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Francesco Berni Rime IntraText CT - Lettura del testo |
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34. Sonetto in descrizion d’una badia [A Giovan Matteo Giberti].
Signor, io ho trovato una badia, che par la dea della destruzione: templum pacis o quel di Salomone a petto a lei par una signoria. Per mezzo della chiesa e' v'è una via, dove ne van le bestie e le persone; le navi urtano in scoglio e il galeone si consuma per far lor compagnia. Dove non va la strada son certi orti d'ortica e d'una malva singulare che son buon a tener lubrichi e morti. Chi volesse de calici parlare o de croci, averebbe mille torti: non che tovaglie, non vi è pur altare. Il campanil mi pare un pezzo di fragmento d'acquedotto, sdruscito, fesso, scassinato e rotto. Le campane son sotto un tettuccio, apiccate per la gola, che mai non s'odon dir una parola. La casa è una scuola da scrima perfettissima e da ballo, che mai non vi si mette piede in fallo; netta come un cristallo, leggiadra, scarca, snella e pellegrina, che par che l'abbi preso medicina. Ogni stanza è cantina, camera, sala, tinello e spedale; ma sopra tutto stalla naturale. È donna universale et ha la robba sua pro indivisa, allegra, che la crepa delle risa: in somma è fatta in guisa che tanto è star di dentro quanto fuori. Ahi, preti scelerati e traditori!
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