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Carlo Bini Manoscritto di un prigioniero IntraText CT - Lettura del testo |
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Ma ripigliamo il filo del nostro racconto. Dove siamo rimasti? Sarebbe bella che me ne fossi scordato! Lasciatemi pensare un momento: buoni, buoni, ho ritrovato il filo. - Ma, di grazia, stateci attenti ancor voi, - io sono avvezzo troppo a di vagare, tanto che non mi sembra neppure, Quando vedete ch'io prendo il largo per menarvi chi sa dove, - forse in un pantano, - forse sur un prato fiorito, - allora tentatemi per un braccio, - tiratemi una falda, - rimettetemi insomma sulla vera strada. Io n'ho bisogno, - voi lo vedete da voi;- non posso camminar diritto, - serpeggio sempre, - ormai è un vizio che s'è convertito in una seconda natura. - Per questo ho stimato bene avvisarvene. - Uomo avvisato, mezzo salvato. Sta tutto bene, ma un altro poco, s'io non me ne accorgo per tempo, il filo mi sfuggiva novamente di mano. - Su dunque, all'opera. Ecco, il Povero viene. Vedetelo là in mezzo a quella massa di popolo, che lo preme e lo incalza nel suo tristo destino spensieratamente, come il Cavallone spinge sul lido una tavola del naufragio. L'avete veduto? Non si distingue se sia sciolto o legato, se gli sbirri sien quattro o sei, tanto è fitta quella massa di plebe. Che ronzio, che schiamazzo, che tempesta d'urli e di voci! - Cos'ha fatto? - Come si chiama? È del paese? - È forestiere? - È un ladro? - È un assassino? - Dove ha rubato? - Conoscete l'ammazzato? - Quante ferite? - E via discorrendo; e tutti dimandano, e tutti rispondono a un tempo. - Ma non potrebbe darsi che fosse, più che iniquo, infelice, che fosse innocente? - Potrebbe darsi, ma nessuno l'ha pensato, nessuno l'ha detto. Ei, l'infelice, percorre le vie di fretta più che non vorrebbe; - il turbine popolare lo mena. E chi l'ha vestito in quel modo così pietosamente ridicolo? Se la Miseria non gridasse; io l'ho vestito, - tu diresti che il Capriccio ha mandato fuori la sua maschera più grottesca, il suo capo d'opera. Porta in capo una cosa, che tre anni sono era già un cappello vecchio, - ora è uno sgomento a definirla. - E la camicia non è di canapa, non è di lino, - né di cotone, - né di stoppa: - è d'una stoffa che non è stoffa, d'un colore che non è colore; una camicia che ha una manica e mezzo. Oh davvero è meglio contentarsi della pelle che ti die' tua madre, che avere una camicia come quella! - E i calzoni! che labirinto! - Non si sa se Sono a diritto o a rovescio, se il davanti è di dietro, o se il di dietro è davanti; - Se in principio furono fatti di toppe, o d'una materia unica, perché ora le toppe sono più grandi della materia primitiva. E quante Sono! e come affollate! e si montano addosso una sull'altra, come una turba di curiosi quando c'è da vedere uno spettacolo nuovo. E chi gli ha fatto quei calzoni? Giudicandoli al taglio, potrebbe averglieli fatti ancora un magnano. - Tutto questo non vuoi dir nulla; così vestito com'è, viene avanti; - un piede ha calzato di mota, - l'altro gli sta in una scarpa ; mezzo sì, mezzo no. Ei, l'infelice, è vicino a toccare la metà del suo viaggio. È un viaggio che i poveri fanno trequentemente, - di rado sciolti, più spesso legati, e non lo stampano, perché son modesti, né li rode la smania di farsi un nome à tout prix. È un viaggio che non fanno mai in vettura. È scritto che il povero vada sempre a piedi, - sia che vada a nozze, all'ospedale, o in prigione. E per questo il Povero va colle sue gambe in prigione; - e deve andarvi, fosse anche paralitico, stramazzato dalla febbre, fosse anche zoppo. - Il povero non ha diritto che a una vettura sola: a quella che dal carcere lo porta al patibolo, - dalla vita all'eternità. Finalmente egli è giunto al portone d'ingresso, - all'arco trionfale della miseria, del delitto; dell'innocenza che la calunnia può convertire in delitto. E pur troppo vi sono trionfi di tutte le specie, e la plebe umana li accompagna tutti colla medesima calca, - col medesimo spirito, colla medesima furia, colle medesime grida. Basta che sia un alimento alla feroce curiosità della plebe! sia pure la testa mozza di Luigi XVI, o l'incoronazione di Buonaparte! Tra cibo e cibo non mette divario. - Il Povero ha passato il suo arco di trionfo, - trionfo di vergogna e di dolore. - La plebe è rimasta di fuori, e non sa neppur ella cos'altro più aspetti; ella non è sazia ancora.
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