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Francesco Berni
Rime

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  • 19. A monsignor Agnolo Divizi gridando la sua innocenza.
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19. A monsignor Agnolo Divizi gridando la sua innocenza.

 

Poiché da voi, signor, m'è pur vietato

che dir le vere mie ragion non possa,

per consumarmi le midolle e l'ossa,

con questo novo strazio e non usato,

finché spirto avrò in corpo e alma e fiato,

finché questa mia lingua averà possa,

griderò sola, in qualche speco o fossa,

la mia innocenzia e più l'altrui peccato.

E forse ch'avverrà quello ch'avvenne

della zampogna di chi vide Mida,

che sonò poi quel ch'egli ascoso tenne.

L'innocenzia, signor, troppo in sé fida,

troppo è veloce a metter ale e penne,

e quanto più la chiude altri più grida.

 

 


 




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