Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Carlo Bini Manoscritto di un prigioniero IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
-16-
E così mandando al diavolo tutti i saccenti, e adoprando lo stile che meglio mi aggrada, ripiglio la mia storia tante volte interrotta. Il pover'uomo non è morto ancora; - prova ne sia ch'io l'ho veduto. - Come mai? - mi direte. Ecco come; mentre quel ser saccente mi dava quei tanti consigli, che io non gli aveva chiesti, facevamo cammino, e questo era il meglio; a un terzo del discorso, siamo giunti dinanzi alla carcere, e di lì a minuti è stata aperta, ond'io ho potuto vedere agiatamente i fatti miei tali e quali come vado a dirveli. - Il pover'uomo, come sapete, non è morto ancora; e s'ei fosse morto (questo lo dico per rispondere a chi dianzi trepidava tanto per lui), s'ei fosse morto, certo sarebbe morto senza nessuno d'intorno, - solitario come una bestia del bosco. Chi volete che fosse passato per assisterlo in quel transito angoscioso? Fra il Povero e la Pietà sta di mezzo una prigione, e la Giustizia ne difende l'ingresso come la spada del cherubino alle mura dell'Eden. Il pover'uomo non era più stupido, come quando io lo lasciai; - mi pareva anzi irritato, - e forse troppo. Le sue passioni erano rimontate, - le passioni fanno come la marea. Allora sì mi pareva che più di prima egli avesse bisogno d'un amico, che con modi cordiali e con suoni di conforto si provasse di acchetare quella tempesta che gli ruggiva dentro, e gli capovolgeva la ragione. Egli passeggiava furiosamente per tutti i versi i cinque passi della sua stanza; - spesso si dava nella fronte con una palma, - spesso batteva coi piedi la terra; - ora fischiava turbinosamente, ora cantava in una lingua e in una musica affatto nuova; - ora s'incrociava le mani sul petto, nascondendosi le pupille terribilmente sotto le ciglia. Una volta si mise una mano sul cuore e fece atto di strapparselo, e di lanciarlo in aria con un grido disperatamente salvatico, - uno di quei gridi che atterriscono l'uomo e la fiera, - il grido della madre che fuga il leone, e gli cava il figlio di bocca, - uno di quei gridi che devono far pentire Dio di aver creato la sensibilità. Dipoi si riconcentrò, e fece pochi passi adagio adagio, e senza intenzione; - quindi sembrava stanco, e si pose a sedere sopra uno scalino col capo fra le ginocchia. - Col capo in quella maniera, io non potei vedere se pregasse, se bestemmiasse, se piangesse. Forse egli faceva queste tre cose confusamente insieme; - forse era assorto in una di quelle estasi, prodotte dall'ambascia profonda, in cui l'anima abbandona il corpo, e s'ingolfa in una nuova esistenza, in un mondo incognito, pieno di forme strane, non mai vedute, non mai pensate, - dove l'anima giace immemore di quello che fu, di quello che è; - e solamente, tra il sì e il no, sogna che in qualche parte le dolga, ma non sa dove, non saprebbe cercarvi, non è tentata a farlo. A un tratto mi scosse un forte sospiro misto di singulto; - e vidi che il pover'uomo si era rialzato girando penosamente la testa verso l'inferriata. - E l'inferriata confina col palco, e la persona non può salirvi. - Gli sia contesa anche la vista del cielo: - così hanno detto, e così hanno fatto. - Un raggio scarso di Sole entrava malvolentieri tra mezzo alle sbarre, e sdrucciolava giù in fondo, lento, malinconico, scolorito, vestito anch'esso da povero. Forse quel raggio era pietoso, e tramutava così la sua pompa per mettersi d'accordo col Povero, - per non unirsi all'oltraggio degli uomini. Arrivato a questo punto, io non vidi più nulla. Il soprastante chiuse e partì. - Io non vidi più nulla, e l'ebbi a caro. Quando il dolore percuote a gran masse l'anima umana, è una vista che si può reggere; - e talvolta è uno spettacolo dignitoso, quando l'anima sviluppa un vigore proporzionato alla forza delle percosse; e quel combattimento tra il mortale e il Destino, tra il signore e io schiavo, ha un non so che di sublime, che lusinga la nostra superbia. Ma quando il dolore prende lo scalpello del notomista, e comincia a incidere il cuore di dentro e di fuori con mille tagli diversi, e lo cincischia con mille disoneste ferite, quello spettacolo allora ha un non so che di fastidioso, e di crudele, che gli occhi non lo sopportano, e, offesi come sono volentieri si chiudono. Io non vidi più nulla, e l'ebbi a caro. - Il Soprastante era venuto a visitare la carcere, e non il carcerato; solamente aveva portato seco un vaso d'acqua fresca, e l'aveva deposto per terra. Dunque quel pover'uomo morrà di fame, - perché d'acqua, o fresca o calda che sia, non si vive; a mala pena si vive di pane. Anche Gesù la intendeva così: - Non de solo pane vivit homo. - No, no; rassicuratevi; questa volta non morrà di fame; un pane gli sarà dato. Ridete? - io vi comprendo, - sarà un pane dato come un colpo a un nemico; sarà un pane duro, duro davvero; - ma che vuoi dire? - Ei l'ammollirà colle lacrime: - perché no? forse non è infelice? - la corda del pianto forse non è la prima corda del cuore, e non trema forse al soffio più lieve? - L'ammollirà colle lacrime, - non ne dubitate; - non v'ho io già detto che sa piangere? e, se l'alterezza gli vietasse di piangere per sé, non ha i suoi figliuoli, non ha forse una madre, non ha un amore, una patria? Io piango, - voi piangete, - tutti piangono. Questo è tal verbo, che ognuno sa e deve coniugare senza bisogno di grammatica. La sventura è qua maestra per tutti, O Sventura! perché sei? chi ti creava? quando nascesti? - sei una vendetta? - sei forse un errore? sfuggisti forse al pensiero di Dio in un'ora nera quando a Lui pure gemeva lo spirito addolorato? - La terra ne' suoi continui rivolgimenti ha veduto sparire tante nazioni, tante glorie, tante religioni, ma la tua è rimasta pur sempre? - Il tempo che coll'ala instancabile corre rovinando ciò che gli si para di fronte, quando giunge d'innanzi al tuo simulacro chiude l'ala, e oltrepassa adorando. Tu sei una pianta perenne, che non temi vicenda di stagione; il sereno e la procella egualmente ti alimentano. - Il Genio avvalorato dal grido delle plebi umane ha tentato sovente di atterrare il tuo Nume, ma indarno. La Fatalità ti protegge, - e i conati del Genio e delle moltitudini si sono spezzati contro di te, come la spuma contro la rupe. - La terra è il tuo altare; - i potenti sono i tuoi pontefici, e ti cantano inni feroci, e ti danno in sacrificio milioni di vittime; - ma tu sei implacabile - tu divori vittime e sacerdoti. - Il mondo è tuo retaggio assoluto; - e se il tuo spirito gode aggirarsi fra le rovine, - gode pure insinuarsi come il serpente fra l'erbe e i fiori. Tu puoi rivestire anche l'aspetto dell'allegrezza; - e non v'e una razza stranamente infelice, che ha sempre il sorriso sul volto, e il pianto eterno nel cuore? - questi son più d'ogni altro infelici, appunto perché non sembrano. - La vita ti appartiene intera; - tuo è il primo vagito dell'infante, - tue le tradite speranze del giovane, - tuo il gemito estremo della vecchiaia; e vi è chi dice che tu perseguiti perfino il mortale in un'altra esistenza. - Non v'è nessuno, che trapassi da questo pellegrinaggio ai riposi della tomba senza avere offerto nel tuo santuario il suo obolo, - senza averti dato almeno una lacrima, - una lacrima spremuta dal più puro sangue del cuore. Tu non ammetti privilegi, e stampi il tuo marchio rovente tanto sulla fronte alla virtù quanto sulla fronte al delitto; - ogni condizione deve piegarsi sotto la tua verga, tanto il conquistatore, che stende la sua spada sui popoli come il raggio del Pianeta, quanto l'umile bifolco, che nasce e muore ignorato come l'eco della sua valle. Anche il povero matto, - che a spese della ragione si riparava in un mondo di larve e d'illusioni, e credeva francarsi dalle leggi della comune esistenza, - anche il povero matto deve adorarti; - e quando la morte è vicina a rapirselo, tu gli doni un istante lucido d'intelletto, onde anch'egli senta la tua presenza, e ti paghi il suo tributo di dolore. O Sventura! tu non sei punto generosa, tu non hai coraggio di risparmiare né anche il povero matto.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |