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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto R.do Padre,1 Eccomi a soddisfare ai desideri della carità sua sempre operativa. Poco dopo la partenza del Signor Lamperti, Monsignor nostro Superiore mi ha comandato di scendere dal letto, benché dal medico niun cenno avessi di ciò fare. Ma non così diede ordine a Maria Rosa, la quale tanto ha continuato ad aggravarsi che le fecero cinque emissioni di sangue, l’ultima delle quali doveva essere fatta il giorno 19 del corrente, ma l’abbattimento in cui si trovava non lo permise; al qual tempo il chirurgo disse chiaro essere la cosa molto seria, per la complicazione dei mali, ed aggiunse che l’accesso di febbre, avuto con gran forza, era stato pernicioso; però che ogni riguardo si avesse, onde non avere lo sconforto di perderla improvvisamente. La Sig.ria V.ra R.da può immaginarsi qual notte ho passata. Mi cadevano, senza volontà, le lagrime dagli occhi, ed oppressa dal dolore non facevo che ripetere: mio Gesù sia fatta la vostra volontà; donatemi, vi prego, quella fortezza m’abbisogna per adempierla con allegrezza. Alla mattina del 20, il medico volle l’emissione di sangue, il quale, eccetto una grossa cotenna, divenne tutto acqua; nuovo motivo per ripetermi il chirurgo quanto mi disse la giornata avanti. In mezzo all’afflizione, sentivo una grande confidenza nella mia cara Mamma Maria, la quale ho pregata, per obbedire al Superior nostro, di volersi interporre, onde ottenere dal suo Divin Figlio la guarigione all’ammalata. Questa Madre potente nuova prova dar mi ha voluto della sua valida protezione. Il giorno 21, veniva in questa città onorata col titolo della Salute.2 Colsi questo mezzo, per eccitare l’ammalata di ricevere la Santa Comunione. Dessa vi aderì con sommo piacere. Poche ore dopo il medico le diede altro purgativo, e cominciammo allora vedersi allontanare dalla faccia della stessa il cadaverico colore, nonché una parte di quell’immobilità che c’impauriva. Con questi segni più forte cresceva la mia speranza, e sentivomi di comandarle, il seguente giorno, di alzarsi, affine di portarsi a fare la Santa Comunione nell’Oratorio, ma il riflesso che aveva l’antecedente giorno preso altro purgante, mi rattenne. La giornata poi 23, disposi diversamente. Ho mandato ad avvertirla che discendesse le scale, attesoché trovavasi nell’infermeria, affine di ricevere il buon Gesù. Così ha fatto e da quel punto sta bene, anzi, per accertarla maggiormente, le significo essere questa mattina stata dal nostro Superiore in mia compagnia, e sempre a piedi. Ritornata all’Istituto, ha mangiato di buona voglia. Quello adunque, che fin qui non ho eseguito per impossibilità, l’esaurirò forse lunedì prossimo, riguardo i Sig.ri Conti Sebregondi.3 Ho parlato a Monsignor nostro Superiore pel Missionario, che ha usato la carità di offrirci. Egli è restato al pari di me sorpreso, ammirando pure l’infinita carità del Signore, che con tanta prontezza provvede alle sue povere Suore. L’età giovanile dello stesso non ci ha fatto paura, persuasi di quanto Ella ci accenna delle sue virtù e buon criterio; perciò ci troviamo novellamente accresciuto il vincolo della nostra gratitudine. Noi preghiamo il buon Gesù a largamente ricompensarla. Se crede opportuno, mi significherà il nome del caritatevole Sacerdote, acciò possa di vantaggio porgergli i miei più sinceri ringraziamenti. Solo ieri l’altro ho saputo quanto ha fatto per noi la Sig.ra Fadini, dietro l’eccitamento suo. Dio la colmi di felicità. Godo che la stessa contribuisca per l’erezione della fabbrica delle Figlie della Carità. Desse gioveranno assai a quel paese, procurando a tutta possa d’istruire le povere figlie. Io mi farò dovere di scriverle, onde ringraziarla per quello che ha mandato ed ha intenzione di fare in avvenire. Alla Signora Cocchetti ho scritto,4 e spero che le cose riesciranno bene, attenendomi alla massima di S. Vincenzo de’ Paoli, che diceva: la precipitazione negli affari spirituali è dannosissima. Il tempo adunque, che percorre, sarà – spero – favorevole a quella fondazione. La carità sua non dimentichi di chiederci al Sacro Altare lo spirito che ci è necessario, affinché possiamo fedelmente corrispondere alla nostra vocazione. Quelle di Padova5 lavorano assai nella vigna del Signore. Monsignor Vescovo6 di colà n’è contentissimo. Tutte le mie figlie meco si uniscono a baciarle la sacra mano, pregandola della carità di benedirci Umilis.ma Dev.ma Obbl.ma Serva Suor Maria Rachele Guardini
Il giorno 27 9bre 1841
Al Molto Reverendo Padre Il R.do Padre Angelo Taeri Brescia
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1 ASDR, reg. II, pp. 142-144. 2 Cf. lett. n. 610, nota 4. 3 Cf. lett. n. 604. 4 Cf. lett. n. 613. 5 Suor Maddalena Ziller e suor Marianna Roberti. 6 Modesto Farina. |
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