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Carlo Bini
Manoscritto di un prigioniero

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- E del mondo che n'è stato?  - Cosa volete ch'io ne sappia, io che son qua nel Limbo? Io ho lasciato il mondo con un segno a traverso; come si fa d'un libro, non finito di leggere. E chi sa se all'uscire troverò più il segno? Chi sa che cosa sia seguito del mondo? - potrebbe essere stato scosso da una sequenza di terremoti, - allagato da un nuovo diluvio, - potrebbe essere anche sparito, ed io non saperne nulla! Che cosa volete sapere, o sentire, quassù nel Limbo, dove si sta un piano almeno sopra le nuvole?

Chi sa che cosa possa esser seguito? Quando io lo lasciai, era una matassa arruffata davvero, - e tutti aguzzavano l'occhio a trovarne il bandolo; - e forse è il mio bene, che adesso io non ci sia dentro. Voi sapete come vanno le cose laggiù. Io non sono molto destro a girarmi, né posso allungare il passo un'oncia più dell'usato; - e quando il mondo è in baruffa, credete che una gamba lesta vale un diamante, e una testa leggiera si trasporta via più comodamente. Guardate Archimede, che viveva alla buona, pensando che gli uomini non fossero quello che sono, - che fidava nella sapienza, e non sapeva, quel vecchio dabbene, che due bestie son buone a mettere in prigione un filosofo, e a trattarlo anche peggio! Guardate Archimede, e specchiatevi in lui! Prendevano Siracusa d'assalto, ed ei non se ne accorgeva; - un soldato romano gli entrava nella camera, ed ei non se ne accorgeva; - il soldato romano d'una testa gliene faceva due, ed Archimede non ebbe tempo di accorgersene, perché invece di vivere nel mondo coi lombi precinti, e col bastone in mano, viveva alla buona nella Geometria. Oh! Il mondo è una mala cosa!

 

Tanto peggiora più quanto più invetera:

 

- diceva il Sannazzaro, or son trecento e più anni. Figuratevi oggi!

Chi sa che cosa è seguito del mondo? se vien sempre composto di cinque parti; se le.stagioni son sempre quelle che erano; - se i debiti son sempre debiti; - se i ganci son diventati diritti? - E chi mi dice se in fondo in fondo avesse ragione D. Miguel o D. Pedro? Se Ferdinando VII sia morto o vivo, e se in Ispagna sia prevalsa la legge salica o la successione della Infante? E come naviga Grey colla Riforma? E Wellington coi Tories e col suo Waterloo? E i radicali? E l'Irlanda? E Talleyrand è laico, o si è fatto vescovo? è sempre zoppo? si trova in grado di servire un nuovo padrone, se il caso glielo mandasse? Talleyrand vi parrà capriccioso, incoerente; ma non è vero; -  i suoi sistemi si rannodano tutti a un principio unico, incontrastabile; -  girano tutti sopra un pernio solo, - la perpetuità della paga. - E che fa Lafayette, ottimo cittadino, se volete, ma infelice politico dagli anni venti agli ottanta? - E Luigi Filippo, quel bisticcio felicemente platonico di re e cittadino? - Che fa questo primo re dei Francesi e forse ultimo? E il naso di Argout è cresciuto, o scemato? e i forti distaccati vanno avanti o sono rimasti alle fondamenta? - manca la calce, mancan le pietre? parlino se ban bisogno; - in bocca chiusa non v'entran mosche.  - E la repubblica è sempre nell'uovo? e quante uova si trovano vuote? domandatelo a una massaia.   E la Berry non batte più la campagna? - vuoi come Annibale lasciarsi invilire dagli ozii di Capua? e il suo Dieudonné come cresce? E che fanno i Francesi tutti quanti; questo popolo di farfalle insanguinate? E i bollori Svizzera a che termine sono? - e i Protocolli sul Belgio sono anche arrivati a duemila? E la Germania come procede? Non vi somiglia la pizzuga scolpita sulle porte del duomo di Pisa? Vi ricordate del motto latino che le sta sotto? A me è uscito di mente. - E il Congresso di Toeplitz aggiornato è trasportato non so dove, ha cominciato le sue sessioni? E Costantinopoli non è ancora la capitale della Russia calda? E il viceré d'Egitto quieta sinceramente coi suoi mammalucchi? E gli Stati Uniti d'America chi hanno surrogato al morto presidente Jackson Forever? e... e... non finirei mai più questa lunga intemerata, se discretamente non mi frenassi. -  Però da tutte queste domande vedete se io stava in giorno colla politica. - Ora che mi risponde? Eh! non si fa più vivo nessuno. - Io sono nei Limbo e non posso conversare nemmeno coi Patriarchi; poiché egli è un bei pezzo che se ne andarono in Paradiso. - E quassù non capita un giornale né anche a portarcelo. Io non pretenderei la Tribuna o il Nazionale, - olbò! costoro tuttavia son troppo roturiers, e non possono penetrare in certi luoghi de bonne facon: mi contenterei d'avere l'Ètoile o la Quotidienne, o se vuoi pure la Gazzetta di Firenze, gazzetta placida e innocente come un idillio di Gessner, e che Ferdinando III giudiziosamente chiamava la Gazzetta dei fattori. Ma a chi chiederla? Io non parlo che col Profosso, ed egli è tale da dlinandarmi se la Gazzetta è un utensile buono per il giorno o per la notte, e se Firenze è uomo o donna; e schiarito che fosse, allora cava fuori i 12 articoli, e mi chiude la bocca. - Vedete voi quanti nodi ho fra le mani da sciogliere e non posso far nulla! - E son nodi gordiani, e forse a quest'ora la spada li scioglie.

Sia come vuolsi; però io non posso rimaner sospeso a questo punto; e quel lasciar la figura condotta a mezzo senza farle le gambe o torte, o diritte, è cosa che non mi fa dormire tutta la notte. In conseguenza, poiché m'è conteso di vedere l'andamento proprio degli affari come va, li passerò tutti novamente in rivista e ad ogni punto farò una parlata con l'intenzione che 'le cose sieno accomodate secondo i miei pensamenti.

E cominciando dal Portogallo dirò; Don Pedro e Don Miguel, meglio era per voi e per gli altri che non foste nati mai: che cosa avete fatto di buono nel tratto del viver vostro? Avete rinnovato le scene disoneste di Eteocle e Polinice; - avete riaperte a più riprese le piaghe Sempre fresche e non ancora ben rimarginate di un paese già troppo Sciagurato. - Invece di sottrarlo dai tanti mali, che l'ignoranza, la guerra e la dominazione straniera gli avevano imposto, lo avete più che mai imbarbarito, insanguinato, inservilito. - Voi non siete l'uno meno peggio dell'altro;   siete due veri fratelli; due lupi legittimi; né v'è divario, se non che l'uno è nato prima e l'altro è nato dopo,   non v'è divario che nel pelame. Se il popolo infelice che voi lacerate colle vostre contese potesse afferrare un barlume istantaneo giudizio, metterebbe in un otre ambedue, e poi darebbe l'otre all'Oceano per vedere dove i venti Sapessero portarvi.

E dirò a Ferdinando VII: o re, che se non coi piedi, colla testa almeno sei da gran tempo nella tomba, bada a quello che fai, bada al Sangue che per cagion tua è in procinto di Spargersi. Quando si abolisce una legge, conviene sostituirvene una migliore; altrimenti si commette un delitto in politica. Tu abolisci la legge salica; ma se non riempi quel vuoto con una cosa più savia, più solida, più giovevole all'universale, il meglio è che tu ti rimanga. Se tu abolisci la legge per un meschino egoismo, per surrogare una donna soltanto a un'antica consuetudine, bada alle molte disgrazie che prepari alla Spagna, forse ormai troppo disastrata. Una donna merita un bacio, e non una guerra civile. - In questa terribile alternativa il meglio è che tu osservi un patto fondamentale giurato dai tuoi maggiori.

Dirò a lord Grey: voi, lord Grey, colla vostra riforma credete di aver fatto troppo, e a molti pare che abbiate fatto troppo poco. - Le riforme vanno fatte complete o non vanno mai tentate. Voi avete forse cominciata la rivoluzione, che credevate schivare, rivoluzione che riescirà sanguinosa, implacabile, giusto appunto perché le vostre riforme a mezzo non hanno contentato nessuno; - non hanno fatto che irritare i due partiti. - Se voi aveste fatto una riforma completa, e placato il partito più largo, avreste compressa definitivamente la minorità e assicurata la quiete dello Stato. Le rivoluzioni stanno nella natura dell'umana società; ché se fosse altrimenti, noi saremmo sempre al secolo di Saturno a nutrirci d'acqua di ghiande; ma chi ha nelle mani il potere potrebbe prevenire qualunque rivoluzione di sangue, ove si applicasse in buona fede a osservare i bisogni e il moto indicato dalla maggiorità d'una nazione, e su questi dati regolasse i pubblici provvedimenti. - Voi, lord Grey, credete d'essere l'aquila del liberalismo e siete qualche cosa meno di Leopoldo I e di Giuseppe II, sovrani assoluti. Questi, nati in un secolo ben diverso e circondati da ben altri popoli, precorrevano il voto e il bisogno comune, e davano spontanei tante e tali riforme che i contemporanei non osavano ne anche desiderare. E chi sa quanto sarebbero andati in avanti, se un precipizio d'eventi non veniva di mezzo a rompere i bei disegni.

E dirò a Wellington: e voi, signor Wellington cessate una volta di ristuccarci perpetuamente con quel vostro Waterloo.  - Voi avete che fare in quella faccenda quanto l'ultimo dragone del vostri reggimenti. Non foste voi che vinceste colà; ma fu il braccio di tanti popoli suscitati colla lusinga di una generale indipendenza che fiaccò su quelle pianure il monarca europeo. Che che ne dicano i poeti laureati e i vostri commensali voi non avrete mai fama un gran guerriero. - Noi avevamo nell'ultime guerre centinaia di sergenti italiani che, posti sul vostro teatro, avrebbero fatto meglio e più presto di voi. - La storia, se pur vi serba una linea, sarà per darvi una parola lode in occasione che vi faceste sostenitore di una giusta legge, quando concorreste caldamente all'emancipazione dei cattolici.

E dirò ai Francesi: popolo inquieto, popolo mercuriale, tu scrivi e gridi d'esserti messo a capo dell'incivilimento moderno. Io non te lo nego e non te lo concedo; - è una questione che vuole troppo tempo e troppe testimonianze. Non pertanto, conoscendo bastevolmente la tua storia domestica, non posso rattenermi dal consigliarti ad apprendere quel dettato di Cristo, perché cade veramente in acconcio alle tue condizioni: - medice, cura te ipsum. - Metti da una parte la propaganda, finché tu non abbia maggior diritto di assumerla, e sappi che le nazioni si muovono per necessità propria e non per ciancie altrui. Pensa invece più da vicino ai casi tuoi. Che ti sembra di quel tuo re cittadino che non è né cittadinore? Certo tre giornate di sangue e diecimila cadaveri meritavano un miglior guiderdone. Ora che hai provato l'ipocrita, è egli più buono del Borbone della prima razza? Non ha egli violato i patti più volte e più vituperosamente che non fece quell'altro? Non rassomigli forse le rane della favola, che non contente di un travicello, a suon di schiamazzi ottennero alfine un serpente? L'altro almeno regnava in nome di Dio e della forza! Questi dice di regnare in nome del popolo che continuamente avvilisce, e un tradirà. Ma in nome di qual popolo? Il vero popolo non aveva anche avuto tempo di tergensi bene la fronte abbrustolita dal fuoco della battaglia, che si trovò sul dorso, senza saperne il come, questo re che vuoi cavalcare e non sa cavalcare. L'altro per consentaneità di massime si teneva d'accordo coll'Europa: - questi senza fare un bene al di dentro, colle sue meno codarde e paralitiche al di fuori ti ha messo in odio di tutti, e quando la lega europea verrà contro di te, sarà il primo a fuggire, o stringerà le destro dei tuoi nemici, dividendo con essa le tue vestimenta. Non conoscevi l'ipocrita prima di coronarlo? Ebbene ora che tu l'hai conosciuto, ora che al di fuori ti ha reso ridicolo, e che al di dentro ha corrotto e violato tutto, che vuoi tu farne? Vuoi seguitare a tenerlo, perché seguitando egli a ingoiare furiosamente il tuo oro e il tuo argento, tu ti trovi ridotto a far le monete di cuoio? Egli non è re, né cittadino. Non ha la legittimità del lignaggio come Carlo X, né la legittimità del genio come Napoleone. - Egli è un usurpatore. - Chi non sa governare è un usurpatore. - Fanne un canonico, perché la sua faccia lo destina a quello stato: o se no, rendilo alla fazione che l'ha creato; alla fazione che ha saputo dissimulare per 15 anni le sue turpitudini e da ultimo ha giuocato una partita di sangue umano per guadagnarsi una pensione o uno sgabello in Senato. - Poi prendi lui e la fazione e mettili ai confini: - e allora pensa naturalmente alle tue convenienze, e se puoi, fa' da te; se no, scegliti un capo col tuo voto intimo, inviolato, e da' sulla voce ai sofisti. - E, in questo caso, se ti piace, puoi richiamare il giovinetto che va ramingando in esilio senza una colpa. - Forse egli, educato dall'infortunio, potrà battere uno scudo da cinque franchi di miglior lega d'un Luigi Filippo.

E dirò ai Belgi: popolo belga! fra male gatte è capitato il sorcio. - Tu sei veramente mal ridotto. -    Tu fai compassione a vederti. - Se non l'hai, fatti prestare un Abbaco e somma, e vedrai che la protezione francese ti costa assai più della nimicizia olandese. Esci dallo stato provvisorio in che ti vai disfacendo. - Fa' che cessi quel visibilio di protocolli compilati a tuo conto. Solamente le spese della carta bollata son così forti da far fallire una miniera. Rimanda a casa sua la signorina d'Orléans, e dacché hai fatto tanto, pagale magari la vettura. In quanto poi a quel tuo Leopoldo, a quel re di cartapesta, dagli un bel passaporto per Parigi, o per andare dove meglio gli piace: di poi Deus providebit. Da cosa nasce cosa, e il tempo la governa.

E dirò agli Svizzeri: popolo di pastori e di soldati, componete pacificamente le vostre discordie e fate ad ognuno la sua parte. - Non vi accecate nell'ira e non chiamate un arbitro nelle vostre contese. -          L'arbitro potrebbe mangiarvi l'ostrica, donando il guscio a ciascuna delle parti: - questo è un fatto antico e moderno.

E alla Germania non dirò nulla, perché non so parlare in tedesco.

E dirò ai Russi: se voi prendete Costantinopoli, farete una cosa ottima. Surrogherete una civiltà nascente a una barbarie già putrida; - e pianterete la croce ove già stava la luna. Cacciate la luna d'Europa! - La luna è una cosa matta. - Voi siete destinati dalla vostra posizione a padroneggiare la Turchia europea; - forse a padroneggiare più in . - Se i Turchi volevano mantenersi e resistere via via al fiotto degli eventi, dovevano fare come gli altri, - istruirsi progressivamente e mettersi al livello comune. - Invece hanno voluto rimanersi a sedere; - hanno fissato l'ignoranza per precetto divino, ora ne raccolgono il frutto. - La conquista della Turchia europea è un fatto di natura per voi, oltrediché è un disegno tracciato fino dai tempi di Pietro il Grande e successivamente sempre più colorito dagli altri czar. Il sultano, poi, cinque anni dopo una guerra dalla parte vostra che l'ebbe condotto quasi al finale esterminio, vi ha chiamato spontaneamente nella sua capitale, dandosi nelle vostre braccia con tutto lo stato. - Basta, la poetica del Divano è così gelosa di sé, che non s'è mai fatta vedere, ed io non ho mezzi di giudicarla. - Non pertanto vi dirò nuovamente: - o Russi, se voi non avete quest'anno preso Costantinopoli, lo prenderete quest'altro, ed io me ne congratulo con voi ora per allora.

E dirò all'America del Nord: salve in eterno, beata contrada; tu non hai bisogno di consigli; tu sei troppo superiore agli avvenimenti che possono venir da noi: tu dai un esempio maraviglioso di sapienza e di virtù, che il vecchio mondo potrebbe apprendere, se fosse men guasto e meno incredulo, - lo verrei volentieri sulla tua pacifica terra a riposare uno spirito travagliato, e un corpo stanco, se non amassi tanto questa povera Italia che mi die' i natali e una invincibile simpatia delle sue tante sciagure.

Riprendi il filo, ma o poco o assai, fa' che tutte queste considerazioni stieno attorno a un'ossatura di qualche cosa, sia una statua o un mostro. - Quando si ha un fine a conseguire, più di leggieri percorriamo la via. - Così decretato e sentenziato nelle carceri della nostra residenza alla Stella, oggi 10 ottobre 1833. - Francesco Domenico Guerrazzi.

Il consiglio dell'amico è sano, e si fonda sopra un precetto di arte che nessuno che abbia fior di. senno potrà mai impugnare; - ma l'uomo fa quello che può e non quello che deve, o vuole. Oltre a ciò dal 10 ottobre al d'oggi, che ne abbiamo 3 di novembre, io non ho più saputo scrivere una riga. In questo tratto di tempo il mio cuore e il mio spirito sono stati in tanto fermento, che io non saprei con qual mezzo significare. - Ora sono stanco, e di tanto travaglio mi è rimasto nell'anima il senso di una grave percossa e una romba prolungata e profonda. Perché non posso io narrare nella sua pienezza quello che ho sentito nei giorni trascorsi? Se l'industria degli uomini potesse trovare un'arte che lucidasse istantaneamente in tutta la loro efficacia i moti moltiplicati e veloci di una grande passione, la scienza dei cuore sarebbe completa, e il velo di tanti misteri sarebbe squarciato. La parola è troppo scarsa e troppo semplice; appena basta per delineare gli svolgimenti pacati del pensiero umano. Perché l'uomo si rivelasse intero come esiste, bisognava assegnare la parola al calcolo; e alla passione dare un linguaggio complessivo, un linguaggio che con un segno solo esprimesse il suono, il gesto, il colore, in somma dirò così la materia e lo spirito di una sensazione. - Invece al presente la più parte dei sentimenti fremono e muoiono isolati nel cuore dell'individuo senza che possano Sporgere in fuori alla vista di tutti, senza che possano in un attimo comunicarsi da uomo a uomo, come la favilla elettrica. - La parola è un bel dono; ma non rende la ricchezza del nostro interno; - è un riflesso smorto e tiepidissimo del sentimento, e sta alla sensazione come un sole dipinto al sole della natura.

           

 




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