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Giovanni Verga
I nuovi tartufi

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  • ATTO SECONDO   Sala in casa di Prospero a Firenze addobbata per festa. Specchi, lumi e fiori: usci nel fondo e laterali; ai due lati due tavole da the; più avanti un tavolino con giornali e lettere; accanto poltrone.
    • SCENA V   Tonio indi Alberto e Rodolfo.
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SCENA V

 

Tonio indi Alberto e Rodolfo.

 

Tonio. Sono arrivati due forestieri, lustrissimo.

Prospero. Due forestieri! Che diavolo dici? O che la mia casa è locanda!?

Tonio. Domandano di lei... lustrissimo.

Prospero. Hanno detto chi sono?

Tonio. Anderò a domandarglielo, lustrissimo.

Prospero. Falli entrare piuttosto, asino! (Tonio esce) Questo domestico che mi procuraste, dottor Ferdinando carissimo, è un'oca! Sarebbe mai Alberto uno dei due forestieri? (verso la scena) Sì, sì, è lui! Caro Alberto! Avanti, avanti!

Alberto. (abbracciandolo) Amico mio! (ad Emilia) Signora! Vi trovo bene; tutti benone! Anche voi, Maria! Vi trovo più grande e più bella.

Maria. Grazie, signor Varesi (guardando Giorgio).

Rodolfo. E molto più elegante, signorina. Una vera lionne!

Giorgio. (piano a Maria) Chi è quel bel modello di provinciale?

Maria. (additando Rodolfo) Un amico di casa, il signor Rodolfo Zanotti.

Prospero. Mio caro Alberto, Rodolfo, non potete immaginarvi il piacere che io provo nel rivedervi. Resterete qualche giorno?

Alberto. No; abbiamo fatto questa corsa per venirvi a vedere, godere con voi il giorno natalizio della Maria, e ripartire domani.

Rodolfo. Soltanto il tempo di divorare una dozzina di pasticcini e di raccogliere le impressioni di viaggio per metterci in grado di parlare per un mese delle meraviglie di Firenze.

Prospero. Così presto! La vedremo, la vedremo! Vi arresto; v'imprigiono, resterete in casa mia. Emilia, ti prego di far subito allestire due camere pei nostri vecchi del paese... Eh! ... i vecchi amici... (ad Alberto) Faremo una partita di tresette. Ti ricordi, eh!?... le belle partite di tresette dallo speziale?

Maria. Ci vado anch'io, babbo. Farò mettere in ordine la camera pel signor Alberto, il quale, in compenso, mi dirà poi quel che si è detto della nostra partenza, non è vero? (ad Alberto) Il visaccio che avranno fatto certune! (esce dalla destra).

Emilia. (piano a Ferdinando) Ci mancava quest'altra seccatura!

Ferdinando. (come sopra) Pazienza, pazienza, mia egregia amica; pazienza!... coi nemici soprattutto. Per me uso la prudenza di allontanarmi dal contatto di quello scomunicato!

Emilia. (come sopra) E noi dunque?

Ferdinando. (come sopra) Pazienza, vi ripeto.

Emilia. (come sopra) Mi ci adatto perché lo dite voi. Ma dove andate? Non restate a prendere il the con noi?

Ferdinando. (come sopra) Vi pare!... Un par mio!... Diletti profani!...

Emilia. (c.s.) Non me lo avete sconsigliato però...

Ferdinando. (c.s.) Certamente; purché non si tratti di ballo, di quel sollazzo scandaloso!

Emilia. (c.s.) Non si farà altro che prendere il the. Ebbene?

Ferdinando. (c.s.) In tal caso ritornerò. Vado a prendere la signora Beghini, la pia protettrice delle Dame del Sacro Obolo, che vi consigliai d'invitare.

Emilia. Vi aspetto, dunque (esce dalla destra; Ferdinando esce dal fondo).

 

 




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