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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Monsignore Reverendissimo,1 Ho desiderato di scriverle prima d’ora, ma non potei ciò effettuare per divina disposizione. Il giorno 28 decorso, mi assalì una febbre, che portai due giorni senza nulla dire, quando improvvisamente mi colsero due figlie, le quali dissero ch’io ero febbricitante; mi fecero porre in letto, sopra il quale sono stata molti giorni, avente compagna Maria Rosa, che continua a star male,2 ed il medico, nonché il chirurgo, teme per la complicazione dei mali. La cosa è piuttosto seria; faccia il Signore ciò ch’è meglio, ma la povera mia umanità sente assai. La ricordi al buon Gesù nel Santo Sacrificio, e la raccomandi anche alla buona Madre Superiora3 ed alle Sorelle. Spero molto nella mia cara Madre Maria; dimani vien onorata in questa città sotto il titolo della Salute.4 Chi sa ch’Ella non c’impetri la grazia! Mi rincresce d’aver fatto cattiva scelta circa i numeri. Nella lusinga che sortissero, ho continuato a metterli le due susseguenti estrazioni, ma per questa parte Dio non ha voluto consolarci. Adoriamo anche in ciò il voler suo; Egli per altre vie provvederà loro. Mi presenti doverosa alla mia carissima Madre, e mi ricordi a tutte le mie Sorelle. Non dimentichi, per carità, la povera mia anima, particolarmente nel Santo Sacrificio. Piena di rispetto, le bacio la sacra mano, ed ho l’onore di segnarmi
Umilis.ma Obbl.ma Dev.ma serva ed indegna figlia Suor Maria Rachele Guardini
Il giorno 20 9bre 1841
A Monsignor Reverendissimo Il R.mo Monsignor Antonio Farina Vicenza
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1 ASDR, reg. II, p. 140. Dal protocollo di Vicenza, 19-11-1841, n. 505, risulta che il Farina scrive «alla Superiora dell’Instituto di Venezia e la interessa vivamente per private domestiche relazioni, le quali esistono per reciproca norma e comunanza di interessi fra l’uno e l’altro Instituto i quali fratellevolmente sempre si guardano. Scrive ancora per nozioni sopra i nuovi progetti di trapianto dell’Instituto in vari luoghi». Madre Rachele non fa riferimento a questa lettera, non avendola ancora ricevuta il 20 novembre. 2 Cf. lett. n. 609. 3 Redenta Olivieri. 4 Durante la peste del 1630 il Senato di Venezia decretò che la venerata immagine della Nicopeia di S. Marco fosse esposta per 15 sabati, e fece pubblico voto di alzarle magnifico tempio in una vicina isoletta, dove era avvenuto il primo attacco del flagello, e che fu intitolato a S. Maria della Salute, dove solennemente fu portata (21-11-1631) in processione la Nicopeia. Nel nuovo tempio fu collocata una devota ancóna (immagine dipinta su tavola) della cattedrale di Creta, dove godeva da secoli un culto particolare e che i veneziani avevano sottratta alla rabbia dei turchi: cf. A. Ceccaroni, Dizionario Ecclesiastico…, cit., p. 1265, col. 2529. Nelle pubbliche calamità Venezia ricorse sempre con fiducia alla Madonna della Salute. |
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