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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo VII. PRIMI TENTATIVI DI ESPANSIONE DELL’ISTITUTO.
      • 1. Bassano.
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1. Bassano.

La prima richiesta di fondazione di una casa venne da quella cittadina. Le condizioni per realizzarla vi erano, però la trattativa, protrattasi per un anno e mezzo (maggio 1839 – novembre 1840), non ebbe il risultato sperato, per un complesso di ragioni, che non possono certo imputarsi alla volontà di Madre Rachele.

Attraverso il suo carteggio abbiamo cercato di ricostruire lo svolgimento dei fatti.

Don Andrea Agostinelli si prodigava con zelo a Bassano


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per riformare i costumi corrotti della gioventù1 e assistere le fanciulle povere. Desiderando allargare la sfera di azione della Pia Opera di S. Dorotea, che egli dirigeva, pensò di favorire l’apertura di una casa di Suore Dorotee, da affidarsi alla giovane bassanese Maria Taverna.2

Madre Rachele, d’accordo con don Luca e mons. Balbi, accolse prontamente l’invito dell’Agostinelli e cominciò ad interessarsi, perché l’iniziativa andasse in porto.3

La fondazione avrebbe potuto aver luogo nel novembre del 1840,4 per dar modo alla Taverna di prepararsi con un anno di noviziato nella casa di Venezia.5

Il suo ingresso, fissato per la fine del mese di luglio del 1839, avvenne il 12 agosto.6

Madre Rachele, fin dal primo incontro, ebbe una buona impressione della giovane e nutrì speranze per la sua riuscita.7

Informò il Farina dell’arrivo della Taverna, « mandata per apprendere il metodo di regolare l’Istituto, onde poter […] fondare a Bassano ».8

La Taverna ricevette l’abito religioso il 19 settembre


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1839, nello stesso giorno in cui le suore di Venezia, terminato l’anno di noviziato, emisero la professione.9

Per l’apertura della casa di Bassano era previsto l’invio della Taverna e di una compagna,10 ma l’Agostinelli nell’ottobre del 1839 espresse il desiderio che le suore fossero tre.

Madre Rachele gli rispose che, pur comprendendo le ragioni della richiesta, non poteva al momento promettere una terza suora; la concessione dipendeva dal numero di aspiranti che sarebbero state prossimamente accolte. Nel viaggio di ritorno dal Tirolo, sarebbe passata per Bassano e ne avrebbe trattato a voce.11

Il 7 ottobre 1839, nel comunicare a don Luca il desiderio dell’Agostinelli, aggiunse: « Mi sono riservata di rispondergli in voce, quando ritornerò dal Tirolo, affine aver tempo d’intendere cosa Lei promise, acciò non mi opponga a quanto Ella gli disse. Faccia grazia di scrivermi a Trento ».12

Di fatto Madre Rachele passò per Bassano ed incontrò l’Agostinelli. Poi da Venezia, il 27 ottobre, informò don Luca dell’accordo raggiunto: « Col R.do D. Andrea Agostinelli è stato determinato che darogli due Maestre ed un’Operaria. Gli ho fatto anche osservare che il Decreto Sovrano condiscende ed approva l’Istituto, con patto della scuola per assistere le indigenti; dunque restammo d’accordo che apparecchierà un locale separato dalle Educande, per far conoscere che si riceve anche questa classe di persone, onde non aver dispiacenze colle Autorità.


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Gli ho nuovamente raccomandato che lo scopo principale delle Maestre dev’essere la promozione ed il sostentamento della Pia Opera».13

Due giorni dopo, diede anche al Farina notizia degli sviluppi della trattativa.14

Il 9 novembre, scrivendo a don Marco, precisò: « A Bassano non ho preso impegno per le povere, ma restammo d’accordo con D. Andrea che apparecchi un locale apposito, perché il Decreto parla chiaramente dell’educare le indigenti, perciò è buono tenere disposte bene le cose, onde non avere al momento dispiaceri ».15

Un altro accenno a Bassano ricorre nella lettera del 18 dicembre 1839, nella quale Madre Rachele ripete al Farina che spera di inviare tre suore capaci, per l’apertura della casa nel novembre del 1840.16

Nel carteggio, il discorso su quella fondazione viene ripreso nell’ultima decade del mese di settembre del 1840. A quel tempo, Venezia era già casa centrale da alcuni mesi; avrebbe potuto, quindi, procedere autonomamente. Però il vescovo di Vicenza mons. Giuseppe Cappellari aveva espresso il desiderio che la casa di Bassano fosse filiale di Vicenza.

Il 22 settembre 1840 don Antonio Farina e Madre Olivieri si recarono a Venezia, e vi si fermarono fino alla sera del 24.17 In quella circostanza Madre Rachele, alla presenza di mons. Balbi, trattò con loro della fondazione di Bassano raccomandando


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in particolare « lo scopo dell’Istituto », cioè l’assistenza e la promozione della Pia Opera.

Essi sollevarono qualche difficoltà, sull’opportunità della fondazione, perché anche le Figlie della Carità (Canossiane) stavano per aprire ivi una casa; ma Madre Rachele spiegò che era utilissima, « quando abbia prudenza la Direttrice, che deve attendere con premura alla coltivazione delle Sorvegliatrici ed Assistenti, contentandosi di veder fatto il bene per mezzo loro, piuttosto che volerlo far ella medesima ».

Pregò, quindi, il Farina di prendere direttamente accordi precisi con l’Agostinelli anche riguardo al « modo di sussistenza […], onde poter trarre il necessario ».18

Intanto venne meno la giovane Venzo, che avrebbe dovuto essere compagna della Taverna, ma Madre Rachele il 29 settembre confermò all’Agostinelli l’impegno per la fondazione ai primi di novembre. Lo informò pure che, per desiderio del vescovo di Vicenza, la casa sarebbe stata filiale di quella di Vicenza.

Madre Rachele, che tanto desiderava quella fondazione e si era molto adoperata per realizzarla, non solo accettò la decisione del vescovo, ma – dando prova di spirito soprannaturale – la riconobbe giusta, e dichiarò all’Agostinelli: « Sono contenta d’ogni disposizione, purché la Direttrice, che costì deve venire, ricordi lo scopo dell’Istituto nostro ed abbia presente la promozione e conservazione della Pia Opera, dalla quale ne trae gloria grande Iddio e vantaggio la società. Questo solo io bramo e niente altro desidero ».19

Pur avendo lei portato avanti il progetto, lasciò al Farina


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di concordare con l’Agostinelli « sì pel tempo che pei viaggi e per tutto ». La casa non sarebbe stata filiale di Venezia, tuttavia Madre Rachele, con nobiltà d’animo, pregò l’Agostinelli che le suore avessero ogni assistenza: « Quantunque io non debba, sicuro, aver parte veruna nelle altrui Case, tuttavia non posso fare a meno di raccomandare alla sua carità quelle figlie, che costì verranno, e ciò intendo tanto pel spirituale che pel corporale ».20

In realtà continuò a seguire la cosa, ma vi fu un susseguirsi di lettere che creò non poca confusione al punto che l’apertura della casa, prima fu rimandata e poi accantonata.

Il 16 ottobre il Farina informò Madre Rachele di non aver ricevuto ancora alcuna istanza da Bassano.21 Ella il 18 ottobre gli rispose che non sapeva se attribuire il silenzio dell’Agostinelli a malattia o al fatto che forse egli attendeva comunicazioni da Vicenza, essendo stato da lei informato dell’accordo, secondo il quale il Farina si sarebbe messo in contatto con lui.22 Conveniva, quindi, scrivergli.23

Il Farina il 21 ottobre si rivolse all’Agostinelli, per sentirne il pensiero.24 Quegli rispose il 22 ottobre che al momento non era in condizione di poter provvedere all’apertura della casa delle Suore Dorotee, avendo dovuto sostenere enormi spese per l’erezione di quella delle Figlie della Carità.25


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Il contrattempo non rendeva più possibile la fondazione per i primi di novembre, come previsto.26

Il 23 ottobre Madre Rachele ricevette una lettera dall’Agostinelli, che l’assicurava di voler fare quanto in suo potere, ma attendeva comunicazioni dal Farina per gli accordi.27 Questi il 24 ottobre comunicò a Madre Rachele la risposta dell’Agostinelli alla lettera da lui inviatagli il 21 ottobre, e le chiedeva che cosa gli si poteva rispondere.28

Il 25 ottobre l’Agostinelli si recò a Venezia. Confermò a Madre Rachele la sua disponibilità per la fondazione, esigeva però che fosse rispettato il progetto di don Luca, da lui condiviso, mentre a suo giudizio il piano del Farina era diverso.29

Madre Rachele, prestando fede alle parole dell’Agostinelli, in quello stesso giorno espresse al Farina la sua sorpresa: « Veramente, dietro l’intelligenza qui avuta, m’aspettavo ch’Ella trattasse con chiarezza la cosa, ma senza staccarsi dall’intenzione del R.do Fondatore Sig. Co. D. Luca Passi, al quale preme la conservazione e dilatazione della Pia Opera; e, per ottener questo scopo, aveva progettato, come abbiam detto, che le Suore dovessero colà andare ad aprire Educandato civile, onde trarre con tal mezzo il necessario per mantenersi, e questo è il desiderio anche del Sacerdote sunnomato.

Egli mi ha detto anche in questo momento: Venendo privatamente le Suore ed aprendo la scuola civile, potranno far gran bene; e se vogliono assumere le Elementari, diverrà


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più difficile il poter ottenerne i voti, attesoché trovansi in Bassano delle Maestre accreditate alle quali verrà data la preminenza ».30

Madre Rachele informò subito don Luca dell’incontro avuto con l’Agostinelli e della lettera da lei inviata al Farina; gli comunicò anche il parere di mons. Balbi, che cioè l’Agostinelli prendesse « le Maestre a Bassano, quand’anche non andasse d’accordo col Sig. Farina ».31

Il Farina provò dispiacere per la lettera di Madre Rachele, vedendovi un rimprovero al suo operato, e il 27 ottobre32 le inviò le copie della sua lettera all’Agostinelli e della risposta di questi, che non aveva ben compreso il suo pensiero, oppure lo riferiva male. Con lui parlava in un modo, con Madre Rachele e con Balbi in un altro. Quindi il Farina pregò Madre Rachele di invitare l’Agostinelli a decidere la data dell’invio delle suore a Bassano.33

Madre Rachele, preso atto delle precisazioni del Farina, il 29 ottobre si scusò di avergli scritto senza conoscere esattamente il suo pensiero, fidandosi dell’Agostinelli; e assicurò che non aveva inteso rimproverarlo, ma solo manifestargli la sua sorpresa per quanto le aveva detto l’Agostinelli, il cui comportamento faceva temere che fosse « ammalato nella testa ».34

Nello stato di confusione creatosi, mons. Balbi ritenne


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che don Luca fosse la persona più idonea a trattare con l’Agostinelli. Madre Rachele si sarebbe limitata a comunicargli che il Farina dava il suo consenso per la casa in Bassano.35

Ella provvide il 30 ottobre ad informare don Luca,36 ma il 7 novembre l’Agostinelli le comunicò l’impossibilità di aprire, in quel tempo, la casa. Annunziò così il suo disimpegno.

Madre Rachele, con spirito di fede, gli rispose il 10 novembre che il ritardo – se si fosse trattato solo di ritardo – sarebbe servito a preparare meglio i soggetti. Colse poi l’occasione per chiarire tutta la vicenda. Diversamente da quanto egli aveva pensato e detto, il Farina non intendeva mutare il piano concordato per la fondazione, e la dipendenza della casa da Vicenza doveva ritenersi giusta.

Lo assicurò pure che, d’accordo con mons. Balbi, era disposta a tenere a Venezia la giovane Taverna richiesta da Vicenza. Anche se, temporaneamente, ella dovesse essere utilizzata dal Farina a Vicenza o a Schio, verrebbe però inviata a Bassano, appena aperta ivi la casa.37

Di questo ultimo scambio di lettere con l’Agostinelli Madre Rachele il 15 novembre informò, come di consueto, il Farina.38

Ella intendeva con quella fondazione promuovere lo sviluppo della Pia Opera a Bassano, per il bene della gioventù; ma non riuscì a realizzarla, per le incomprensioni sorte tra l’Agostinelli e il Farina.


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A far cadere l’iniziativa contribuì anche la decisione, non gradita all’Agostinelli, che la casa fosse filiale di Vicenza.

La richiesta poi del Farina di avere la Taverna a Vicenza o a Schio, in attesa che si aprisse la casa a Bassano, accrebbe i sospetti e i timori dell’Agostinelli.

Il 24 novembre 1840 Madre Rachele comunicò al Farina che, in accordo con mons. Balbi, non si opponeva alla sua richiesta.

Non potendo ella stessa, per motivi di salute e per la stagione invernale, accompagnare la giovane a Vicenza, lo pregò di provvedere.39

Il 1° dicembre egli rispose che avrebbe determinato il giorno e il modo, ed insistette perché l’accompagnasse Madre Rachele.40 Questa però il 4 dicembre ripeté che non le era possibile.41 Cercò intanto qualche occasione, ma non ne trovò; d’altra parte il Balbi desiderava che, « per maggior sicurezza », vi pensasse Vicenza.42

Il 1° gennaio 1841 il Farina pregò don Giuseppe Righi che era nel liceo-convitto di Venezia, di accompagnare la Taverna a Vicenza;43 e lo stesso giorno ne informò Madre Rachele;44 ma il Righi non poté.45


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Il 18 gennaio Madre Rachele scrisse al Farina: « La Taverna è pronta ed a ogni suo cenno si porterà costì ».46

Nei primi di febbraio, il Farina trattò della cosa con don Luca di passaggio per Vicenza. Secondo gli accordi, giunto a Venezia don Luca fece partire Maria Taverna e la cugina.47

Madre Rachele il 12 febbraio, presentando la Taverna alla Olivieri, dichiara: « S’io ad altro tempo ho sentito l’umanità dolersi per l’allontanamento da Lei, ora gode lo spirito mio in poterle rimettere una figlia, la quale spero nulla ometterà onde eseguire il suo dovere, adempiendo fedelmente tutto quello che verralle ordinato ».48

Il 16 febbraio il Farina ringraziò per l’invio delle  due cugine.49

Suor Maria Luigia Taverna fu accolta con bontà dai superiori, e Madre Rachele ne fu molto contenta.50 Il 5 marzo il Farina le inviò notizie di lei.51 Madre Rachele il 9 marzo gli rispose: « Mi consola che la Taverna faccia bene, e prego il buon Gesù a concederle tutto quello che le abbisogna, onde adempia ai suoi doveri ».52

 

 




1 Cf. lett. n. 133.



2 Cf. lett. n. 76. Don Luca aveva istituito la Pia Opera in Bassano nel 1824: cf. « Istituto di S. Dorotea in Padova. Cronaca », cit., p. 1.



3 Cf. lett. nn. 76, 90, 98, 117, 133, 349, 366, 367, 368, 371, 375, 376, 382, 384.



4 Cf. lett. nn. 133, 165, 208, 351, 382.



5 Cf. lett. n. 76.



6 Cf. lett. nn. 90, 115.



7 Cf. lett. n. 98.



8  Lett. n. 117.



9 Cf. lett. n. 133.



10  Cf. lett. n. 76.



11 Cf. lett. n. 152.



12 Lett. n. 153.



13 Lett. n. 157.



14 Cf. lett. n. 165.



15 Lett. n. 177.



16 Cf. lett. n. 208.



17 Cf. doc. n. 58.



18 Cf. lett. n. 349.



19 Lett. n. 351; cf. lett. nn. 367, 382, 384.



20 Lett. n. 351.



21 Cf. lett. n. 366.



22 Cf. lett. nn. 351, 366.



23 Cf. lett. n. 367.



24 Cf. prot. 253/196, a. 1840, ASDV.



25 Cf. prot. 259/202, a. 1840, ASDV.



26 Cf. lett. n. 368.



27 Cf. lett. n. 370.



28 Cf. prot. 260/203, a. 1840, ASDV.



29 Cf. lett. nn. 371, 372.



30 Lett. n. 371.



31 Lett. n. 372.



32 Cf. prot. 265/208, 27-10-1840: « Si risponde alla superiora di Venezia categoricamente a ciò che le fu detto dall’Agostinelli per la fondazione di Bassano », ASDV.



33 Cf. lett. nn. 375, 376.



34 Cf. lett. n. 375.



35 Cf. lett. nn. 375, 376.



36 Cf. lett. n. 376.



37 Cf. lett. n. 382.



38 Cf. lett. n. 384.



39 Cf. lett. n. 394.



40 Cf. prot. 290/228, a. 1840, ASDV.



41 Cf. lett. n. 403.



42 Cf. lett. nn. 412, 434.



43 Cf. prot. 3/2, a. 1841, ASDV.



44 Cf. prot. 2/1, a. 1841, ASDV.



45 Cf. prot. 4-1-1841, ASDV; lett. n. 438 del 6-1-1841 di Madre Rachele al Farina.



46 Lett. n. 449.



47 Cf. prot. 52/40, a. 1841, ASDV.



48 Lett. n. 458.



49 Cf. prot. 62/49, a. 1841, ASDV.



50 Cf. lett. n. 463.



51 Cf. prot. 89/68, a. 1841, ASDV.



52 Lett. n. 469.






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