CONTESSA. Giungo tardi!
ADELE. Grazie, contessa, di esser venuta,
ancorché tardi.
CONTESSA (avanzandosi e salutando in aria
motteggiatrice il Falconi). Cavaliere!… Che fortuna! Ma io v'incontro sempre
sui miei passi!
FALCONI (con galanteria). Non è colpa vostra,
madama, giacché da otto giorni procurate sempre di rivolgere altrove i vostri
passi.
CONTESSA. E perché dovrei essere in collera con
voi? Avreste qualche colpa sulla coscienza? (ironica e con accento
significativo). (ad Adele) Ma questa è una festa, non un semplice the danzante!
Una festa incantevole! Quanti bei fiori! Che bijou di salotto! Madama, il suo è
un soggiorno da fate!
ADELE (con grazia). In questo momento lo credo
anch'io giacché le fate son venute a trovarmi.
FALCONI. Si può dire che vi si hanno dato
rendez-vous.
CONTESSA (ironica). Badate, cavaliere! Le mie
amiche dicono che l'adulazione mi ha guastata.
ADELE. In compenso però i suoi amici vorranno
provarle il contrario.
CONTESSA. Dio mio, è naturale! Resta poi a vedere
chi abbia ragione dei due.
FALCONI. Gli amici di sicuro, poiché sono
di sesso diverso.
CONTESSA. Non è una buona ragione neanche quella.
Gli amici non saranno invidiosi, ma potrebbero essere bugiardi (sorridendo ma
con significazione al Falconi).
FALCONI. Non apro più bocca. Mi accorgo che non ne
indovino una.
ADELE. Sarebbe incredula, contessa?
CONTESSA. Sì e no! Da otto giorni in qua, per
esempio, credo meno agli omaggi che alle tacite e misteriose adorazioni… di cui
avrei riso… È bizzarra! (con significazione) Ho visto un miracolo! L'amore più
cieco, più ardente che nasconde gelosamente le minime sue manifestazioni. Il
delirio della passione che si maschera d'indifferenza. Ho visto un giovane che
corre dietro al suo sogno, al suo ideale da Milano a Firenze e da Firenze a
Livorno senza cercare di farsi conoscere, senza chiederle un’occhiata o una
parola… Un amore da pazzo, sì, perché noi non abbiamo altra parola per
dinotare questa sublime aberrazione dell'anima che si pasce delle sue febbri,
dei suoi sogni, e dei suoi palpiti, che passa le notti sotto le finestre
della donna amata per vedere soltanto l'ombra di lei passare dietro le cortine…
Ma da una settimana in qua sarei tentata di credere piuttosto all'amore di un
uomo che mi amasse in tal istrana guisa che non a quello di un galante che mi
assediasse con mille proteste prese al formulario della galanteria (al Falconi
con sorriso sarcastico, mentre vuol sembrare leggero). Per carità non badate
alla mia supposizione, ché non mi conosco tali meriti da permettermi una simile
ambizione!
ADELE. È strano.
CONTESSA. Sì, è strano, come tutto ciò che è
poesia. Ma qualche volta bisogna credere alla poesia se non altro perché non è
prosa… Ci credo anch'io!… e non sono delle fortunate!
ADELE. Ah! la poesia! (con sorriso
d'incredulità)
CONTESSA. Ah! i poeti!
ADELE (collo stesso ingenuo e spensierato
sorriso). Credo d'indovinare…
CONTESSA. Voglio essere discreta!
ADELE. E l'ideale, il sogno, la dea incognita?
(c.s.).
CONTESSA (con sardonica aria di discrezione). Ah!
davvero, voglio essere discreta!
ADELE (c.s.). Per un sogno!
FALCONI. Una pazzia addirittura!
CONTESSA (c.s.). Eh! sogni di sonnamboli che
possono avere le loro conseguenze.
ADELE (ridendo). Ah!
CONTESSA. Non crede ai sonnamboli, madama? (c.s.).
ADELE. Non bisogna mai creder nulla sulla
parola: né i falsi entusiasmi, né le tacite e misteriose adorazioni.
CONTESSA (con doppio senso). Quello che dite
potrebbe essere una crudeltà…
ADELE (vivamente e con dignità), Per chi?
CONTESSA (c.s.). Per nessuno e per tutti. Una
bella signora fa senza saperlo la felicità o la disperazione di cento
sconosciuti. con un sorriso o una parola che per essa non hanno alcuno
indirizzo né alcun secondo fine.
ADELE (con grazia). Contessa, a sua volta ella adopera
la più pericolosa delle adulazioni: quella che è più delicata.
CONTESSA (con grazia ed un sorriso significativo).
Non ho che una scusa, madama: io non le ho fatto mai il torto di
dubitare neppure un istante della sua penetrazione.
ADELE (seccamente e con dignità). Le assicuro che non
ho nulla penetrato… come non mi pare che ci sia nulla da penetrare. (con
grazia) Del resto ella non mi ha detto il nome dei sonnamboli… ed io non
mi curo di conoscerlo.
CONTESSA (c.s.). Perdoni, signora… Ma capirà benissimo
che in argomenti così delicati la discrezione è un dovere… (come per cambiare
discorso, con altro tono, ma, con raddoppiamento di sarcasmo) Ma il signor
Giliotti?… È un pezzo che non lo vedo! Verrà alla sua festa?
ADELE (con dignità). Perché mi fa questa domanda,
contessa?
CONTESSA. Il signor Giliotti è poeta e di codesto
sonnambolismo potrebbe dircene forse qualche cosa.
ADELE. Ah!… Il signor Giliotti ha dimenticato di
lasciarmi la sua carta da visita… e non conoscendo il suo indirizzo non ho potuto
avere la fortuna d'invitarlo (con dignità).
CONTESSA. Oooh!… (ironica).
ADELE. Perché tanta sorpresa?
CONTESSA. Il signor Giliotti è così perfetto
gentiluomo!… e quest'oblio degli usi sociali… tanto straordinario!…
ADELE. Che vuole?… Una dimenticanza è tanto
facile e scusabile… in questi tempi di bagni e di divertimenti… Tant'è bisogna
rassegnarsi: il signor Giliotti non potrà spiegarle la sua teoria del
sonnambolismo.
CONTESSA. Meglio così. Simili malattie del cuore
vanno curate col sistema omeopatico.
FALCONI. Quando non si curano all'ospedale dei
matti.
CONTESSA (con ironia). Sapete il proverbio,
cavaliere: Tutti i matti non sono all'ospedale!… Ma, a proposito di matti,
sciorinateci il vostro resoconto galante della giornata.
FALCONI. È poverissimo… all'infuori di un meschino
duello, di una sfida corsa l'altra sera al Ricasoli. Il termometro
dell'highe-life segna il bel tempo stabile, ch'è quanto dire la noia
a 20 gradi Reamur.
ADELE. Ma mi pare che sia abbastanza!… e anche
troppo! Un duello!… Vuol dire una riputazione compromessa, forse, e del sangue
sparso!
FALCONI (con fatuità). Oh, nulla! Proprio nulla!
Una bazzecola!
CONTESSA. Infatti si parla di uno scandalo, e quel
che più mi rincresce, avvenuto nel mio giardino, il dì che ebbi il piacere di
riunire alcuni amici in casa mia, a Montenero… Non so bene… Si diceva di un
colloquio interrotto… di una sorpresa… di una signora orribilmente compromessa…
Ma Dio! come si diventa maligni a questo mondo!… E tutto ciò con tale
insistenza e tali particolari che avrei dovuto crederci anch'io… (guardando con
significazione il Falconi) se non avessi avuto delle prove in contrario.
FALCONI. Oh, contessa, è naturalissimo. Il vostro
giardino è il boschetto di Armida, e così, per dare al quadro il colore locale
ci avranno ricamate su le ninfe… coi relativi tête-a-tête.
CONTESSA. Ecco, madama, il solo poeta di cui io
debba contentarmi!
ADELE. E probabilmente la conseguenza di tutto
questo sarà una persona disonorata ed un'altra uccisa!… Conveniamone, signori,
che per un cicaleccio di buona società è una cattiva azione.
CONTESSA (con ironico doppio senso). Oh,
madama! Quei signori quasi quasi ci direbbero che nella menzogna più assurda
c'è sempre qualche cosa di vero, e che la calunnia perché si attacchi bisogna
che trovi un appicco… Del resto la società dei bagni si annoia; non è vero,
cavaliere? Il termometro dell’highe-life segna lo sbadiglio, e un cavaliere che
si rispetti, che conosca appena appena il suo mestiere deve avere sulla punta
delle dita la cronaca degli scandali. E la vostra, cavaliere?
FALCONI. Nemmeno il più meschino scandalo. Il
termometro vuole avere ragione per forza.
CONTESSA (con ironia). Chissà! Mettetelo all'ombra
di un viale coperto… o dietro i vetri di una serra… e forse avrà torto.
FALCONI. Potrebbe esser guasto e mentire.
CONTESSA. No, no: quel povero strumento non ha
abbastanza spirito per dire una bugia: anzi spesso vien confermato dagli sforzi
che si fanno per ismentirlo… Che so io… una lettera… delle scuse che nessuno si
sognava di chiedere e che valgono la confessione di un tono… (il cavaliere fa
un movimento). E allora io do ragione al termometro. Confessate mio caro, che è
un utilissimo strumento, e se si potesse consultare sempre (con accento
significativo ma senza esagerazione) chissà se non servirebbe a prevenire certe
infermità ridicole e pericolose… (ridendo con leggerezza). E il medico non
avrebbe bisogno di tastare il polso.
FALCONI (imbarazzato ma cercando di rimettersi).
Io mi curo all'indiana, senza il medico.
CONTESSA (c.s.). In tutti i casi?
FALCONI. Sì, perché spesso non occorre che
una cavata di sangue!
ADELE. Oh! eccoci allo spettro rosso di voi
altri signori uomini!
CONTESSA (c.s.). Quando non è lo spettro bianco!
FALCONI (in aria spavalda che vuol fingersi modesta).
Signore mie, protesto!… Ho il dovere di protestare… in questo momento
specialmente… Io prendo troppo sul serio il duello per lasciar supporre… che si
possa servirsene come di spauracchio… di fantasma…
ADELE. Ho detto spettro rosso come avrei potuto dire
spettro bianco, e non mi disdico. È uno spettro ch'è ridicolo quand'è bianco,
ma è brutale quando è rosso.
FALCONI. Domando mille perdoni, ma io trovo invece
che il duello è la salsa della vita, il piccante delle buone avventure. Senza
il duello non ci sarebbero più belle creanze. Tolgasi il duello e non
rimarranno più che le legnate da paltronieri… Infine, francamente… io non sento
la vita che allorquando la gioco sulla punta della spada.
CONTESSA (sorridendo con ironia). Anche quando
sapete di aver cattivo giuoco?
FALCONI (con enfasi da gradasso). Non so se avrò
cattivo giuoco; ma so che giocherò del mio meglio!
CONTESSA. Avrò è un tempo definito! C'è del serio
adunque sotto questo cattivo scherzo?
ADELE. Signore, io avrei amato meglio ignorare
una disgrazia che non posso impedire.
FALCONI (c.s.). Oh, non è nulla! Non ci pensi!…
Proprio una bagatella!…
CONTESSA. Vi battete?
FALCONI (c.s.). Non l'ho detto.
CONTESSA. Avrei dovuto indovinarlo. Ecco che il
termometro ha ragione!… All'ombra però.
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