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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume V. LETTERE (1843-1844)
    • LETTERE 1844. 5 gennaio – 30 dicembre. nn. 801–1023.
      • 903
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto Reverendo Padre,1

Eccomi a significarle aver goduto della presenza della Signora Contessa Tagliaferri, nella giornata che solennizzammo S. Luigi. Come siansi dessa e suo sposo mostrati contenti, certo non posso esprimerlo sulla carta.

Ebbimo pure la Principessa Ludtmizca in altro giorno con sua figlia e colla Baronessa Pascotini.2 Esse sonosi esternate con sentimento di contentamento e promiseromi di ritornare prima di allontanarsi da Venezia.

La figlia della Principessa si è molto confortata in vedere come le dicevo dal niente sorta questa Casa, mentre ha ella pure cominciato in Polonia Russa uno stabilimento, affine di salvare le innocenti. Ora ne conta 14 di raccolte.

Dunque mostravasi molto animata e dicevami che, se potesse biformarmi, vorrebbe portarmi seco una parte.

Due giorni dopo mi giunse una lettera del Principe Dietrichstein, con cinque banconote di 100 fiorini l’una, i quali Sua Maestà l’Imperatrice mi regala, onde provveda la chiesetta dell’Istituto di ciò che manca.

Questo piacere ora non lo gusto, mentre nell’atto ch’io ricevevo ciò Maria Rosa stava colla Gavazzi per accompagnare in Verona l’Irene.3

Caro Padre, la sua lettera permise Dio che giungesse


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troppo tardi, mentre la Ziller4 era già partita. Credo non tituberà persuadersi ch’io avrei fatto a suo riguardo il dimandato sacrificio, benché contro volontà, ma per rispetto: di ciò ebbe tant’altre volte prova, mentre conosce la Rachele, che non avrebbe mai ceduto per inclinazione in quello non fosse stata persuasa; ma oh, la bella volontà di Dio, che veggo in quella dei Superiori, mi porterà nella tomba.

Dirolle che la Benedetta5 pure doveva di qui partire; ciò era per quel suo carattere sconoscente e poco schietto, ma il riflesso che questa infelice non gode molta sanità, e tra suoi parenti temo sarebbe trattenuta, mi sono piegata, persuasa di fare un atto di carità, che prego il Signore benedire, acciò non abbia in altro momento da soffrire nell’infausta determinazione.

Quale senta pena per l’avvenuto, nulla dirolle, assicurandola che basterebbe a farmi ammalare, se non tenessi continuamente l’occhio dell’anima nel Crocefisso.

Rispettosa, Le bacio sua sacra mano, pregandola della carità di benedirmi

Umilissima Dev.ma Obbl.ma Figlia

                                 Suor Maria Rachele Guardini

 

P.S. Ella ed il Sig. Conte D. Marco favoriranno sottoscrivere la qui acclusa carta6 e tosto mandarla in Massa Lombarda.

 

Dall’Istituto di S.ta Dorotea – Venezia, il 22 Luglio 1844

 

Al Molto Reverendo Signore

Il Molto R.do Sig. Conte D. Luca Passi – Bergamo




1 ASDR, reg. III, pp. 149-150.



2 Anna Bessich. Cf. lett. n. 904.



3 Guardini: cf. lett. nn. 899, 900.



4 Sofia: cf. lett. nn. 890, 894.



5 Aprile.



6 Cf. doc. n. 113 A.






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