SCENA
VI
Ferdinando e
detti.
Ferdinando.
(che alle ultime parole ha fatto capolino, da sé) Siamo perduti! Colei ci
rovina!... Bisogna tutto rischiare!... (forte, fingendosi ansante) Molte scuse,
signora contessa! Ah!... qual fortuna, mio carissimo signor Varesi! La
ringrazio molto, signora contessa. (facendo un segno d'intelligenza a Giulia)
Ho approfittato della scaletta secreta di cui mi mandò la chiave... (indicando
l'uscio a sinistra) Temevo d'imbattermi in Carlo Montalti; poiché, sebbene
venga per fargli del bene, egli non me ne ringrazierebbe certamente... Ma in
amaritudine salus!...
Alberto.
(ironico) Così all'egro fanciullo... e quel che segue, eh?!
Ferdinando.
Precisamente, mio ottimo signor Varesi, precisamente! E son sicuro che la trovo
qui per lo stesso motivo filantropico. Quando si ha una certa conoscenza delle
persone si può ben dire: Ecco lì uno che vi è per far bene!
Giulia.
Ma signori, in fede mia! che mi pare di...
Alberto.
Signor Codini, arriva in un momento opportuno: dicevo alla contessa ch'erano
per cadere molte maschere.
Ferdinando.
(con finta ingenuità) Molte maschere?... Oh! oh! vogliamo ridere...
Alberto.
Maschere d'ipocrisia, di virtù menzogniera... Maschere più vili ed infami di
quella che nasconde il volto del sicario che colpisce a tradimento.
Ferdinando.
Pur troppo!... Se ne incontrano tante nel mondo!... Noi smaschereremo al
giovane Montalti la trista posizione in cui si trova... Gli faremo sentire la
ragione... È per questo che siamo qui. (piano ad Alberto) Dopo il deplorabile
eccesso di ieri sera mi sono informato dell'abitazione della signora e
facendole chiedere un abboccamento per cercare di ricondurre Carlo con mezzi
indiretti nella giusta via l'ho pregata altresì di volermi indicare il modo di
non incontrarmi col giovane, di cui non vorrei destare i sospetti. (alzando la
voce) La signora contessa ha avuto la bontà di mandarmi la chiave della
scaletta secreta per la quale son venuto (facendo d'occhio a Giulia).
Alberto.
(da sé) Galeotto! Non credo niente.
Giulia.
Signori, sapete che comincio a credere volervi prendere spasso di me?
Ferdinando.
Prenderci spasso, illustrissima signora contessa!... Oh!...
Giulia.
Lei pel primo, signor protettore di giovanotti scapestrati...
Ferdinando.
(interrompendola) Protettore, sì, e me ne vanto: poiché ne proteggo l'età
difficile dell'inesperienza e del bollore del sangue dai pericoli gravissimi
dell'errore e del vizio... e glielo provi l'essere io qui.
Giulia.
(con ironia) Ah!!...
Ferdinando.
Poiché momenti sono, per un caso, ho potuto calcolare tutta l'estensione della
rovina a cui corre Carlo Montalti...
Giulia.
(indispettita) Parliamoci un po' sul serio, caro signore, che la farsetta
comincia ad annoiarmi poiché tocca certi punti che mi premono. Sarebbe a dire
che lei non pagherà d'ora innanzi i capricci di lui?
Ferdinando.
(da sé) Maledetta! (forte) Giammai.
Giulia.
Grazie! È bene il saperlo.
Alberto.
(con ironia) Ah! il signor Codini paga i capricci del giovanotto?!...
Ferdinando.
Sissignore. Ho detto alla contessa che avrei pagato io le pazze spese fatte
sin'ora dal giovane (piano e come in confidenza ad Alberto) Capisce? onde
evitare scandali come quelli di ieri sera.
Giulia.
Ebbene?
Ferdinando.
Ed ora vengo a pregarla di aiutarmi a distogliere Carlo dalla via pericolosa
ove mi sono accorto essersi messo.
Giulia.
Sicché quanto fu stabilito fra di noi?...
Ferdinando.
Resta fissato; purché abbi la bontà di uniformarsi alle istruzioni che le do...
Anzi che le diamo insieme al signor Varesi (abbracciandolo) amico carissimo che
trovo sempre ove si tratta far bene.
Alberto.
(da sé) Briccone matricolato! Se sei costretto ad aiutarmi me ne gioverò, per
ora.
Giulia.
(da sé) Quest'uomo o è pazzo o è cima di birbante (forte) E queste istruzioni
sarebbero?...
Ferdinando.
Prima di tutto chiudere la porta sul naso al ragazzo ogni qualvolta si
presenta.
Giulia.
È curiosa!... Se io non dovea mai abbandonarlo!...
Ferdinando.
(con ipocrisia e doppio senso) L'uomo propone e Dio dispone, mia cara.
Giulia.
Cioè, ch'ella ha cangiato proposito?
Ferdinando.
No, quello che ho promesso lo mantengo. Mandi da me le note dei suoi debiti e
saranno soddisfatti.
Giulia.
L'interesse pel giovanotto.
Ferdinando.
È quello che più mi guida. È come una bella prova, mi pare, se pago i suoi
debiti.
Giulia.
(con ironia e doppio senso) Ma io mi credevo facoltata e fargliene contrarre
altri...
Ferdinando.
(bruscamente) Ora che sa di non esserci chi pagarli non glieli farà fare.
Giulia.
Eh! Lei... sì ricco!... che può fargli passare tutti i capricci purché goda la
vita!...
Ferdinando.
Son ricco soltanto dell'amor di Dio, cara contessa.
Giulia.
Un fallimento?
Ferdinando.
Non ha da temere fallimenti chi agisce per una buona causa.
Giulia.
(indispettita da tutta questa scena) Signori! guardiamoci un po' tutti allo
specchio... E vediamo chi di noi ha perduto la testa!...
Ferdinando.
Nessuno, mia cara signora. Spesso in questa bassa valle accade il caso che gli
individui credono scambievolmente di agire e di parlare a rovescio, mentre che
ognuno secondo le proprie viste parla ed agisce esattamente. Il signor Varesi
ed io, per esempio, che siamo mossi unicamente dal bene di Carlo, non saremo
forse compresi da lei, che per fini particolari...
Giulia.
(stizzosa) Mi era parso però ch'ella intendesse in tutt'altro modo il bene di
Carlo!
Ferdinando.
Ed ecco la prova di quanto ho detto. Lei, secondo i suoi interessi e le sue
idee, ha capito e creduto diversamente di quello che noi intendiamo.
Giulia.
Se non son matta ci vuol poco a divenirlo!
Alberto.
Insomma, signora, il mio desiderio sarebbe che la rompesse con Carlo (da sé)
Aiutami, briccone! che domani l'avrai da fare con me!
Ferdinando.
Io fo dippiù: pago i suoi debiti a condizione ch'egli non metta più piede in
questa casa.
Giulia.
(irata) Non ci metterà più piede, ve l'assicuro! Se non altro, a monte le noie
che mi procura, a monte i debiti che non sarà più in grado di pagare, per non
avere a temere più la fortuna di simili visite, che mi fanno dubitare della mia
ragione.
Alberto.
Come farà?
Giulia.
Lo licenzierò su due piedi appena sarà di ritorno.
Alberto.
Ne nascerà una scena!
Ferdinando.
Che importa? Purché il vizio si corregga!
Giulia.
Sì, che importa?... Purché mi tolga a tante seccature!...
Alberto.
Faccia meglio: gli scriva.
Ferdinando.
(da sé) Diavolo d'uomo (forte) Benissimo! gli scriva.
Giulia.
(impaziente) Ebbene! Gli scriverò!... Gli scriverò subito!
Ferdinando.
Che non sia in modo troppo aspro! ...
Giulia.
(con ironia) Il protettore!!
Ferdinando.
Che vuole? Mi rincrescerebbe se Carlo facesse qualche altra pazzia invece di
correggersi.
Giulia.
(nella massima impazienza) Dettate voi stessi! Che ho da dirvi? Purché tutto
questo abbia un fine!... Ché, per l'anima mia, non mi fido più di resistervi!
(mettendosi al tavolino) Vi basta questo?
Alberto.
Signora...
Giulia.
(battendo i piedi con impazienza) Ma via, dettate almeno!... E che la sia
presto finita!...
Ferdinando.
Il Signore vi terrà conto del vostro sagrifizio! (dettando) «Carlo non vi fate
più vedere da me! La fatalità... la volontà di Dio!...».
Alberto.
Che diavolo dice?!... (dettando) «Non vi fate più vedere da me; sarà inutile.
Non vi amo e non vi ho mai amato; e siccome ora sono stanca di mentire, vi
consiglio di non cercarmi più...».
Giulia.
Oh! questo poi!...
Alberto.
Che c'è, signora?
Giulia.
Mentire!... Quella parola!...
Alberto.
Ha mai amato Carlo?
Giulia.
Ma...
Alberto.
Dicendogli che l'amava cosa faceva, o signora?...
Giulia.
Ma questo poi, signore! (per lacerare la lettera)
Ferdinando.
(con ipocrisia) Oh! figliuola mia! Non si mentisce giustamente quando
l'intenzione è buona?
Giulia.
Ma, signori! Siete dunque congiurati per farmi disperare?
Ferdinando.
Oibò! Oibò!... Figliuola!... Il fine che ci proponiamo è tanto morale.
Giulia.
(scrivendo con dispetto) Mentire! ecco fatto!... Che devo aggiungere dippiù?
Alberto.
Nulla, basterà.
Giulia.
(alzandosi con un sospiro) Viva il cielo!!
Ferdinando.
(da sé) Quest'uomo indiavolato rovinerà tutto!... Alla vigilia della vittoria!
E se questa lettera avesse il suo effetto?... Come impedirlo?... Costui non mi
lascerà più solo con Giulia... A noi! un mezzo pronto, audace!... Scandalo!
scandalo!... Quale idea?... Giorgio!... Quella lettera cade a proposito... A
noi due ora, signor Varesi! Codini non si arrende senza giocare l'ultima posta!
(forte) Benissimo! Quella lettera farà il suo effetto... Ma come ricapitarla?
(da sé) Se l'affidassero a me!
Alberto.
Me ne incarico io.
Ferdinando.
Oibò! le pare?... Si vedrà l'opera nostra e Carlo diffiderà...
Alberto.
Per quanto birbante sta volta ha ragione (da sé).
Ferdinando.
Propongo un altro espediente. Carlo sarà qui fra poco; basterà lasciarla sul
tavolino e che la signora non si faccia trovare.
Giulia.
Va bene così.
Ferdinando.
Non andiamo ora, signor Varesi carissimo?
Alberto.
No, signore. Resto un altro momento.
Ferdinando.
Se Carlo venisse...
Alberto.
(con ironia) Approfitterei della scaletta segreta.
Ferdinando.
A rivederci in tal caso (da sé) Sciocco! credi di rovinarmi restando... e ti
darai colla zappa nei piedi! ... Se ti lascio solo con lei è segno che non ti
temo, e che corro a prepararti un colpo da maestro. Vedrai chi sia Codini!
(salutando) Signora Contessa! (via dal fondo).
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