SCENA
XI
Giorgio e
detti.
Giorgio.
Buona sera, signore e signori.
Maria.
Finalmente! Dove siete stato, signorino? (a Giorgio sottovoce).
Giorgio.
Vi avevo pur fatto le mie scuse per mezzo di vostro padre... Un affare
urgentissimo...
Maria.
Eh!... li so questi affari che si trovano sempre quando si tratta di scappar
via! ...
Giorgio.
Sapete che la mia maggior felicità è di starvi vicino, e che non merito questo
rimprovero; del resto vi domando perdono di nuovo.
Maria.
Siete sempre sicuro di ottenerlo: è perciò che peccate spesso.
Ferdinando.
(avvicinandosi a Giorgio sottovoce) È fatta?
Giorgio.
(come sopra) È fatta!
Ferdinando.
(c.s.) E Carlo?
Giorgio.
(c.s.) Sarà qui a momenti.
Emilia.
(piano a Prospero) Faccio servire il the?
Prospero.
(sottovoce) Ti pare!... per quei quattro gatti affamati!?...
Emilia.
(come sopra) Come parlate leggermente di così stimabili persone!
Prospero.
(come sopra) Fa pure quel che ti piace. (guardando l'orologio) Undici e mezzo,
e ancora nessuno! (ad alta voce) Signor marchesino, come va che Sua Eccellenza
non si faccia vedere?
Giorgio.
Verrà, verrà, mio caro signore; a meno che non si sia applicate le mignatte,
come ha l'abitudine ogni quindici giorni.
Rodolfo.
Allora è certo che Sua Eccellenza avrà le mignatte addosso!
Prospero.
(chiamando con enfasi) Ehi! della servitù!
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