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Giovanni Verga I nuovi tartufi IntraText CT - Lettura del testo |
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SCENA IV
Emilia. Sempre costui! (via dalla destra) Prospero. Vieni, vieni amico! (con premura) Ebbene?... l'hai veduto? Che ti disse? Alberto. (tristamente) Incaponito più che mai! Prospero. Incorreggibile! Scapestrato! Non è ancora contento! Alberto. Sventurato devi dire. Prospero. Battersi! Volersi battere ad ogni costo! Ma gli hai detto che son io che mi degno di mandarlo a pregare perché non si batta? Alberto. Gli ho detto questo e altro. Prospero. E mi dici che non è figlio snaturato?... che non vuole la mia vita?... Alberto. Dico che si ha avuta l'arte infernale di perderlo avviluppandolo in trame sì nere che non possono né scoprirsi né evitarsi. Alberto. Da chi non guarda a mezzi per arrivare al suo fine: il disonore, la rovina, l'omicidio; da chi approfitta ugualmente dell'amore casto della vergine e delle seduzioni della cortigiana; e da chi ruba l'affetto della moglie e della madre ai figli e al marito per concentrarlo in uno stupido e micidiale ascetismo. Prospero. (sempre più sorpreso) Ma chi? chi?... in nome di Dio! Alberto. Chi? Codini prima di tutti, Giorgio dopo. Alberto. Così fossi sicuro di trionfare delle loro orribili macchinazioni. Prospero. Mio caro Alberto, l'amicizia ti fa travedere. Non sai dunque che il marchesino ha avuta la generosità di assicurarci ch'egli si farà uccidere piuttosto che fare il più piccolo male a mio figlio?! Alberto. E tu sei sicuro di questo? Prospero. (turbandosi) Per Bacco!... Non lo sei tu forse?... Alberto. Più di te, poiché vedo più lontano. Prospero. Come sarebbe a dire? Alberto. Vedo lo scopo a cui mirano Codini e Giorgio, a cui ti hanno condotto insensibilmente, gradatamente, con un'infernale abilità... Rendendoti odioso il figlio; fargli donare tutto a Maria (il che vale a Giorgio che deve sposarla) farti apprezzare quest'ultimo ch'è una schiuma di briccone, come un modello di virtù e di nobiltà. E per far questo hanno toccato tutte le corde sensibili della famiglia: la tua vanità, il misticismo di tua moglie, l'affetto puro ed ingenuo di Maria, l'inesperienza giovanile di Carlo, il tuo amore paterno, poiché tu sei commosso della nobile azione del marchesino che ti risparmia il figlio, mentre costui ha già da un pezzo abilmente combinate tutte queste cose, e ciò che pare un'abnegazione eroica non è che un triste inganno. Prospero. (confuso) Eh!... eh!... Dio mio!... Mi confondi!... Mi turbi talmente che mi pare di perdere le idee. Ma sono stato presente anch'io... ieri... dalla contessa... Alberto. Non sai che la contessa è pagata dal Codini per farti perdere il figlio? Prospero. Oh! oh! oh! Alberto. Ch'egli le fu presentato da Giorgio? Prospero. Sarà... discolerie di gioventù... Ma poi... Alberto. Ch'essi sono di accordo per rovinare Carlo, per farti fare una pazzia... e perdere anche quell'ingenua creatura ch'è la Maria? Prospero. Tutte queste cose son belle a dirsi... Ma come sei sicuro poi? Alberto. Oh! sicuro come che ti vedo e ti parlo. Prospero. Ma una prova finalmente... una prova!... Non si decide così delle persone che si ritengono per oneste!... E molto più quando si è potuto vedere e toccare con mano, come ho fatto io... lo scopo lodevole... Alberto. Ah, credi che se io avessi queste prove non avrei a quest'ora strappato le maschere infami che nascondono i più tristi propositi?! Prospero. Dunque convieni anche tu? Alberto. Che cosa? Prospero. Che son mere supposizioni; forse l'antipatia che t'ispirano... Alberto. Cospetto!... Esserne sicuro come!... Prospero. Ma le prove? le prove? Alberto. Ecco la sciocca parola! Quando si ha a fare con uomini come Codini non si domandano prove; s'interroga il cuore. Prospero. Oh! Alberto. E il cuore non falla!... Il cuore indovina ov'è nequizia e ribalderia! Prospero. Caro mio, dimentichi che sono un uomo politico finalmente!... e che del cuore... senza prove... Alberto. Dio mio! E tentando di salvare Carlo ho affrettato la sua rovina!
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