ATTO SECONDO
Sala in casa di Prospero a Firenze addobbata per festa.
Specchi, lumi e fiori: usci nel fondo e laterali; ai due lati due tavole da
the; più avanti un tavolino con giornali e lettere; accanto poltrone.
SCENA
I
Ferdinando Codini recando un libriccino, Giorgio
di S. Giocondo con un mazzo di fiori e Tonio.
Ferdinando.
Ci avete annunziato alla vostra padrona?
Tonio.
Lustrissimo sì. Ha detto si accomodino ché a momenti verrà.
Ferdinando.
(dandogli una moneta) Questa pel vostro incomodo, Tonio.
Tonio.
(ringraziando) Lustrissimo!... (per andare).
Ferdinando.
Eh! sentite, Tonio!
Tonio.
(ritornando) Lustrissimo?
Ferdinando.
Dite un po': non restate contentissimo della casa ove vi ho collocato?
Tonio.
Lustrissimo, non direi di no... Ma si suda! oh, si suda!... La livrea è pulita;
il pranzo... eh! eh!... non c'è male... Ma si suda!... Correr su e giù da
mattina a sera! Specialmente oggi non ho più gambe per aver corso tutti i
quartieri di Firenze a recar lettere d'invito per stasera.
Ferdinando.
Verrà molta gente?
Tonio.
Eh! eh! lo sanno le mie povere gambe, lustrissimo! Tutti quelli che sono onorevoli
come il padrone (inchinando il capo) tutte le pratiche di S. Maria Novella, che
l'illustrissima signora padrona ha fatto invitare.
Ferdinando.
Ma in casa poi la va bene, eh? non potete lagnarvi? È una casa quieta, col
timor di Dio. Ove non ci son mai dispiaceri in famiglia... eh?
Tonio.
Per quieta... lustrissimo... oh, la è quietissima... Se non fosse pel gridare
che fa il padrone col signorino...
Ferdinando.
Ah, sì! c'è del chiasso qualche volta pel signor Carlo?
Tonio.
E che chiasso!
Ferdinando.
(facendogli segno d'avvicinarsi) Ditemi, ditemi tutto, caro Tonio, non potete
credere quanto mi stii a cuore questa famiglia e come vorrei allontanarne tutte
le cagioni di dissapori! Il signor Prospero dunque va in collera qualche volta
col signorino?
Tonio.
Lustrissimo sì.
Ferdinando.
E quando? quando?
Tonio.
Quando il signorino viene a casa molto tardi... e... e... credo anche che ci
venga ubbriaco come un tedesco!
Ferdinando.
(celandosi il volto fra le mani) Uh! uh! che orrore!... che scandalo. In questa
famiglia modello!... E non c'è altro?...
Tonio.
C'è altro, lustrissimo che anche il signorino grida quando il padrone non vuol
dargli quattrini... E allora che chiasso! che chiasso indiavolato!
Ferdinando.
(fa il segno della croce).
Tonio.
(guardandosi attorno come se vedesse gli spiriti) Che c'è lustrissimo?
Ferdinando.
Avete ancora quel brutto vizio di nominare il diavolo!
Tonio. Ah! ah!... il diavolo!... Non lo farò più, lustrissimo.
Ferdinando.
Non c'è altro poi?...
Tonio.
(con mistero) Eh!... ci sarebbe... oh, ci sarebbe... Mi fido di lei,
lustrissimo; ma se il padrone lo sapesse!... ih! ih! ih!...
Ferdinando.
(dandogli un'altra moneta) Non temete. Ho interesse di saperlo per il bene
della famiglia; ma non dirò nulla al signor Montalti.
Tonio.
(con mistero) C'è... c'è ... che il signorino m'ha mandato qualche volta con
regali da una bella signora... ih!... ih!...
Ferdinando.
(piano a Giorgio) Ci siamo! (forte) Come si chiama quella bella signora?
Tonio.
M'ha detto di domandare della signora contessa di Pietra... no... di Rocca...
nera...
Giorgio.
Di Roccabruna?
Tonio.
Sì, sì, lustrissimo! proprio quella! In via Borgognissanti?
Ferdinando.
(sottovoce a Giorgio) Imprudente! (forte) Ah... sì. Avremo udito qualche volta
questo nome... E poi?
Tonio.
E poi non c'è altro, lustrissimo.
Ferdinando.
(severamente) Non vi ho detto di narrarmi i fatti dei vostri padroni...
Solamente pel bene della famiglia, è meglio che voi abbiate voluto
informarcene... Sta bene.
Tonio.
Lustrissimo, mi raccomando!...
Ferdinando.
Non ci pensate.
Tonio.
(ritirandosi con mistero) È che da basso mi hanno detto che quella signora
contessa è una di quelle contesse!... ma!... coi fiocchi! (parte).
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