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Dopo la mezzanotte il vento s'era
messo a fare il diavolo, come se sul tetto ci fossero tutti i gatti del paese,
e a scuotere le imposte. Il mare si udiva muggire attorno ai fariglioni che
pareva ci fossero riuniti i buoi della fiera di S. Alfio, e il giorno era
apparso nero peggio dell'anima di Giuda. Insomma una brutta domenica di
settembre, di quel settembre traditore che vi lascia andare un colpo di mare
fra capo e collo, come una schioppettata tra i fichidindia. Le barche del
villaggio erano tirate sulla spiaggia, e bene ammarate alle grosse pietre sotto
il lavatoio; perciò i monelli si divertivano a vociare e fischiare quando si
vedeva passare in lontananza qualche vela sbrindellata, in mezzo al vento e
alla nebbia, che pareva ci avesse il diavolo in poppa; le donne invece si
facevano la croce, quasi vedessero cogli occhi la povera gente che vi era
dentro.
Maruzza la Longa non diceva
nulla, com'era giusto, ma non poteva star ferma un momento, e andava sempre di
qua e di là, per la casa e pel cortile, che pareva una gallina quando sta per
far l'uovo. Gli uomini erano all'osteria, e nella bottega di Pizzuto, o sotto
la tettoia del beccaio, a veder piovere, col naso in aria. Sulla riva c'era
soltanto padron 'Ntoni, per quel carico di lupini che ci aveva in mare, colla
Provvidenza e suo figlio Bastianazzo per giunta, e il figlio della Locca, il
quale non aveva nulla da perdere lui, e in mare non ci aveva altro che suo
fratello Menico, nella barca dei lupini. Padron Fortunato Cipolla, mentre gli
facevano la barba, nella bottega di Pizzuto, diceva che non avrebbe dato due
baiocchi di Bastianazzo e di Menico della Locca, colla Provvidenza e il carico
dei lupini.
- Adesso tutti vogliono fare i
negozianti, per arricchire! diceva stringendosi nelle spalle; e poi quando
hanno perso la mula vanno cercando la cavezza.
Nella bettola di suor Mariangela
la Santuzza c'era folla: quell'ubriacone di Rocco Spatu, il quale vociava e
sputava per dieci; compare Tito Piedipapera, mastro Turi Zuppiddu, compare
Mangiacarrubbe, don Michele il brigadiere delle guardie doganali, coi calzoni
dentro gli stivali, e la pistola appesa al ventre, quasi dovesse andare a
caccia di contrabbandieri con quel tempaccio, e compare Mariano Cinghialenta.
Quell'elefante di mastro Turi Zuppiddu andava distribuendo per ischerzo agli
amici dei pugni che avrebbero accoppato un bue, come se ci avesse ancora in
mano la malabestia di calafato, e allora compare Cinghialenta si metteva a
gridare e bestemmiare, per far vedere che era un uomo di fegato e carrettiere.
Lo zio Santoro, raggomitolato
sotto quel po' di tettoia, davanti all'uscio, aspettava colla mano stesa che
passasse qualcheduno per chiedere la carità. - Tra tutte e due, padre e figlia,
disse compare Turi Zuppiddu, devono buscarne dei bei soldi, con una giornata
come questa, e tanta gente che viene all'osteria.
- Bastianazzo Malavoglia sta
peggio di lui, a quest'ora, rispose Piedipapera, e mastro Cirino ha un bel
suonare la messa; ma i Malavoglia non ci vanno oggi in chiesa; sono in collera
con Domeneddio, per quel carico di lupini che ci hanno in mare.
Il vento faceva volare le
gonnelle e le foglie secche, sicché Vanni Pizzuto col rasoio in aria, teneva
pel naso quelli a cui faceva la barba, per voltarsi a guardare che passava, e
si metteva il pugno sul fianco, coi capelli arricciati e lustri come la seta; e
lo speziale se ne stava sull'uscio della sua bottega, sotto quel cappellaccio
che sembrava avesse il paracqua in testa, fingendo di aver discorsi grossi con
don Silvestro il segretario, perché sua moglie non lo mandasse in chiesa per
forza; e rideva del sotterfugio, fra i peli della barbona, ammiccando alle
ragazze che sgambettavano nelle pozzanghere.
- Oggi, andava dicendo
Piedipapera, padron 'Ntoni vuol fare il protestante come don Franco lo
speziale.
- Se fai di voltarti per guardare
quello sfacciato di don Silvestro, ti dò un ceffone qui dove siamo; borbottava
la Zuppidda colla figliuola, mentre attraversavano la piazza. - Quello lì non
mi piace.
La Santuzza, all'ultimo tocco di
campana, aveva affidata l'osteria a suo padre, e se n'era andata in chiesa,
tirandosi dietro gli avventori. Lo zio Santoro, poveretto, era cieco, e non
faceva peccato se non andava a messa; così non perdevano tempo all'osteria, e
dall'uscio potevano tener d'occhio il banco, sebbene non ci vedesse, ché gli
avventori li conosceva tutti ad uno ad uno soltanto al sentirli camminare,
quando venivano a bere un bicchiere.
- Le calze della Santuzza,
osservava Piedipapera, mentre ella camminava sulla punta delle scarpette, come
una gattina - le calze della Santuzza, acqua o vento, non le ha viste altri che
massaro Filippo l'ortolano; questa è la verità.
- Ci sono i diavoli per aria!
diceva la Santuzza facendosi la croce coll'acqua santa. - Una giornata da far
peccati!
La Zuppidda, lì vicino, abburattava avemarie, seduta sulle calcagna,
e saettava occhiatacce di qua e di là, che pareva ce l'avesse con tutto il
paese, e a quelli che volevano sentirla ripeteva: - Comare la Longa non ci
viene in chiesa, eppure ci ha il marito in mare con questo tempaccio! Poi non
bisogna stare a cercare perché il Signore ci castiga! - Persino la madre di
Menico stava in chiesa, sebbene non sapesse far altro che veder volare le
mosche!
- Bisogna pregare anche pei
peccatori; rispondeva la Santuzza; le anime buone ci sono per questo.
- Sì, come se ne sta pregando la
Mangiacarrubbe, col naso dentro la mantellina, e Dio sa che peccatacci fa fare
ai giovanotti!
La Santuzza scuoteva il capo, e
diceva che mentre si è in chiesa non bisogna sparlare del prossimo. - «Chi fa
l'oste deve far buon viso a tutti», rispose la Zuppidda, e poi all'orecchio
della Vespa: - La Santuzza non vorrebbe si dicesse che vende l'acqua per vino;
ma farebbe meglio a non tenere in peccato mortale Filippo l'ortolano, che ha
moglie e figliuoli.
- Per me, rispose la Vespa,
gliel'ho detto a don Giammaria che non voglio più starci fra le Figlie di
Maria, se ci lasciano la Santuzza per superiora. Allora vuol dire che l'avete
trovato il marito? rispose la Zuppidda.
- Io non l'ho trovato il marito,
saltò su la Vespa con tanto di pungiglione. Io non sono come quelle che si
tirano dietro gli uomini anche in chiesa, colle scarpe verniciate, e quelli
altri colla pancia grossa.
Quello della pancia grossa era
Brasi, il figlio di padron Cipolla, il quale era il cucco delle mamme e delle
ragazze, perché possedeva vigne e oliveti.
- Va a vedere se la paranza è
bene ammarrata; gli disse suo padre facendosi la croce.
Ciascuno non poteva a meno di
pensare che quell'acqua e quel vento erano tutt'oro per i Cipolla; così vanno
le cose di questo mondo, che i Cipolla, adesso che avevano la paranza bene
ammarrata, si fregavano le mani vedendo la burrasca; mentre i Malavoglia
diventavano bianchi e si strappavano i capelli, per quel carico di lupini che
avevano preso a credenza dallo zio Crocifisso campana di legno.
- Volete che ve la dica? saltò su
la Vespa; la vera disgrazia è toccata allo zio Crocifisso che ha dato i lupini
a credenza. «Chi fa credenza senza pegno, perde l'amico, la roba e l'ingegno».
Lo zio Crocifisso se ne stava
ginocchioni a piè dell'altare dell'Addolorata, con tanto di rosario in mano, e
intonava le strofette con una voce di naso che avrebbe toccato il cuore a satanasso
in persona. Fra un'avemaria e l'altra si parlava del negozio dei lupini, e
della Provvidenza che era in mare, e della Longa che rimaneva con cinque
figliuoli. - Al giorno d'oggi, disse padron Cipolla, stringendosi nelle spalle,
nessuno è contento del suo stato e vuol pigliare il cielo a pugni.
- Il fatto è, conchiuse compare
Zuppiddu, che sarà una brutta giornata pei Malavoglia.
- Per me, aggiunse Piedipapera,
non vorrei trovarmi nella camicia di compare Bastianazzo.
La sera scese triste e fredda; di
tanto in tanto soffiava un buffo di tramontana, e faceva piovere una
spruzzatina d'acqua fina e cheta: una di quelle sere in cui, quando si ha la
barca al sicuro, colla pancia all'asciutto sulla sabbia, si gode a vedersi
fumare la pentola dinanzi, col marmocchio fra le gambe, e sentire le ciabatte
della donna per la casa, dietro le spalle. I fannulloni preferivano godersi
all'osteria quella domenica che prometteva di durare anche il lunedì, e fin gli
stipiti erano allegri della fiamma del focolare, tanto che lo zio Santoro,
messo lì fuori colla mano stesa e il mento sui ginocchi, s'era tirato un po' in
qua, per scaldarsi la schiena anche lui.
- E' sta meglio di compare
Bastianazzo, a quest'ora! ripeteva Rocco Spatu, accendendo la pipa sull'uscio.
E senza pensarci altro mise mano
al taschino, e si lasciò andare a fare due centesimi di limosina.
- Tu ci perdi la tua limosina a
ringraziare Dio che sei al sicuro, gli disse Piedipapera; per te non c'è
pericolo che abbi a fare la fine di compare Bastianazzo.
Tutti si misero a ridere della
barzelletta, e poi stettero a guardare dall'uscio il mare nero come la sciara,
senza dir altro.
- Padron 'Ntoni è andato tutto il
giorno di qua e di là, come avesse il male della tarantola, e lo speziale gli domandava
se faceva la cura del ferro, o andasse a spasso con quel tempaccio, e gli
diceva pure: - Bella Provvidenza, eh! padron 'Ntoni! Ma lo speziale è
protestante ed ebreo, ognuno lo sapeva.
Il figlio della Locca, che era lì
fuori colle mani in tasca perché non ci aveva un soldo, disse anche lui:
- Lo zio Crocifisso è andato a
cercare padron 'Ntoni con Piedipapera, per fargli confessare davanti a
testimoni che i lupini glieli aveva dati a credenza.
- Vuol dire che anche lui li vede
in pericolo colla Provvidenza.
- Colla Provvidenza c'è andato
anche mio fratello Menico, insieme a compare Bastianazzo.
- Bravo! questo dicevamo, che se
non torna tuo fratello Menico tu resti il barone della casa.
- C'è andato perché lo zio
Crocifisso voleva pagargli la mezza giornata anche a lui, quando lo mandava
colla paranza, e i Malavoglia invece gliela pagavano intiera; rispose il figlio
della Locca senza capir nulla; e come gli altri sghignazzavano rimase a bocca
aperta.
Sull'imbrunire comare Maruzza coi
suoi figliuoletti era andata ad aspettare sulla sciara, d'onde si scopriva un
bel pezzo di mare, e udendolo urlare a quel modo trasaliva e si grattava il
capo senza dir nulla. La piccina piangeva, e quei poveretti, dimenticati sulla
sciara, a quell'ora, parevano le anime del purgatorio. Il piangere della
bambina le faceva male allo stomaco, alla povera donna le sembrava quasi un
malaugurio; non sapeva che inventare per tranquillarla, e le cantava le
canzonette colla voce tremola che sapeva di lagrime anche essa.
Le comari, mentre tornavano
dall'osteria, coll'orciolino dell'olio, o col fiaschetto del vino, si fermavano
a barattare qualche parola con la Longa senza aver l'aria di nulla, e qualche
amico di suo marito Bastianazzo, compar Cipolla, per esempio, o compare
Mangiacarrubbe, passando dalla sciara per dare un'occhiata verso il mare, e
vedere di che umore si addormentasse il vecchio brontolone, andavano a
domandare a comare la Longa di suo marito, e stavano un tantino a farle
compagnia, fumandole in silenzio la pipa sotto il naso, o parlando sottovoce
fra di loro. La poveretta, sgomenta da quelle attenzioni insolite, li guardava
in faccia sbigottita, e si stringeva al petto la bimba, come se volessero
rubargliela. Finalmente il più duro o il più compassionevole la prese per un
braccio e la condusse a casa. Ella si lasciava condurre, e badava a ripetere: -
Oh! Vergine Maria! Oh! Vergine Maria! - I figliuoli la seguivano aggrappandosi
alla gonnella, quasi avessero paura che rubassero qualcosa anche a loro. Mentre
passavano dinanzi all'osteria, tutti gli avventori si affacciarono sulla porta,
in mezzo al gran fumo, e tacquero per vederla passare come fosse già una cosa
curiosa.
- Requiem eternam, biascicava
sottovoce lo zio Santoro, quel povero Bastianazzo mi faceva sempre la carità,
quando padron 'Ntoni gli lasciava qualche soldo in tasca.
La poveretta, che non sapeva di
essere vedova, balbettava: - Oh! Vergine Maria! Oh! Vergine Maria!
Dinanzi al ballatoio della sua
casa c'era un gruppo di vicine che l'aspettavano, e cicalavano a voce bassa fra
di loro. Come la videro da lontano, comare Piedipapera e la cugina Anna le
vennero incontro, colle mani sul ventre, senza dir nulla. Allora ella si cacciò
le unghie nei capelli con uno strido disperato e corse a rintanarsi in casa.
- Che disgrazia! dicevano sulla
via. E la barca era carica! Più di quarant'onze di lupini!
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