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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume V. LETTERE (1843-1844)
    • DOCUMENTI 1843–1844. nn. 89–133.
      • 93. Lettera di Anna M. Marovich a Madre Rachele.
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93. Lettera di Anna M. Marovich a Madre Rachele.1

 

Viva Gesù, viva Maria

 

Dilettissima Sorella

Se io avessi a fare con una persona del mondo, invece che con lei, non saprei come fare a metter la penna in carta dopo tanto tempo che non le scrivo; ma buon per me, che la carità insegna agli amanti di G.C., fra l’altre cose, anche ad esser pazienti ed a non pensar male di alcuno: quindi prendo coraggio vedendomi sicura, ch’ella non sarà con me disgustata.

Questa mattina il Signore mi diede la consolazione di conoscere personalmente quelle pie donne del Sacro Cuore. Intesi pure con sommo giubilo i progressi della Pia Opera, come anche il sollecito dilatamento del nuovo Istituto professato da quelle dame. Sia lodato il Signore di tutto, ed anche per questo conforto che porge a’ suoi amanti, di far cioè, che in mezzo a tanta empietà si trovino delle persone tutte intese a procurare la sua gloria.

Intesi che presto ella con tutte le suore rinnoverà i santi voti. Quanto volentieri sarei spettatrice ancor io di questa funzione! Ma la lontananza e la dipendenza della famiglia me


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lo impediscono. Mi unirò invece con lei in ispirito, e pregherò il caro Gesù ad accogliere la rinnovazione della loro offerta, ed a concederle l’aiuto possente della sua grazia, acciocché sempre adempiscano con la maggior fedeltà la fatta promessa. Lo pregherò che conceda a lei ed a tutte un grandissimo amore verso di lui, e glielo desidero come lo vorrei per me stessa. Deh, mia cara sorella, preghi il Signore per me, acciò mi conceda la grazia di amarlo, e di amarlo assai, essendo questo l’unico mio desiderio.

Quel sonetto ch’ella desiderava, bisogna dir che il Signore non vuol che lo faccia, perché molte volte provai di farlo, ma non mai mi riuscì. Anzi è qualche tempo che non sono capace di farne di alcuna specie. Veda da questo quanto vanno ingannati quelli che mi credono brava. Se lo fossi, da per me potrei far sempre quello che voglio; ma invece quando il Signore non mi aiuta, non so far niente. Dunque a lui solo sia gloria di tutto.

Mi raccomandi al Signore, e stia sempre nei Cuori SS. di Gesù e di Maria, nei quali io pure le terrò compagnia.

Mi creda

Sua affezionatissima Sorella in G.C.

 

 





1 A.M. Marovich, Lettere morali di una pia giovane, 2a ed., parte I, cit., n. 34, pp. 77-78. Dal contenuto si deduce che la lettera è diretta a Madre Rachele. Per l’unione spirituale stabilitasi tra loro, si chiamavano sorelle.

Oltre al riferimento alla Pia Opera, che nel maggio 1843 si era estesa in Bologna (cf. lett. n. 729), è importante per identificare la destinataria l’accenno al sonetto. Madre Rachele glielo aveva chiesto per un novello sacerdote, ma «il Padre dei lumi» non permise che lo facesse (cf. lett. n. 731 del 22-6-1843). Poi la Marovich lo compose e Madre Rachele la ringraziò (cf. lett. n. 733).






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