ma pregandolo a prendere le cose con moderazione che bisognava ben ponderare l’affare pria di decidersi a ricevere nuove educande, e che anco per Venezia non si facesse la cosa così subitamente fatta. Ma tanto fu: rispose di venire Egli stesso a condurre


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questa giovane. Ecco il foglio:» (p. 56), e si riporta la lettera di don Luca del 4 luglio.

Tenendo conto delle date delle lettere, si vede chiaramente la confusione fatta nell’annotazione. Infatti, come abbiamo detto, il Farina soltanto il 6 luglio rispose alla lettera di don Luca ricevuta il 30 giugno. Quindi l’altra lettera di don Luca, quella del 4 luglio, non poteva essere una risposta alla lettera del Farina del 6 luglio, ma fu scritta prima e rispondeva alla richiesta del Farina di conoscere il tempo dell’andata della Guardini a Vicenza.

Ci è parso opportuno rilevare l’inesattezza, per chiarire qualche rilievo sfavorevole sull’operato di don Luca, quasi che egli avesse agito con precipitazione e contro il volere del Farina.

Le stesse «Memorie storiche», dopo di aver riportato la lettera di don Luca del 4 luglio, annotano: «Ma anche a questa si disse che ci voleva alquanta dilazione. Ma già tutto fu inutile per lui»; e più avanti: «Intanto il Co. Luca che non volle conoscere ragioni per trattenere la pia Giovine, improvvisamente capitò con Rachele Guardini, la quale stette con noi da forse un mese» (pp. 57, 66).

Forse si sarebbe scritto diversamente, se si fosse tenuto conto delle date. Infatti la lettera di don Luca del 4 luglio, annunziante l’arrivo della Guardini, giunse a Vicenza il 6 luglio; e il Farina il 7 luglio, sabato, scrisse a don Luca di differirlo. Quindi questo desiderio del Farina fu noto a don Luca, quando già era in procinto di partire con la Rachele per Vicenza.

 




13 Cf. «Memorie sull’Istituto di S. Dorotea in Venezia», p. 4. Rainieri aveva visitato l’Istituto di Vicenza il 28-4-1838, esprimendo la sua compiacenza e il desiderio che esso si estendesse in altre città: cf. «Memorie storiche» dell’Istituto di Vicenza, 1838, cit., pp. 39-40.



14 Doc. n. 3.



15 Cf. doc. n. 3, postilla.



16 Doc. n. 4.



17 Cf. doc. n. 4, postilla. Il Farina giudicava fantasioso il progetto di moltiplicare le case a sostegno della Pia Opera, accennato da don Luca nella lettera di fine giugno. Le «Memorie storiche» dell’Istituto di Vicenza annotano: «Il Conte Luca assai caldo di fantasia rispose alla mia [del 15 giugno]»: p. 55.



18 Cf. doc. n. 5.



19 Cf. doc. n. 5, postilla.



20 Cf. ibid.



21 In una postilla del Farina alla lettera di don Luca del 4 luglio (doc. n. 5) leggiamo: «Ella [la Guardini] capitò il 10 Luglio».






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