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Francesco Berni
Rime

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  • 22. Sonetto sopra la barba di Domenico D’Ancona.
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22. Sonetto sopra la barba di Domenico D’Ancona.

 

Qual fia già mai così crudel persona

che non pianghi a caldi occhi e spron battuti,

impiendo il ciel di pianti e di sternuti,

la barba di Domenico d'Ancona?

Qual cosa fia già mai sì bella e buona

che invidia o tempo o morte in mal non muti,

o chi contra di lor fia che l'aiuti,

poi che la man d'un uom non li perdona?

Or hai dato, barbier, l'ultimo crollo

ad una barba la più singulare

che mai fusse descritta o in verso o in prosa;

almen gli avessi tu tagliato il collo,

più tosto che guastarbella cosa,

che si saria potuta imbalsimare

e fra le cose rare

poner sopra ad un uscio in prospettiva,

per mantener l'imagine sua diva.

Ma pur almen si scriva

questa disgrazia di color oscuro,

ad uso d'epitafio, in qualche muro:

«Ahi, caso orrendo e duro!

Ghiace qui delle barbe la corona,

che fu già di Domenico d'Ancona».

 

 


 




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