SCENA
VI
Prospero, Alberto,
Giorgio, Rodolfo.
Alberto.
E così, come va? come va, mio caro Prospero? Come ti ci trovi a fare
l'onorevole?
Prospero.
Eh! mica male... mica male... Uhm! uhm! ... Se non fosse per i raffreddori...
Rodolfo.
Non c'è rosa senza spine.
Prospero.
E che spine! Cardi... cardi addirittura!
Giorgio.
Il nostro onorevole deputato intende parlare delle amarezze che si provano
vedendo disconosciuti e calpestati in seno al Parlamento i più sani principii e
cause più sante.
Rodolfo.
(da sé) Tò!... un tartufo allievo!
Prospero.
Eh! certo! certo!... Uhm! uhm! Se ascoltassero i sani principii... Se quando un
galantuomo parla delle cause più sante non gli gridassero oh! oh!... non gli
fischiassero!...
Rodolfo.
Quando il pubblico fischia è segno che non gli piace la rappresentazione.
Giorgio.
Bisogna perseverare; bisogna restar fermo al posto quando si tratta di
difendere gli interessi della nostra sacrosanta Religione (inchinando il capo).
Rodolfo.
(da sé) Quasi quasi mi pento d'esser venuto se devo vedermi sempre dinanzi
simili colli-torti.
Prospero.
Sissignore; si persevera, si resta fermo sino a quando si ode qualche fischio,
sino a quando non cominciate ad imbrogliarvi... Ma quando poi sorge la
tempesta, i basta! zitto! e qualche cosa di peggio... e cominciate a smarrire
le idee, a confondere la società enologica con l'imposta prediale... come si fa
a star fermo, dico io?...
Rodolfo.
(ironico) Quanto mi rincresce di non aver assistito a qualcheduno dei suoi
discorsi! (a Prospero).
Prospero.
Oh! avreste udito, Rodolfo caro! che roba! che fior di roba!... Ma non parlo
più... non apro più bocca!... Oh non apro più bocca! Mi contento di veder le
mosche a volare, di far pallottoline di carta.
Rodolfo.
Occupazione che dividerà con molti suoi onorevoli colleghi.
Alberto.
(piano a Prospero) Te l'avevo detto. Ti sei messo su di una falsa strada.
Prospero.
Che vuoi?... Infine... se mi lasciassero parlare... se potessi spiegarmi...
Rodolfo.
Ah! signor Prospero, se si potesse mettere su una partita di tresette col vicino
di banco, naturalmente amico politico, eh?!
Alberto.
(a Prospero) È la festa della Maria, e non si deve parlare che di stare
allegri... Ma se vorrai ascoltarmi domani... se crederai all'interesse che
prendo di te e della tua riputazione... Aspetti gente stasera?
Prospero.
(gonfiandosi) Eh! eh!... che gente! Vedrai, vedrai, amico mio. Son contentone
che tu sii arrivato a tempo... quasi tutti i miei colleghi! Aristocratici puro
sangue!... Professori!... Diplomatici!... E... e... in confidenza ti posso anche
dire all'orecchio... che spero... che mi si è fatto credere... che un alto
personaggio, ma molto alto!...
Giorgio.
È indubitabile, egregio signor Montalti. Sua Eccellenza me lo promise
all'udienza di stamattina.
Prospero
(gongolante) Lo sentite! lo sentite!
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