SCENA
V
Tonio indi Alberto
e Rodolfo.
Tonio.
Sono arrivati due forestieri, lustrissimo.
Prospero.
Due forestieri! Che diavolo dici? O che la mia casa è locanda!?
Tonio.
Domandano di lei... lustrissimo.
Prospero.
Hanno detto chi sono?
Tonio.
Anderò a domandarglielo, lustrissimo.
Prospero.
Falli entrare piuttosto, asino! (Tonio esce) Questo domestico che mi
procuraste, dottor Ferdinando carissimo, è un'oca! Sarebbe mai Alberto uno dei
due forestieri? (verso la scena) Sì, sì, è lui! Caro Alberto! Avanti, avanti!
Alberto.
(abbracciandolo) Amico mio! (ad Emilia) Signora! Vi trovo bene; tutti benone!
Anche voi, Maria! Vi trovo più grande e più bella.
Maria.
Grazie, signor Varesi (guardando Giorgio).
Rodolfo.
E molto più elegante, signorina. Una vera lionne!
Giorgio.
(piano a Maria) Chi è quel bel modello di provinciale?
Maria.
(additando Rodolfo) Un amico di casa, il signor Rodolfo Zanotti.
Prospero.
Mio caro Alberto, Rodolfo, non potete immaginarvi il piacere che io provo nel
rivedervi. Resterete qualche giorno?
Alberto.
No; abbiamo fatto questa corsa per venirvi a vedere, godere con voi il giorno
natalizio della Maria, e ripartire domani.
Rodolfo.
Soltanto il tempo di divorare una dozzina di pasticcini e di raccogliere le
impressioni di viaggio per metterci in grado di parlare per un mese delle
meraviglie di Firenze.
Prospero.
Così presto! La vedremo, la vedremo! Vi arresto; v'imprigiono, resterete in
casa mia. Emilia, ti prego di far subito allestire due camere pei nostri vecchi
del paese... Eh! ... i vecchi amici... (ad Alberto) Faremo una partita di
tresette. Ti ricordi, eh!?... le belle partite di tresette dallo speziale?
Maria.
Ci vado anch'io, babbo. Farò mettere in ordine la camera pel signor Alberto, il
quale, in compenso, mi dirà poi quel che si è detto della nostra partenza, non
è vero? (ad Alberto) Il visaccio che avranno fatto certune! (esce dalla
destra).
Emilia.
(piano a Ferdinando) Ci mancava quest'altra seccatura!
Ferdinando.
(come sopra) Pazienza, pazienza, mia egregia amica; pazienza!... coi nemici
soprattutto. Per me uso la prudenza di allontanarmi dal contatto di quello
scomunicato!
Emilia.
(come sopra) E noi dunque?
Ferdinando.
(come sopra) Pazienza, vi ripeto.
Emilia.
(come sopra) Mi ci adatto perché lo dite voi. Ma dove andate? Non restate a
prendere il the con noi?
Ferdinando.
(come sopra) Vi pare!... Un par mio!... Diletti profani!...
Emilia.
(c.s.) Non me lo avete sconsigliato però...
Ferdinando.
(c.s.) Certamente; purché non si tratti di ballo, di quel sollazzo scandaloso!
Emilia.
(c.s.) Non si farà altro che prendere il the. Ebbene?
Ferdinando.
(c.s.) In tal caso ritornerò. Vado a prendere la signora Beghini, la pia
protettrice delle Dame del Sacro Obolo, che vi consigliai d'invitare.
Emilia.
Vi aspetto, dunque (esce dalla destra; Ferdinando esce dal fondo).
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