SCENA
VII
Alberto e Giulia
Alberto.
(accompagnandolo con lo sguardo) Ipocrita!... Sei molto abile e mi hai giovato,
temendo che ti fosse caduta dal volto la maschera... Ma vi ho letto sotto. E la
vedremo!
Giulia.
Che altro più volete da me, signore?
Alberto.
(cambiano tono e maniere) Quanto vi fate pagare dal signore ch'è uscito poco fa
l'amore che fingete per Carlo?
Giulia.
Signore!...
Alberto.
Non mi sono bene spiegato? Ho detto: Quanto vi si paga da chi ha interesse di
rovinar Montalti, perché fingiate d'amarlo?
Giulia.
Signore!...
Alberto.
Oh! Non facciamo, parolone, signora! Ci conosciamo, e siamo faccia a faccia. So
con chi parlo; è perciò che di una quistione di amore ne fo una quistione di
denaro. Non vi dico: Abbiate compassione di un povero ragazzo che si vuol
perdere per vostro mezzo; vi dico: Ditemi quanto pagano per perderlo, e vi do
il doppio per non farlo.
Giulia.
Ma Signore...
Alberto.
Non è parlare abbastanza chiaro questo?
Giulia.
Infine, signore, sono in casa mia e...
Alberto.
Vediamo: tremila lire?...
Giulia.
Chiamerò i miei domestici...
Alberto.
Quattromila?
Giulia.
(raddolcendosi) Ma che volete da me, signore?...
Alberto.
Pago quattromila lire un mezzo pronto, infallibile di svelare la trama ordita
contro Montalti, e di smascherare i suoi nemici camuffati da amici e da protettori.
Giulia.
Signore...
Alberto.
Cinquemila?
Giulia.
Ma qual mezzo?
Alberto.
Seimila?
Giulia.
Trame contro Montalti?... Vuol scherzare!... Chi potrebbe...
Alberto.
Il dottor Codini! Do seimila lire se ne ho la prova.
Giulia.
Il dottor Codini mi si è fatto conoscere come un uomo cui stava a cuore che
Carlo Montalti facesse una vita allegra, con qualunque mezzo... ma non mi ha
mai accennato a secreti di sorta... né di trame si è mai parlato.
Alberto.
Briccone matricolato! E Giorgio?!...
Giulia.
Signore...
Alberto.
Giorgio di S. Giocondo è il complice di Codini.
Giulia.
Il complice?... Se si conoscono appena!...
Alberto.
V'ingannate o volete ingannarmi.
Giulia.
No, davvero!
Alberto.
Datemi un mezzo, un filo per arrivare a scoprire quest'intrigo, per togliere la
maschera al marchesino e la vedrete cadere anche a Codini.
Giulia.
(da sé) Il mezzo l'avrei... la lettera di Giorgio!... Ma non la cedo così
facilmente!... È un tesoro quella per aver sempre il marchesino tutto mio!...
Alberto.
Ebbene?
Giulia.
Ebbene, signore! Che altro volete da me? (con impazienza) Avete ottenuto ch'io
licenziassi Carlo, m'avete fatto arrabbiare!... Ora volete ch'io sogni e
inventi trame e secreti per farvi piacere?
Alberto.
Inventarle?... No signora.
Giulia.
Andatevene allora! Dio mio!... Poiché ho la testa orribilmente stanca!... Vi
dissi di non sapere altro.
Alberto.
(con la fronte fra le mani, quasi da sé) Che fare? che fare? ... Essere
convinto... convinto come che il sole illumina... E non poterlo colpire!... Non
aver prove! Addio signora, e grazie della compiacenza...
Giulia.
(stizzosa) Non occorre. Carlo mi pesava e l'avrei messo alla porta anche senza
di questo!
Alberto.
(da sé uscendo) Che donna! (via dal fondo).
Giulia.
Finalmente!
|