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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume V. LETTERE (1843-1844)
    • LETTERE 1844. 5 gennaio – 30 dicembre. nn. 801–1023.
      • 869
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869

 

Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Mia Dilettissima,1

Con piacere le significo che, grazie a Dio, siamo giunte in Venezia. Ora si trova meglio anche Maria Rosa.2

Godo in sperare ch’Ella pure sarassi alzata e quasi ristabilita. Da brava, mia cara, faccia di aver cura della salute, affine di usarla per la gloria di Dio ed in favore delle anime; il riflesso che costano il Sangue Preziosissimo di Gesù deve sempre vincerla nelle contraddizioni.

Dica tante cose per me alla cara sua mamma3 e sorelle,4 affine di ringraziarle; di questo pure la prego presso la Signora Contessa.5


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Oh qual misericordia le usa Iddio, donando a Lei sentimento sì vivo in vantaggio del prossimo! Ah, non venga in Essa mai meno, ma s’accresca piuttosto come sicuro indizio dell’aumentarsi nell’anima di Lei l’amore di Dio.

Non si dimentichi di noi presso Dio e la cara nostra Mamma Maria. Quando visita le sue monache zia e sorella,6 tanto le riverisca in unione alle altre ottime religiose, che mi lusingo pregheranno per noi.

Piena d’affetto in Gesù Cristo, mi segno

                                                              di Lei
                                Umilissima Obbl.ma Sorella

                                     Suor Maria Rachele Guardini

 

Dall’Istituto di S.ta Dorotea

Venezia il giorno 2 Luglio 1844

 

Alla Nobile Signora

La Sig.ra Contessa Anna Lacchini

Forlì





1 ASDR, reg. III, p. 133.



2 Sanfermo.



3 Giovanna Rosetti.



4 Caterina e Beatrice.



5 Giustina Saffi ved. Dal Pozzo, nata il 10-5-1794 dal conte Tommaso e Anna Borelli. Fu Sopra-sorvegliatrice generale della Pia Opera in Forlì: cf. «Elenco della Compagnia di S. Dorotea ... di Forlì riordinato nel febbraio del 1854», cit. Morì il 16-12-1866. «Donna di non comune ingegno, e di profondo sentire religioso, non ebbe altro pensiero che quello di beneficare il suo simile, e fu larga di soccorso a chiunque la richiedesse. Non isdegnò portare da sé l’elemosina nel tugurio del povero, ma spesso non volle che chi riceveva conoscesse la mano di chi dava l’aiuto. […] fondò in Forlì il Ricovero del Buon Pastore nell’antica prigione detta dei Romiti in Via Monsegnani, e a tutte sue spese restaurò quel locale, concesso a lei dal S. P. Pio IX, dandone la cura alle Monache francesi, dette del Buon Pastore»: [F. Guarini], «Diario Forlivese», ms., BCASF.



6 Maria Lacchini, entrò il 10-9-1833 nel monastero camaldolese di Forlì come educanda. La mamma il 4-3-1840 la fece ritornare in famiglia, perché potesse provare la vocazione religiosa che sentiva di avere. Rientrò poi nel monastero e vestì l’abito religioso il 13-6-1843 prendendo il nome di D. M. Cristina, e fece la professione il 15-6-1844. Nel 1862, in seguito alla soppressione, le camaldolesi di Forlì si trasferirono a Faenza. La Lacchini esercitò l’incarico di superiora con bontà, carità e prudenza. Morì il 3-6-1906 all’età di 84 anni: cf. «Catalogo delle Monache di S. Caterina di Forlì», ms., AMSCF.






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