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Ma il Povero dov'è rimasto? è morto di angoscia o di fame? Chi
sa? tutto può darsi. - Le carceri vivono alla buona, non tengono storici al
loro stipendio, non registrano né date, né nomi, né avvenimenti; le scene che
si svolgono nel loro grembo sono scene d'un altro mondo, - d'un'esistenza
sotterranea, - e temono la luce come cosa nemica; - pure così all'ingrosso le
carceri si rammentano di alcune notti, - d'un viso truce, - d'un pugnale, o
d'un laccio, - d'un gemito cordiale, - d'una caduta pesante; si rammentano
ancora di certuni entrati sani e gagliardi, che diii a poco si fecer lentamente
cadaveri per difetto d'acqua, e di pane. - Fu questa dimenticanza, o caso
pensato? - Non precipitiamo nei nostri giudizi. - Dio è il revisore delle
coscienze; e Dio, che può convertire in uno scherno il diadema e la testa del prepotente,
un giorno vorrà conoscere il pro e il contra di queste ed altre
bisogne.
Ma dunque è morto quel pover'uomo? E così solo, solo, e
infelice, come avrà fatto a reggere il peso dell'agonia? - e se avrà chiesto un
sorso di acqua per mitigare la febbre delle sue viscere, chi gli avrà bagnato
la bocca? - e se l'asma lo soffocava, chi l'avrà sollevato a mezza vita? - Chi
gli avrà asciugato la fronte, e scaldate l'estremità irrigidite? - Chi gli avrà
dato una croce a baciare? - Chi avrà risposto amorosamente al delirio d'una
testa che si sfascia, che vede il Diavolo, che vede i Santi, che vede un'ombra
nera, un'ombra bianca, mille stranezze, che lacerano il cuore di chi sente, e
per un tratto percuotono di smarrimento la ragione di chi le considera, fosse
pure una ragione di ferro? Chi gli avrà aperte le finestre, perché beva un
ultimo alito d'aria pura, perché veda il cielo e la speranza? Oh! la speranza è
un letto di piume al moribondo, ove egli a quando a quando dimentica le spine
sulle quali sì giace! è un'ala candidissima sulla quale l'anima del morente va
a posarsi via via, provandosi così per tempo a slanciarsi alla vita degli
angioli! - E i suoi figliuoli? perché Dio non rompe le porte della prigione,
onde passino i suoi figliuoli? Poveri suoi figliuoli! non poterli benedire, non
poterli vedere, non poterli palpare! Poveri suoi figliuoli! d'ora innanzi chi
darà loro del pane? Misero padre! questo pensiero ti sta come una lastra
infuocata sul cuore; - è l'unica striscia di ragione e di memoria che sia
rimasta intatta nel naufragio della tua mente; questo pensiero è la tua vera
agonia; - agonia di coscienza, e di sensibilità - questo pensiero ti fa
dubitare di Dio, ti fa sorridere infernalmente. Misero padre! hai tu commesso
un delitto infinito per meritarti un tormento infinito?
Ma dunque è morto quel pover'uomo? e chi gli ha asciugato
l'ultima lacrima? chi gli ha chiuso gli occhi? chi l'ha baciato cadavere?
Il pover'uomo non è morto ancora, - almeno giova sperarlo. E
s'ei fosse morto, chi l'avrebbe potuto sapere fin ora? Presso a poco è
trascorsa una giornata, e il soprastante non ha anche aperto quell'uscio. Cosa
importa al soprastante se il Povero sia morto o vivo, purché sia in prigione?
Cosa importa al potente che esista un povero di più o di meno? Non è egli il
padrone del carcere, dell'esilio, e della scure? l'arbitro della vita e della
morte, del Torto e del Diritto? Il potente di rado è iniziato ai misteri della
sciagura; e una volta che sia, non è più potente; - ma s'ei potesse sapere e
sentire quanti dolori gemono, quante lacrime piangono sotto ai suoi piedi,
forse gitterebbe lo scettro con quel ribrezzo come se avesse tenuto un aspide.
Chi mai l'educa a simpatizzare coi suoi fratelli di carne? Chi gli insegna che
il dolore solo è re della terra in eterno, e che la Sorte dona colla destra e
toglie colla sinistra? Chi gli rammenta l'uguaglianza solenne, universale, del
sepolcro? Chi lo consiglia a compatire le debolezze, le colpe, e gli affanni
d'una schiatta dannata a travolgersi fra l'ignoranza e il bisogno? Chi gli fa
sapere che l'errore è un elemento organico dell'umana natura, e che un uomo
solo non è mai infallibile? Chi lo sospinge a chinar verso terra lo scettro a
guisa di leva per suscitare i prostrati, e non a gravano come un flagello? -
Invece i suoi cortigiani recidono qualunque legame fra lui e il popolo; - lo
chiudono fuori dell'umanità; - lo chiudono in un palazzo assiepato di ferri
appuntati contro il lamento e la preghiera dell'infelice; - gli fanno vedere il
mondo traverso un prisma colorato d'oro e di porpora; - gli empiono l'aule di
festa e d'armonia continua; - gl'intristiscono il cuore con un senso monotono
di prosperità ottusa e solitaria, - talché se un sospiro per accidente gli
ferisce l'orecchio, dimanda: - perché sospira quel miserabile? - è egli così
fiacco? io non ho mai sospirato. - Lo persuadono a riguardare i precetti
moderatori d'una santa filosofia come atti di ribellione; gli fanno credere
ch'ei sia stato creato a calpestare uno strato di teste umane. - Gli comprano
un poeta, gli comprano uno storico, per adularlo in prosa e in versi, - nel
bene e nel male; lo posano sopra un
'ara; - gli mettono in mano il fulmine della legge assoluta, e poi l'adorano; -
tanto che, se egli non si vedesse diffuso sul capo il manto infinito dei cieli,
crederebbe d'essere Dio. E quando gli hanno pervertite tutte le facoltà del
cuore e dello spirito, gl'insegnano a giuocare indifferentemente colla vita dei
popoli come fa il matematico sulla sua lavagna, che trasporta a suo talento i
numeri da una estremità all'altra, e per uno sbaglio o per bizza cancella
talvolta la cifra d'un milione. Oh, la potenza senza freno d'umane simpatie è
un dono funesto! Trista è la potenza che può emulare Dio nel distruggere, e non
nel creare; e che può annientare una generazione, e non può risuscitare un
verme quando l'ha spento!
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