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Francesco Berni
Rime

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  • 16. Capitolo di papa Adriano.
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16. Capitolo di papa Adriano.

 

O poveri, infelici cortegiani,

usciti dalle man de' fiorentini

e dati in preda a tedeschi e marrani,

che credete che importin quelli uncini

che porta per insegna questo arlotto,

figliuol d'un cimator de panni lini?

Andate a domandarne un po' Ceccotto,

che fa profession d'imperiale,

e diravvi il misterio che v'è sotto.

Onde diavol cavò questo animale

quella bestiaccia di papa Leone?

Che li mancò da far un cardinale?

E voi, reverendissime persone,

che vi faceste così bello onore,

andate adesso a farvi far ragione;

Volterra, o Minerva traditore,

o canaglia, diserti, asin, furfanti,

avete voi da farci altro favore?

Se costui non v'impicca tutti quanti

e non vi squarta, vo' ben dir che sia

veramente la schiuma de' pedanti.

Italia poverella, Italia mia,

che ti par di questi almi allievi tuoi

che t'han cacciato un porro dietro via?

Almanco si voltasse costà a voi

e fessevi patir la penitenza

del vostro error. Che colpa n'abbiàn noi,

che ci ha ad esser negata l'audienza

e dato su 'l mostaccio delle porte,

che Cristo non ci arebbe pazienza?

Ecco che personaggi, ecco che corte,

che brigate galanti, cortegiane:

Copis, Vincl, Corizio e Trincaforte!

Nomi da far isbigottir un cane,

da far ispiritar un cimitero,

al suon delle parole orrende e strane.

O pescator deserto di san Piero,

questa è ben quella volta che tu vai

in chiasso et alla stufa daddovero.

Comincia pur avviarti a Tornai

e canta per la strada quel versetto

che dice: «Andai in Fiandra e non tornai».

Oltre, canaglia brutta, oltre al Traghetto!

Ladri cardinalacci schericati,

date loco alla fe' di Macometto,

che vi gastighi de' vostri peccati

e levivi la forma del cappello,

al qual senza ragion foste chiamati.

Oltre, canaglia brutta, oltre al bordello!

Ché Cristo mostrò ben d'avervi a noia,

quando in conclavi vi tolse il cervello.

S'io non dic'or da buon senno, ch'i' moia,

che mi parrebbe far un sacrifizio

ad esser per un tratto vostro boia.

O ignoranti, privi di giudizio,

voi potrete pur darvi almeno il vanto

d'aver messa la chiesa in precipizio.

Basta che gli hanno fatto un papa santo,

che dice ogni mattina la sua messa

e non se 'l tocca mai se non col guanto.

Ma state saldi, non gli fate pressa,

dategli tempo un anno e poi vedrete

che piacerà anco a lui l'àrista lessa.

O Cristo, o santi, sì che voi vedete

dove ci han messi quaranta poltroni,

e state in cielo e sì ve ne ridete!

Che maledette sien quante orazioni

e quante letanie vi fur mai dette

da' frati in quelle tante processioni!

Ecco per quel che stavan le staffette

apparecchiate ad ir annunziare

la venuta di Cristo in Nazarette.

Io per me fui vicino a spiritare

quando sentii gridar quella Tortosa

e volsi cominciar a scongiurare.

Ma il bell'era ad odir un'altra cosa:

e' dubitavan che non accettasse,

come persona troppo scrupulosa;

per questo non volevan levar l'asse

di quel conclavi ladro scelerato,

se forse un'altra volta ei bisognasse.

Dopo che sepper ch'egli ebbe accettato,

incominciorno a dir che non verrìa

et aspettava ogniun d'esser chiamato.

Allora il Cesarin volse andar via

per parer diligente; e menò seco

Serapica in iscambio di Tubbia.

O sciocchi, a Ripa è sì tristo vin greco,

che non avesse dovuto volare,

se fusse stato zoppo, attratto e cieco?

Dubbitavate voi dell'accettare?

Non sapevate voi ch'egli avea letto

che un vescovato è buon desiderare?

Or su, che questo papa benedetto

venne (così non fusse mai venuto,

per far a gli occhi mei questo dispetto):

Roma è rinata, il mondo è riavuto,

la peste spenta, allegri gli uffiziali:

oh, che ventura che noi abbiamo avuto!

Non si dice più mal de' cardinali;

anzi son tutti persone da bene,

tanto franzesi quanto imperiali.

O mente umana, come spesso avviene

che un loda e danna una cosa e la piglia

in pro, in contra, come ben gli viene!

Così adesso non è maraviglia

se la brigata divien inconstante

e mal contenta di costui bisbiglia.

Or credevate voi, gente ignorante,

ch'altrimenti dovesse riuscire

un sciagurato, ipocrito, pedante?

Un nato solamente per far dire

quanto pazzescamente la fortuna

abbia sopra di noi forza et ardire?

Un che, s'avesse in sé bontate alcuna,

doverrebbe squartar chi l'ha condotto

alla sede papal ch'al mondo è una?

Dice 'l suo Teodorico ch'egli è dotto

e ch'egli ha una buona conscienza,

come colui che gliel'ha vista sotto.

L'una e l'altra gli ammetto e credo senza

che giuri; e credo ch'egli abbi ordinato

di non dar via beneficî in credenza:

più presto ne farà miglior mercato

e perderanne inanzi qualche cosa,

pur che denar contanti gli sia dato.

Questo perché la chiesa è bisognosa

e Rodi ha gran mestier d'esser soccorsa

nella fortuna sua pericolosa;

per questo si riempie quella borsa

che gli fu data vota; onde più volte

la man per rabbia si debbe aver morsa.

Ma di cui vi dolete, o genti stolte,

se per difetto de' vostri giudizî

vostre speranze tenete sepolte?

Lasciate andar l'impresa de gli uffizî

et si habetis auro et argento

spendetel tutto quanto in benefizî,

che vi staranno a sessanta per cento;

e non arete più sospizione

ch'e denar vostri se gli porti il vento.

Non dubbitate di messer Simone,

ché maestro Giovan da Macerata

ve ne farà plenaria assoluzione.

A tutte l'altre cose sta serrata

e dicesi: «Videbimus»; a questa

si un'audienza troppo grata.

Ogni dimanda è lecita et onesta:

e che sia il ver, benché fusse difeso,

pur al lucchese si tagliò la testa.

Io non so se sia 'l vero quel c'ho inteso,

ch'e' tasta ad un ad un tutti i denari

e guarda se' ducati son di peso;

or quei che non lo sa studii et impari,

ché la regola vera di giustizia

è far che la bilancia stia di pari.

Così si tiene a Roma la dovizia

e fannosi venir l'espedizioni

di Francia, di Polonia e di Gallizia;

queste son l'astinenze e l'orazioni

e le sette virtù cardinalesche

che mette san Gregorio ne' Sermoni.

Dice Franciscus che quelle fantesche

che tien a Belveder servon per mostra,

ma con effetto a lui piaccion le pesche;

e certo la sua cera lo dimostra,

ché gli è pur vecchio et in parte ha provato

la santa cortigiana vita nostra.

Di questo quasi l'ho per iscusato,

ché non è vizio proprio della mente,

ma difetto che gli anni gli han portato;

e credo in conscienza finalmente

che non sarebbe se non buon cristiano,

se non assassinasse sì la gente.

Pur quand'io sento dir oltramontano,

vi fo una chiosa sopra col verzino:

id est nemico al sangue italiano.

O furfante, ubbriaco, contadino,

nato alla stufa, or ecco chi presume

signoreggiar il bel nome latino!

E quando un segue il libero costume

di sfogarsi scrivendo e di cantare,

lo minaccia di far gettar in fiume:

cosa d'andarsi proprio ad annegare,

poi che l'antica libertà natia

per più dispetto non si puote usare.

San Pier, s'i' dico pur qualche pazzia,

qualche parola ch'abbia del bestiale,

fa con Domenedio la scusa mia:

l'usanza mia non fu mai di dir male;

e che sia 'l ver, leggi le cose mie,

leggi l'Anguille, leggi l'Orinale,

le Pesche, i Cardi e l'altre fantasie:

tutte sono inni, laude, salmi et ode;

guàrdati or tu dalle palinodie.

I' ho drento un sdegno che tutto mi rode

e sforza contra l'ordinario mio,

mentre costui di noi trionfa e gode,

a dir di Cristo e di Domenedio.

 




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