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Giovanni Verga
I nuovi tartufi

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  • ATTO TERZO   Salottino in casa della Contessa di Roccabruna. A destra uno specchio; un po' indietro un divano. A sinistra un tavolino con l'occorrente per scrivere. Poltroncine, ecc.
    • SCENA VI   Ferdinando e detti.
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SCENA VI

 

Ferdinando e detti.

 

Ferdinando. (che alle ultime parole ha fatto capolino, da sé) Siamo perduti! Colei ci rovina!... Bisogna tutto rischiare!... (forte, fingendosi ansante) Molte scuse, signora contessa! Ah!... qual fortuna, mio carissimo signor Varesi! La ringrazio molto, signora contessa. (facendo un segno d'intelligenza a Giulia) Ho approfittato della scaletta secreta di cui mi mandò la chiave... (indicando l'uscio a sinistra) Temevo d'imbattermi in Carlo Montalti; poiché, sebbene venga per fargli del bene, egli non me ne ringrazierebbe certamente... Ma in amaritudine salus!...

Alberto. (ironico) Così all'egro fanciullo... e quel che segue, eh?!

Ferdinando. Precisamente, mio ottimo signor Varesi, precisamente! E son sicuro che la trovo qui per lo stesso motivo filantropico. Quando si ha una certa conoscenza delle persone si può ben dire: Ecco uno che vi è per far bene!

Giulia. Ma signori, in fede mia! che mi pare di...

Alberto. Signor Codini, arriva in un momento opportuno: dicevo alla contessa ch'erano per cadere molte maschere.

Ferdinando. (con finta ingenuità) Molte maschere?... Oh! oh! vogliamo ridere...

Alberto. Maschere d'ipocrisia, di virtù menzogniera... Maschere più vili ed infami di quella che nasconde il volto del sicario che colpisce a tradimento.

Ferdinando. Pur troppo!... Se ne incontrano tante nel mondo!... Noi smaschereremo al giovane Montalti la trista posizione in cui si trova... Gli faremo sentire la ragione... È per questo che siamo qui. (piano ad Alberto) Dopo il deplorabile eccesso di ieri sera mi sono informato dell'abitazione della signora e facendole chiedere un abboccamento per cercare di ricondurre Carlo con mezzi indiretti nella giusta via l'ho pregata altresì di volermi indicare il modo di non incontrarmi col giovane, di cui non vorrei destare i sospetti. (alzando la voce) La signora contessa ha avuto la bontà di mandarmi la chiave della scaletta secreta per la quale son venuto (facendo d'occhio a Giulia).

Alberto. (da sé) Galeotto! Non credo niente.

Giulia. Signori, sapete che comincio a credere volervi prendere spasso di me?

Ferdinando. Prenderci spasso, illustrissima signora contessa!... Oh!...

Giulia. Lei pel primo, signor protettore di giovanotti scapestrati...

Ferdinando. (interrompendola) Protettore, sì, e me ne vanto: poiché ne proteggo l'età difficile dell'inesperienza e del bollore del sangue dai pericoli gravissimi dell'errore e del vizio... e glielo provi l'essere io qui.

Giulia. (con ironia) Ah!!...

Ferdinando. Poiché momenti sono, per un caso, ho potuto calcolare tutta l'estensione della rovina a cui corre Carlo Montalti...

Giulia. (indispettita) Parliamoci un po' sul serio, caro signore, che la farsetta comincia ad annoiarmi poiché tocca certi punti che mi premono. Sarebbe a dire che lei non pagherà d'ora innanzi i capricci di lui?

Ferdinando. (da sé) Maledetta! (forte) Giammai.

Giulia. Grazie! È bene il saperlo.

Alberto. (con ironia) Ah! il signor Codini paga i capricci del giovanotto?!...

Ferdinando. Sissignore. Ho detto alla contessa che avrei pagato io le pazze spese fatte sin'ora dal giovane (piano e come in confidenza ad Alberto) Capisce? onde evitare scandali come quelli di ieri sera.

Giulia. Ebbene?

Ferdinando. Ed ora vengo a pregarla di aiutarmi a distogliere Carlo dalla via pericolosa ove mi sono accorto essersi messo.

Giulia. Sicché quanto fu stabilito fra di noi?...

Ferdinando. Resta fissato; purché abbi la bontà di uniformarsi alle istruzioni che le do... Anzi che le diamo insieme al signor Varesi (abbracciandolo) amico carissimo che trovo sempre ove si tratta far bene.

Alberto. (da sé) Briccone matricolato! Se sei costretto ad aiutarmi me ne gioverò, per ora.

Giulia. (da sé) Quest'uomo o è pazzo o è cima di birbante (forte) E queste istruzioni sarebbero?...

Ferdinando. Prima di tutto chiudere la porta sul naso al ragazzo ogni qualvolta si presenta.

Giulia. È curiosa!... Se io non dovea mai abbandonarlo!...

Ferdinando. (con ipocrisia e doppio senso) L'uomo propone e Dio dispone, mia cara.

Giulia. Cioè, ch'ella ha cangiato proposito?

Ferdinando. No, quello che ho promesso lo mantengo. Mandi da me le note dei suoi debiti e saranno soddisfatti.

Giulia. L'interesse pel giovanotto.

Ferdinando. È quello che più mi guida. È come una bella prova, mi pare, se pago i suoi debiti.

Giulia. (con ironia e doppio senso) Ma io mi credevo facoltata e fargliene contrarre altri...

Ferdinando. (bruscamente) Ora che sa di non esserci chi pagarli non glieli farà fare.

Giulia. Eh! Lei... sì ricco!... che può fargli passare tutti i capricci purché goda la vita!...

Ferdinando. Son ricco soltanto dell'amor di Dio, cara contessa.

Giulia. Un fallimento?

Ferdinando. Non ha da temere fallimenti chi agisce per una buona causa.

Giulia. (indispettita da tutta questa scena) Signori! guardiamoci un po' tutti allo specchio... E vediamo chi di noi ha perduto la testa!...

Ferdinando. Nessuno, mia cara signora. Spesso in questa bassa valle accade il caso che gli individui credono scambievolmente di agire e di parlare a rovescio, mentre che ognuno secondo le proprie viste parla ed agisce esattamente. Il signor Varesi ed io, per esempio, che siamo mossi unicamente dal bene di Carlo, non saremo forse compresi da lei, che per fini particolari...

Giulia. (stizzosa) Mi era parso però ch'ella intendesse in tutt'altro modo il bene di Carlo!

Ferdinando. Ed ecco la prova di quanto ho detto. Lei, secondo i suoi interessi e le sue idee, ha capito e creduto diversamente di quello che noi intendiamo.

Giulia. Se non son matta ci vuol poco a divenirlo!

Alberto. Insomma, signora, il mio desiderio sarebbe che la rompesse con Carlo (da sé) Aiutami, briccone! che domani l'avrai da fare con me!

Ferdinando. Io fo dippiù: pago i suoi debiti a condizione ch'egli non metta più piede in questa casa.

Giulia. (irata) Non ci metterà più piede, ve l'assicuro! Se non altro, a monte le noie che mi procura, a monte i debiti che non sarà più in grado di pagare, per non avere a temere più la fortuna di simili visite, che mi fanno dubitare della mia ragione.

Alberto. Come farà?

Giulia. Lo licenzierò su due piedi appena sarà di ritorno.

Alberto. Ne nascerà una scena!

Ferdinando. Che importa? Purché il vizio si corregga!

Giulia. Sì, che importa?... Purché mi tolga a tante seccature!...

Alberto. Faccia meglio: gli scriva.

Ferdinando. (da sé) Diavolo d'uomo (forte) Benissimo! gli scriva.

Giulia. (impaziente) Ebbene! Gli scriverò!... Gli scriverò subito!

Ferdinando. Che non sia in modo troppo aspro! ...

Giulia. (con ironia) Il protettore!!

Ferdinando. Che vuole? Mi rincrescerebbe se Carlo facesse qualche altra pazzia invece di correggersi.

Giulia. (nella massima impazienza) Dettate voi stessi! Che ho da dirvi? Purché tutto questo abbia un fine!... Ché, per l'anima mia, non mi fido più di resistervi! (mettendosi al tavolino) Vi basta questo?

Alberto. Signora...

Giulia. (battendo i piedi con impazienza) Ma via, dettate almeno!... E che la sia presto finita!...

Ferdinando. Il Signore vi terrà conto del vostro sagrifizio! (dettando) «Carlo non vi fate più vedere da me! La fatalità... la volontà di Dio!...».

Alberto. Che diavolo dice?!... (dettando) «Non vi fate più vedere da me; sarà inutile. Non vi amo e non vi ho mai amato; e siccome ora sono stanca di mentire, vi consiglio di non cercarmi più...».

Giulia. Oh! questo poi!...

Alberto. Che c'è, signora?

Giulia. Mentire!... Quella parola!...

Alberto. Ha mai amato Carlo?

Giulia. Ma...

Alberto. Dicendogli che l'amava cosa faceva, o signora?...

Giulia. Ma questo poi, signore! (per lacerare la lettera)

Ferdinando. (con ipocrisia) Oh! figliuola mia! Non si mentisce giustamente quando l'intenzione è buona?

Giulia. Ma, signori! Siete dunque congiurati per farmi disperare?

Ferdinando. Oibò! Oibò!... Figliuola!... Il fine che ci proponiamo è tanto morale.

Giulia. (scrivendo con dispetto) Mentire! ecco fatto!... Che devo aggiungere dippiù?

Alberto. Nulla, basterà.

Giulia. (alzandosi con un sospiro) Viva il cielo!!

Ferdinando. (da sé) Quest'uomo indiavolato rovinerà tutto!... Alla vigilia della vittoria! E se questa lettera avesse il suo effetto?... Come impedirlo?... Costui non mi lascerà più solo con Giulia... A noi! un mezzo pronto, audace!... Scandalo! scandalo!... Quale idea?... Giorgio!... Quella lettera cade a proposito... A noi due ora, signor Varesi! Codini non si arrende senza giocare l'ultima posta! (forte) Benissimo! Quella lettera farà il suo effetto... Ma come ricapitarla? (da sé) Se l'affidassero a me!

Alberto. Me ne incarico io.

Ferdinando. Oibò! le pare?... Si vedrà l'opera nostra e Carlo diffiderà...

Alberto. Per quanto birbante sta volta ha ragione (da sé).

Ferdinando. Propongo un altro espediente. Carlo sarà qui fra poco; basterà lasciarla sul tavolino e che la signora non si faccia trovare.

Giulia. Va bene così.

Ferdinando. Non andiamo ora, signor Varesi carissimo?

Alberto. No, signore. Resto un altro momento.

Ferdinando. Se Carlo venisse...

Alberto. (con ironia) Approfitterei della scaletta segreta.

Ferdinando. A rivederci in tal caso (da sé) Sciocco! credi di rovinarmi restando... e ti darai colla zappa nei piedi! ... Se ti lascio solo con lei è segno che non ti temo, e che corro a prepararti un colpo da maestro. Vedrai chi sia Codini! (salutando) Signora Contessa! (via dal fondo).

 

 




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