SCENA
IX ed ultima
Tonio e detti,
indi Carlo.
Tonio.
Di là c'è il notaio.
Prospero.
Al diavolo il notaio e il matrimonio!... Corri piuttosto a chiamare mio figlio!
Rodolfo.
Non occorre; ci avevo già pensato. L'incontrai per le scale e lo indussi ad
aspettarmi in anticamera. Avanti, amico, avanti!
Carlo.
(gettandosi nella braccia dei suoi) Padre mio! Mamma! Maria!
Giorgio.
(minaccioso a Rodolfo) Ci parleremo, signore.
Rodolfo.
Dove? Alla Corte d'Assise? Non sono avvocato mio caro, sono veterinario.
Ferdinando.
(con ipocrisia) Signore! Quali sono i Tuoi imperscrutabili misteri? Calunniati
a questo punto!...
Alberto.
(con indignazione) Ma uscite dunque! Non avete almeno l'ipocrisia del pudore?
(a Codini e Giorgio additando il gruppo della famiglia Montalti abbracciati)
(Ferdinando e Giorgio partono)
Emilia.
Dio mio! Se fallai perdonatemi! Credetti che quell'uomo fosse davvero vostro
servo devoto!
Maria.
Carlo! Fratello mio! Ci sei reso!... Quei cattivi non ti allontaneranno mai più
da noi!...
Carlo.
Mai più! Mai più!
Prospero.
L'ho scappata bella per un miracolo!... un puro miracolo!
Alberto.
Un miracolo, ch'è di conforto alle anime oneste, perché prova che non sempre a
questo mondo trionfa ciò ch'è falso ed ingiusto.
FINE
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