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Giovanni Verga
Eros

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La giornata era stata calda e burrascosa, ma la sera era incantevole. La luna sorgeva dietro i monti, alcune bianche nuvolette erano ancor disseminate pel cielo, il lago sembrava color d'acciaio, solcato qua e da bianche strisce luminose; di quando in quando, a lunghi intervalli, un soffio di fresca brezza faceva stormire gli alberi e fiottare le acque sommessamente.

La contessa Armandi avea passato una di quelle giornate bisbetiche nelle quali avrebbe dato non so che cosa per poter dire che aveva l'emicrania: s'era sentita stanca, inquieta, nervosa, uggita; s'era aggirata pel salotto, si era guardata nello specchio, s'era messa alla finestra, poi avea cominciato a leggere, avea buttato il libro da banda e s'era appoggiata all'étagère, a guardare sbadigliando la lancetta dell'orologio, ed era rimasta a guardarla mezz'ora senza accorgersene. Infine aprì il pianoforte, e si mise a suonare, dapprima svogliatamente. Ad un tratto udì gente al cancello; allora fece un movimento.

«Il marchese Alberti» annunziò il domestico.

La contessa assentì del capo, senza voltarsi, e continuò a suonare.

Alberto entrò, si accostò al piano, e si mise dietro a lei; ella lo salutò con un cenno del capo, senza volger gli occhi su di lui, animandosi contro una difficoltà di Schubert.

Infine smise bruscamente di suonare, e si alzò.

«Che peccatoesclamò Alberto. «Continui, la prego

«No, mi annoia... Come sta?»

«Benissimo; ma ella non sta bene

«Io? s'inganna. Com'è venuto?»

«In barca, dal lago. Ho sentito la sua musica accostandomi alla villa, e avrei fatto meglio standomene ad ascoltare laggiù...»

«Avrebbe fatto peggio, perché m'annoiavo orribilmente. Le piace quel pezzo

«Moltissimo.»

«Lo suoni adunque.»

«Volentieri, se lo desidera

«Non per me!» diss'ella voltandogli le spalle.

«Per chi, allora?»

«Ma... per coloro che sono sul lago... pei pescatori

Alberto era rimasto immobile; indi le si avvicinò e andò a sedere presso di lei, che s'era messa sul canapè, scartabellando un libro nuovo

«Cos'ha?» le domandò piano, dopo avere atteso inutilmente ch'ella levasse gli occhi.

«Nulla. Cosa mi trova? È stata una brutta giornataccia, ecco tutto.»

«E son venuto in un brutto momentaccio

«Al contrario, l'aspettavo

«Cosa legge

«Una sciocchezza» e buttò via il libro: «suoni qualcosa, dunque!»

«Cosa desidera che suoni?

«Quel che vuole... Quell'Addio di Schubert

«Ma se non le piace...»

Ella si strinse nelle spalle con un movimento inimitabile. Alberti si mise al piano. L'Armandi s'appoggiò al leggio, poi incominciò a leggere della musica, infine andò a riprendere il libro che avea buttato via.

Alberti si volse, smise di suonare, e stette alcuni minuti cogli occhi fissi su di lei, il gomito appoggiato al pianoforte e la fronte sulla mano. Ad un tratto si alzò, e si avvicinò al canapè.

«Avete finitodomandò l'Armandi levando gli occhi con sorpresa su di lui.

«Sì, non se n'era accorta?».

Ella sorrise, e chiuse il libro.

«Cosa fa a Bellagio? c'è molta gente? si diverte? si annoia

«Sì» rispose Alberto sbadatamente.

L'Armandi gli rivolse uno sguardo fra il distratto e il penetrante, e si diede da fare per rassettare gli oggetti che erano sulla tavola.

«La sera è belladomandò poscia senza pensare a quel che diceva.

Ei volse gli occhi alla finestra spalancata, che incorniciava il più bel chiaro di luna, e rispose:

«Bellissima

«È stato sul lago, oggi

«Son venuto in barca, gliel'ho detto

Il discorso, privo d'alimento, cadde del tutto. La contessa si guardava attorno, come cercando un pretesto per rompere quel silenzio.

«Sul tavolino ci son dei sigari» gli disse «fumi pure, siamo in campagna

«Grazie

«Mi racconti che c'è di nuovo? Cosa si dice da quelle parti

«Si dice che i bigatti vanno benone

«Ah! Avremo della seta a buon mercato dunque?»

«Certamente!»

«Che fortuna

Improvvisamente l'uscio s'aprì, ed entrò correndo una graziosa bambina di quasi cinque anni, che andò a buttarsi nelle braccia della contessa.

«Adagio, caraesclamò la madre baciandola. «Cosa dirà il signore di una bimba che entra così all'impazzata

La bambina si volse a guardare il signore coi grandi occhi timidi e curiosi. Alberto le disse cingendola colle braccia:

«Mi permette che le dia un bel bacio, signorina

La bambina seria seria acconsenti col capo, e sporse la guancia rosea.

«Com'è bella, e come le somigliadisse Alberto baciandola.

La contessa suonò un po' vivamente, e consegnò la figlia alla governante.

«Perché rimandarla?...» domandò Alberto, sorpreso da quel brusco congedo.

«È tardi per lei, sono quasi le dieci» rispose ella secco secco.

Alberti si alzò.

«Ma io non sono una ragazzinadisse ridendo la contessa, e ritirò la mano che egli le stringeva per andarsene.

«Son venuto in un cattivo momento davvero

«No.»

«Non la disturbo

«Parli, taccia, legga, suoni, ma non mi lasci sola con la mia noia, ché sarei capace di buttarmi nel lago» diss'ella col medesimo sorriso.

«Tanto meglio

L'Armandi gli rivolse una tacita interrogazione, e si appoggiò alla spalliera del canapè, contemplando i disegni della ventola.

Successe un lungo silenzio.

«E la sua ballerinadomandò quasi sbadatamente.

«Sta benissimo» rispose Alberti senza levare gli occhi dall'album.

E tacquero nuovamente.

Tutt'a un tratto Alberti le piantò gli occhi in viso e domandò:

«Perché mi domanda della mia ballerina

«Così... per parlare di qualche cosa...»

Ei chiuse l'album, si alzò, andò a vedere l'ora che segnava l'orologio, e tornò a sedersi senza aprir bocca.

La contessa l'avea seguito collo sguardo, e s'era fatta pensierosa. Alla sua volta gli piantò gli occhi in faccia anche lei, e gli disse:

«Perché le rincresce che le parli della sua ballerina

«Non mi rincresce» rispose Alberti un po' bruscamente.

«Ho bisogno di rammentarle i nostri pattiriprese l'Armandi dopo una lieve esitazione. «Non siamo più amici come prima? Non ho più il diritto d'interessarmi a lei? di darle dei consigli all'occorrenza? Ella è giovane e pieno di cuore - troppo, forse. - Non le ho detto che quella ragazza le conviene, giacché non è pericolosa per la sua immaginazione

«Grazie

Successe un lungo silenzio.

«M'ascolti» riprese infine la contessa, mentre Alberti stava a capo chino. «Le ho parlato sempre con tanta schiettezza, che non le ho lasciato nemmeno il diritto di essere ingiusto. Sa che non l'amo, e che non l'amerò giammai, ma che le voglio un gran bene - in un altro modo - e che la sua amicizia mi è carissima. Però il giorno in cui ella mi amerà sarà un gran male, ci pensi! Se avrò un amante lo dirò a lei per primo - nient'altro - per provarle la schiettezza dei miei sentimenti, e costringerla a rimanere quello che desidero ch'ella sia per me. Le basta? Potrà promettermi di mantenere sempre dentro cotesti limiti le nostre relazioni? Ella è un uomo d'onore - parta o rimanga

Alberto rimase alcuni istanti silenzioso. Poscia rispose:

«Ha ragione

La contessa gli strinse la mano.

«Stasera sono stata bisbetica, e forse anche cattiva» riprese gaiamente. «È affar di nervi; mi perdoni, amico mio. Vuole che le suoni qualche pezzo per ricompensarlo della noia

«Sì» rispose egli distratto.

L'Armandi si mise al piano, e suonò lungamente senza interrompersi. Alberti sembrava ascoltasse attentamente, silenziosamente, e quand'ella si alzò, un po' stanca, non aprì nemmen bocca per ringraziarla.

Lei, seduta nell'angolo più oscuro, taceva da un pezzo; il silenzio era profondo; di tanto in tanto un soffio di brezza spingeva verso l'interno del salotto le tende del balcone e il profumo dei fiori ch'erano sulla terrazza; dalla finestra aperta vedevasi la superficie del lago incresparsi in strisce argentee.

Infine la contessa si alzò senza dire una parola e andò lentamente sulla terrazza. Alberti la seguì. Si appoggiarono alla balaustrata, guardando il lago. Non si vedeva un lume; mezzanotte suonava lontano.

«Diggiàmormorò l'Armandi.

Alberto prese il cappello per andarsene. Ella rispose appena al suo saluto, e non si volse nemmeno per vederlo partire. Udì vagamente chiudersi l'uscio del vestibolo, e poco dopo i passi di lui nel viale.

«La sua barca è laggiùdomandò all'improvviso e con vivacità dall'alto della terrazza.

«Sì.»

«Sa remare

«Credo di sì.»

«Rimandi il barcaiuolo, e m'aspetti

Dopo pochi momenti egli se la vide comparire dinanzi infilandosi i guanti, con un velo sul capo, il viso bianco e serio, gli occhi luccicanti.

«Sa proprio remarereplicò brevemente e senza volgere gli occhi su di lui.

«Sì, sì.»

Ella saltò nella barca senza aggiungere altro, e sedette a poppa.

La barchetta scivolò sulle acque tranquille, e allorché furono molto lontani dalla sponda Alberto lasciò i remi. La contessa guardava in silenzio la striscia luminosa che fuggiva dinanzi a loro sulla superficie bruna del lago, e l'acqua che s'increspava scintillante intorno ai remi. Stava mezzo sdraiata sui cuscini, tenendo il capo un po' arrovesciato indietro sul tappeto che sfiorava le acque, e guardando in alto; di tanto in tanto saettava uno sguardo su di Alberto, che teneva gli occhi rivolti altrove, e non diceva motto. Il silenzio aveva un fascino voluttuoso; quella pallida luce sembrava versare onde di non so qual nebbia seduttrice, un'ora suonava. La donna rivolse indolentemente il capo verso il luogo dove echeggiavano ancora gli ultimi rintocchi e tutt'a un tratto, fissando in volto ad Alberto gli occhi luccicanti, e bruscamente, ridendo quasi ironica, gli disse:

«Marchese Alberti, se in questo momento ci fosse anche in voi il conte Armandi, e se una metà del vostro individuo giurasse all'altra metà di non essere l'amante di vostra moglie, lo credereste

Alberto rimase sbalordito. Poi si rizzò di botto, e le disse con voce tremante e soffocata:

«Perché vi trastullate col mio cuore come con un cencio

Ella s'era alzata anche lei; si teneva ritta sulla poppa, leggermente pallida, cogli sguardi smarriti, le labbra smorte e sorridenti.

«No, Alberto!... Dico per ischerzo...» rispose con uno scoppiettìo convulso.

Ei le afferrò le mani

«Aspettatediss'ella seria, risoluta, e con voce concitata. «Giuratemi che non è un capriccio il vostro!»

«Oh!...»

Il brusco movimento di lui minacciò di far rovesciare la barchetta. La contessa vacillò, mise un piccolo grido.

«Non cominciamo dalla finedisse.

I primi chiarori dell'alba imbiancavano il cielo quando la barca toccò la sponda. La luna era smorta, il lago sembrava più scuro; la contessa era pallida, pensosa, sembrava pentita. Saltò vivamente sulla riva per non toccare la mano che il giovane le offriva; spinse la barchetta bruscamente col suo stivalino, e s'incamminò a passo lento verso il cancello, guardando con occhi distratti il lume che ardeva ancora nel salotto.

«Addio» gli disse con voce incerta, senza guardarlo, a capo chino.

 




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