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Francesco Berni Rime IntraText CT - Lettura del testo |
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13. Capitolo dell’ago.
Tra tutte le scienze e tutte l'arti, dico scienze et arti manuali, ha gran perfezion quella de' sarti; perché a chi ben la guarda senza occhiali, ell'è sol quella che ci fa diversi e differenti da gli altri animali, come i frati da messa da i conversi. Per lei noi ci mettiam sopra la pelle verdi panni, sanguigni, oscuri e persi, e facciam cappe, mantelli e gonnelle e più maniere d'abiti e di veste che non ha rena il mar né il cielo stelle, e mutiànci a vicenda or quelle or queste, come anche a noi si mutan le stagioni e i dì son di lavoro o dì di feste. Ci mangiarebbon la state i mosconi e le vespe e i tafan, se non fuss'ella; di verno aremo sempre i pedignoni. Essendo adunque l'arte buona e bella, convien che gl'instrumenti ch'ella adopra delle sue qualità prendin da quella; e perché fra lor tutti sotto sopra quel ch'ella ha sempre in man par che sia l'ago, di lui ragionarà tutta quest'opra. Di lui stato son io sempre sì vago e sì m'è ito per la fantasia, che sol del ricordarmene m'appago. Dissi già in una certa opera mia che le figure che son lunghe e tonde governan tutta la geometria. Chi vòl sapere il come, il quando e il donde, vada a legger l'istoria dell'Anguille, ché quivi a chi domanda si risponde. Queste due qualità fra l'altre mille nell'ago son così perfettamente, che sarebbe perduto il tempo a dille. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Questa dell'ago è sua peggior fortuna: si posson tôr tutte l'altre in motteggio, a questo mal non è speranza alcuna. Le donne dicon ben c'hanno per peggio quando si torce nel mezzo o si piega; ma io quella con questa non pareggio, perché quando egli è guasta la bottega, rotta la toppa e spezzati i serrami, si può dire al maestro: «Vatti annega». Sono alcuni aghi c'hanno due forami, et io n'ho visti in molti luoghi assai, e servon tutti quanti per farne ami. Non gli opran né i bastier né i calzolai, né simili altri, perché e' son sottili quanto può l'ago assottigliarsi mai; son cose da man bianche e da gentili, però le donne se gli hanno usurpati, né voglion ch'altri mai che lor gl'infili. E non gli tengon punto scioperati, anzi la notte e 'l dì sempre mai pieni, e fan con essi lavori sfoggiati: sopra quei lor telai fitte co i seni sopra quei lor cuccin tutt'el dì stanno, ch'io non so com'ell'han la sera reni. Quando l'ago si spunta, è grande affanno; pur perché al male è qualche medicina si ricompensa in qualche parte il danno: tanto sopra una pietra si strofina e tanto si rimena inanzi e 'n dreto, ch'aconciarne qualch'un pur s'indovina. Quando si torce ha ben dell'indiscreto; e se poi ch'egli è torto un lo dirizza, vorrei che m'insegnasse quel secreto. Questo alle donne fa venire stizza; e ciò intervien perch'egli è un ferraccio vecchio d'una miniera marcia e vizza. Però quei da Damasco han grande spaccio in ciascun luoco e quei da San Germano: il resto si può dir carta di straccio. Questi tai non si piegano altrui in mano, ma stanno forti perché son d'acciaio temperati alla grotta di Vulcano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chi la vista non ha sottile e pronta questo mestier non faccia mai la sera, ch'a manco delle quattro ella gli monta, ché spesso avvien che v'entra dentro cera o terra o simil altra sporcheria, che inanzi ch'ella n'esca un si dispera. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . E così l'ago fa le sue vendette: s'altri lo infilza et egli infilza altrui e rende ad altri quel ch'altri gli dette. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Opra è d'amor tener le cose unite: questo fa l'ago più perfettamente, che per unirle ben le tien cucite. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Caminando tal volta pel podere, entra uno stecco al villano nel piede, che le stelle di dì gli fa vedere; ond'ei si ferma e ponsi in terra e siede, e poi che in su 'l ginocchio il pie' s'ha posto, cerca coll'ago ove la piaga vede; e tanto guarda or d'appresso or discosto, ch'al fin lo cava, e s'egli indugia un pezzo, pare aver fatto a lui pur troppo tosto. Infilzasi coll'ago qualche vezzo... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Godete con amor, felici amanti; state dell'ago voi, sarti, contenti; ché, per dargli gli estremi ultimi vanti, è l'instrumento de gli altri instrumenti.
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