I MALAVOGLIA
Introduzione.
Questo racconto è lo studio
sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle
più umili condizioni le prime irrequietudini pel benessere; e quale
perturbazione debba arrecare in una famigliuola, vissuta sino allora
relativamente felice, la vaga bramosìa dell'ignoto, l'accorgersi che non si sta
bene, o che si potrebbe star meglio.
Il movente dell'attività umana
che produce la fiumana del progresso è preso qui alle sue sorgenti, nelle
proporzioni più modeste e materiali. Il meccanismo delle passioni che la
determinano in quelle basse sfere è meno complicato, e potrà quindi osservarsi
con maggior precisione. Basta lasciare al quadro le sue tinte schiette e
tranquille, e il suo disegno semplice. Man mano che cotesta ricerca del meglio
di cui l'uomo è travagliato cresce e si dilata, tende anche ad elevarsi e segue
il suo moto ascendente nelle classi sociali. Nei Malavoglia non è ancora che la
lotta pei bisogni materiali. Soddisfatti questi, la ricerca diviene avidità di
ricchezze, e si incarnerà in un tipo borghese, Mastro don Gesualdo,
incorniciato nel quadro ancora ristretto di una piccola città di provincia, ma
del quale i colori cominceranno ad essere più vivaci, e il disegno a farsi più
ampio e variato. Poi diventerà vanità aristocratica nella Duchessa de Leyra; e
ambizione nell'Onorevole Scipioni, per arrivare all'Uomo di lusso, il quale
riunisce tutte coteste bramosìe, tutte coteste vanità, tutte coteste ambizioni,
per comprenderle e soffrirne, se le sente nel sangue, e ne è consunto. A misura
che la sfera dell'azione umana si allarga, il congegno della passione va
complicandosi; i tipi si disegnano cdrtamente meno originali, ma più curiosi,
per la sottile influenza che esercita sui caratteri l'educazione, ed anche
tutto quello che ci può essere di artificiale nella civiltà. Persino il
linguaggio tende ad individualizzarsi, ad arricchirsi di tutte le mezze tinte
dei mezzi sentimenti, di tutti gli artifici della parola onde dar rilievo
all'idea, in un'epoca che impone come regola di buon gusto un eguale formalismo
per mascherare un'uniformità di sentimenti e d'idee. Perché la produzione
artistica di cotesti quadri sia esatta, bisogna seguire scrupolosamente le
norme di questa analisi; esser sinceri per dimostrare la verità, giacché la
forma è così inerente al soggetto, quanto ogni parte del soggetto stesso è
necessaria alla spiegazione dell'argomento generale.
Il cammino fatale, incessante,
spesso faticoso e febbrile che segue l'umanità per raggiungere la conquista del
progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell'insieme, da lontano. Nella
luce gloriosa che l'accompagna dileguandosi le irrequietudini, le avidità,
l'egoismo, tutte le passioni, tutti i vizi che si trasformano in virtù, tutte
le debolezze che aiutano l'immane lavoro, tutte le contraddizioni, dal cui
attrito sviluppasi la luce della verità. Il risultato umanitario copre quanto
c'è di meschino negli interessi particolari che lo producono; li giustifica
quasi come mezzi necessari a stimolare l'attività dell'individuo cooperante
inconscio a beneficio di tutti. Ogni movente di cotesto lavorìo universale,
dalla ricerca del benessere materiale alle più elevate ambizioni, è legittimato
dal solo fatto della sua opportunità a raggiungere lo scopo del movimento
incessante; e quando si conosce dove vada quest'immensa corrente dell'attività
umana, non si domanda al certo come ci va. Solo l'osservatore, travolto
anch'esso dalla fiumana, guardandosi intorno, ha il diritto di interessarsi ai
deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall'onda per
finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo
sotto il piede brutale dei sovravvegnenti, i vincitori d'oggi, affrettati
anch'essi, avidi anch'essi d'arrivare, e che saranno sorpassati domani.
I Malavoglia, Mastro-don
Gesualdo, la Duchessa de Leyra, l'Onorevole Scipioni, l'Uomo di lusso sono
altrettanti vinti che la corrente ha deposti sulla riva, dopo averli travolti e
annegati, ciascuno colle stimate del suo peccato, che avrebbero dovuto essere
lo sfolgorare della sua virtù. Ciascuno, dal più umile al più elevato, ha avuta
la sua parte nella lotta per l'esistenza, pel benessere, per l'ambizione -
dall'umile pescatore al nuovo arricchito - alla intrusa nelle alte classi -
all'uomo dall'ingegno e dalle volontà robuste, il quale si sente la forza di
dominare gli altri uomini, di prendersi da sé quella parte di considerazione
pubblica che il pregiudizio sociale gli nega per la sua nascita illegale; di
fare la legge, lui nato fuori della legge - all'artista che crede di seguire il
suo ideale seguendo un'altra forma dell'ambizione. Chi osserva questo
spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi
un'istante fuori del campo della lotta per studiarla senza passione, e rendere
la scena nettamente, coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione della
realtà com'è stata, o come avrebbe dovuto essere.
Milano, 19 gennaio 1881.
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