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Francesco Berni
Rime

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  • 10. Capitolo delle pesche.
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10. Capitolo delle pesche.

 

Tutte le frutte, in tutte le stagioni,

come dir mele rose, appie e francesche,

pere, susine, ciriegie e poponi,

son bone, a chi le piacen, secche e fresche;

ma, s'i' avessi ad esser giudice io,

le non hanno a far nulla con le pesche.

Queste son proprio secondo il cor mio:

sàsselo ogniun ch'io ho sempre mai detto

che l'ha fatte messer Domenedio.

O frutto sopra gli altri benedetto,

buono inanzi, nel mezzo e dietro pasto;

ma inanzi buono e di dietro perfetto!

Dioscoride, Plinio e Teofrasto

non hanno scritto delle pesche bene,

perché non ne facevan troppo guasto;

ma chi ha gusto fermamente tiene

che le sien le reine delle frutte,

come de' pesci i ragni e le murene.

Se non ne fece menzion Margutte,

fu perché egli era veramente matto

e le malizie non sapeva tutte.

Chi assaggia le pesche solo un tratto

e non ne vòle a cena e a desinare,

si può dir che sia pazzo affatto affatto

e che alla scuola gli bisogni andare

come bisogna a gli altri smemorati

che non san delle cose ragionare.

Le pesche eran già cibo da prelati,

ma, perché ad ogniun piace i buon bocconi,

voglion oggi le pesche insino a i frati,

che fanno l'astinenzie e l'orazioni;

così è intravenuto ancor de' cardi,

che chi ne dice mal Dio gliel perdoni;

questi alle genti son piaciuti tardi,

pur s'è mutata poi l'oppinione

e non è più nessun che se ne guardi.

Chi vuol saper se le pesche son buone

et al giudizio mio non acconsente,

stiasene al detto dell'altre persone,

c'hanno più tempo e tengon meglio a mente,

e vedrà ben che queste pesche tali

piacciono a' vecchi più che all'altra gente.

Son le pesche apritive e cordiali,

saporite, gentil, restorative,

come le cose c'hanno gli speziali;

e s'alcun dice che le son cattive,

io gli farò veder con esse in mano

ch'e' non sa se sia morto o se si vive.

Le pesche fanno un ammalato sano,

tengono altrui del corpo ben disposto,

son fatte proprio a beneficio umano.

Hanno sotto di sé misterio ascosto,

come hanno i beccafichi e gli ortolani

e gli altri uccei che comincian d'agosto,

ma non s'insegna a tutti i grossolani;

pur chi volesse uscir di questo affanno

trovi qualche dottor che glielo spiani,

ché ce n'è pur assai che insegneranno

questo secreto et un'altra ricetta

per aver delle pesche tutto l'anno.

O frutta sopra l'altre egregia, eletta,

utile dalla scorza infino all'osso,

l'alma e la carne tua sia benedetta!

Vorrei lodarti e veggio ch'io non posso,

se non quanto è dalle stelle concesso

ad un ch'abbia il cervel come me grosso.

O beato colui che l'usa spesso

e che l'usarle molto non gli costa,

se non quanto bisogna averle appresso!

E beato colui che da sua posta

ha sempre mai qualch'un che gliele dia

e trova la materia ben disposta!

Ma io ho sempre avuto fantasia,

per quanto possi un indovino apporre,

che sopra gli altri avventurato sia

colui che può le pesche dare e tôrre.

 

 


 




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