Oggi è l'ultimo giorno che passeremo qui a Monte Ilice. Domattina partiremo
per Catania. Se toccheremo Mascalucia ti rivedrò.
Se vedessi come tutto qui è triste! Il cielo nuvoloso, l'aria fredda, le
valli che son velate di nebbia, i monti che son coperti di neve, gli alberi che
non hanno le foglie, gli uccelletti che non hanno allegria, il sole ch'è
pallido, quelle lunghe file nere di corvi che si aggirano gracidando per
l'aria, que' contadini rannicchiati attorno al fuoco.
I miei non ne potevano più di starsene qui, soli, nella cattiva stagione, e
adesso che la paura del coléra è cessata, il babbo non vede l'ora di andarsene.
Io me ne sto delle ore intiere a pensare a non so che cosa, appoggiata sul
davanzale, quando il sole splende, o guardando tristamente il cielo attraverso
i vetri.
Mio Dio! questa è la morte... la morte della natura come la morte del
cuore... come la morte della povera rosa...
E pensare che questi luoghi erano tanto belli! che sono stata tanto felice
qui!
Mi son riconciliata con Dio, colla mia vocazione. Ho visto che la pace, la
quiete, la tranquillità non si trovano che laggiù, in quella cella, ai piedi di
quel crocifisso; che tutte le gioie del mondo lasciano infine un senso di
amarezza... tutte!
Eppure mi pare di lasciare una parte del mio cuore in questi luoghi ove ho
passato tante ore tristi e tanti giorni deliziosi. Ad ogni oggetto che ho
visto, ho pensato: domani non lo rivedrò più! Questa sera ho fatto un'ultima
passeggiata nel bosco; mi sono assisa un'ultima volta su quel muricciolo; ho
contemplato quella capannuccia posta di faccia alla nostra porta, e stando alla
finestra ho guardato con un senso inesplicabile di mestizia gli alberi, i monti,
quei burroni, il cielo ove si spegneva il raggio del giorno... e li ho salutati
per l'ultima volta, ed ho salutato persino la pietra coperta di musco, sin la
gronda che si stende sul mio capo. Tutte queste cose hanno una fisonomia
particolare, la fisonomia malinconica degli oggetti che sembrano dirci addio...
Ed il mio addio sarà eterno. L'anno venturo, allorché questi monti che adesso
tacciono e sono tristi, saranno allegri di suoni, di luce e di fragranze,
quando le villanelle canteranno per le vigne e la lodoletta pei cieli, i miei
parenti torneranno qui... Essi rivedranno questi luoghi deliziosi... Io no! Io
sarò lontana, chiusa in convento... e per sempre.
Ho riveduto quella casetta... Sembra che pianga, che abbia paura, sola,
fredda, silenziosa, perduta in fondo alla valle. ho chiuso l'ultima volta la
mia finestra; ho visto il crepuscolo morire sui vetri e le stelle accendersi ad
una ad una nel firmamento; le pareti illuminate dalla candela dell'ultima sera
hanno una fisionomia particolare; quel lettuccio, quel crocifisso, quei mobili,
tutte quelle piccole cose son diventate intelligenti, sono meste, mi hanno
detto addio... Anch'io son mesta... ho pianto, e mi son sentito alleggerire il
cuore.
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