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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • VOLUME IV. LETTERE (1841-1842)
    • LETTERE 1842. 15 gennaio – 29 dicembre. nn. 618–677.
      • 651
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto Reverendo Padre,1

Io sono novellamente a Lei con questa mia, per sapere come si trova. La febbre è più venuta a visitarla? Di forze come sta? Continua tutt’ora in istato di riserva, oppure lo hanno messo in esercizio di carità, unitamente a quello di pazienza? Oh bontà di Dio! Quanti mezzi sai adoperare, affine di purificare le tue creature!

Alla nostra Maria Rosa continua la gonfiezza,2 per cui è obbligata di starsi nel letto e, quando si alza, deve trattenersi sopra una sedia; cosa che danneggia molto la sua salute, ma ci vuol pazienza.

Io ero ricaduta, e temevano che dovessi passare l’inverno in stanza, ma il mio buon Pare,3 che tanto la riverisce (egli sempre se la intende così bene col buon Gesù), volle ch’io gli dimandassi, per intercessione di S. Catterina da Bologna, una salute sufficiente, affinché adempisca possibilmente ai miei doveri.

Così feci ed ora posso, assistita dalla grande interceditrice, andare a ritrovarlo, perché trovasi da 18 giorni attaccato da febbre gastrica infiammatoria.

Ella, che conosce quanto questo Pare sia benigno colla sua figlia benché immeritevole, può più presto immaginarsi ch’io descriverla l’allegrezza sua quando mi vede, di più poi credo considerandomi rimessa come prodigio. Dovrei esser


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debolissima pel molto sangue che mi trassero anche ultimamente; ma tutt’altro, sto proprio benino, per cui qualche volta sento dolore a cagione del ben stare, persuasa che i patimenti mi sieno necessari.

La carità di Lei mi ottenga la grazia di non abusare di questo nuovo beneficio, ma, grata al Donatore, con tutta l’umiltà Lo ringrazi e benedica.

Voglia la bontà sua presentarmi rispettosa a tutti di sua carissima famiglia, alla quale favorirà desiderare ogni felicità per le prossime Sante Feste.

Ella, caro Padre, mi preghi proprio in questo santo tempo tutto ciò che abbisogno, affinché possa in ispirito presentarmi alla Capanna e, colla semplicità ed umiltà dei pastori, adorare l’amabilissimo Gesù. Ma perché questo avvenga, conviene ch’Ella mi ottenga la perfetta cognizione di me stessa. Oh, quella volta, sì, potrò fare qualche cosa! Io dico bene con sincerità di non esser capace da niente, per cui parmi fino impossibile che Dio siasi degnato di scegliere questo niente per l’Opera sua; ma temo sempre, che diversamente sentirebbe il mio amor proprio, se gli altri ciò dicessero.

Buon Dio! e perché tanto sostenete me miserabile? Ah, sì, v’intendo, affinché risplenda, e tutti conoscano essere voi che in me operate.

Umilmente Le bacio la sacra mano, e pregola di volermi raccomandare alle preghiere delle ascritte al Santo Fuoco, nonché a tutte le Cooperatrici della Pia Opera.

Umilis.ma Dev.ma Obbl.ma Serva ed indegna Figlia

                   Suor Maria Rachele Guardini

Dall’Istituto di S. Dorotea – Venezia il giorno 6 xbre 1842

 

Al Molto R.do Signore

Il Molto R.do Sig. Co. D. Marco Passi – Bergamo




1 ASDR, reg. III, pp. 15-16.



2 Per una caduta: cf. lett. nn. 637, 638, 643, 645.



3 Mons. Balbi.






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