SCENA
VII
Tonio con
lettere e giornali e detti.
Prospero.
(a Tonio) Sono arrivati ora quei giornali e quelle lettere?
Tonio.
Lustrissimo sì; il fattorino li ha lasciati a momenti.
Prospero.
Va bene; mettili su quel tavolino. Che c'è altro? (vedendo Tonio che rimane
immobile).
Tonio.
Ce n'è una per l'illustrissimo signor marchesino che un ragazzo lasciò poco fa
dicendo che era urgente.
Prospero.
Dagliela, imbecille! e vattene.
Tonio.
(cerca la lettera fra le altre, la dà a Giorgio e parte).
Giorgio.
Con permesso (apre la lettera) Di Codini! (legge) «Bisogna affrettare;
quell'amico di Prospero ora giunto attraverserà tutti i nostri disegni. È
meglio che lo scandalo accada stasera. Fate quanto sapete; andate dalla
contessa, e se potete, a trovare Carlo!» (a Prospero) Vorrà permettermi,
onorevole signor Prospero, che mi assenti un momento per sbrigare un affare
urgentissimo, che questa lettera mi ricorda?
Prospero.
Si accomodi, si accomodi pure, signor marchesino. Ma non tardi molto... Quella
povera Maria... lo sa?!...
Giorgio.
La prego appunto di fare le mie scuse alle signore, e di assicurarle che mi
darò tutta la premura di ritornar subito (esce).
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