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Giovanni Verga
Rose caduche

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  • ATTO SECONDO.
    • Scena IV. Il domestico annunziando; indi la signora Merelli, Lucrezia e il comm. Gaudenti.
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Scena IV. Il domestico annunziando; indi la signora Merelli, Lucrezia e il comm. Gaudenti.

 

DOMESTICO. Le signore Merelli. Il signor Commendatore Gaudenti.

ADELE (andando ad incontrarli). Oh! che fortuna!

CONTESSA (piano a Paolo nel tempo che il Falconi si è scostato alquanto per andare incontro ai nuovi arrivati). Mio caro Avellini, vi do un consiglio d'amica sincera: imparate la scherma da oggi a domani, se potete, altrimenti darete buon gioco su tutti i punti a quel cattivo cavaliere.

SIG.RA MERELLI (ad Adele). Il suo invito è stato così gentile, che non abbiamo voluto mancare, sebbene il commendatore veramente abbia dovuto sacrificarmi mille importantissime occupazioni.

GAUDENTI. Proprio! Proprio!… Ma per avere il piacere!

ADELE. Grazie a lei e al commendatore! Non speravo più di vederle! Madamigella, ella ha torto di tenere in pena i suoi amici! Come va?

LUCREZIA. Ma benissimo, come sempre.

CONTESSA (al cavalier Falconi, fingendosi sorpresa). Che dicevate adunque, cavaliere?

FALCONI (imbarazzatissimo). Ma io… M'avevano pur dettoCapiranno bene… Siccome è un pezzo che non ho l'onore di vedere le signore Merelli… Proprio un secolo!…

ADELE. Sarà stato un falso allarme, una cattiva notizia che non ha fatto altro male che quello di renderci più vivo il piacere di stringere la mano a madamigella (con grazia e stringendole le mani).

SIG.RA MERELLI. Cavaliere, dove va ella a pescare le indisposizioni di mia figlia?

GAUDENTI. Se madamigella è sempre fresca come una rosa

CONTESSA. Commendatore, non s'è più visto! E le sue lezioni di cavallerizza?…

GAUDENTI. Le dirò, bella dama… La signora Merelli… le mie importantissime occupazioni… Anche stasera veramente non avrei potuto… Ma la signora lo volle…

SIG.RA MERELLI. Il commendatore diceva di no ed io dicevo di sì.

CONTESSA. Ed è stato sì!

SIG.RA MERELLI. Sfido io!

ADELE. Il commendatore sarà stato felice di confessarsi dalla parte del torto.

GAUDENTI. Eh, eh… bella signora… Ma propriamente io non dicevo

SIG.RA MERELLI (Piano ad Adele e alla contessa). Veramente quel povero commendatore non ci aveva colpa… Ma se sapeste, mie care, quante cure! quante gravissime occupazioni!… Gran brutta cosa, da un certo lato, essere persone di merito! Quel povero commendatore!… Non lo lasciano tranquillo un momento, che è un momento!… E anche adessoc’è per aria qualche cosa di grosso per lui… qualche cosa come un titolo di barone e una poltrona in Senato!…

CONTESSA. Oh!

SIG.RA MERELLI. Sì, proprio! La signora che sposerà sarà una baronessa!… Non dico altro… Mi raccomando, veh! Signor Avellini!… È un secolo che non si vede!…

PAOLO. Ho avuto torto, madama, e ne domando perdono.

SIG.RA MERELLI. Oh! non a me!…

LUCREZIA. Oh! i magnifici mazzi! Come si chiama questo bel fiore, cavaliere?

CONTESSA (frapponendosi al Falconi che vuole avvicinarsi da solo a Lucrezia). Cavaliere mio, vi risparmio un fiasco. È un'azalea, madamigella. Il cavaliere in fatto di fiori conosce soltanto quelli della sua fioraia. Non andate in collera per questo, caro Falconi, io vi rendo giustizia per tutte quelle conoscenze dello sport che vi hanno meritato la riputazione di perfetto cavaliere… E a proposito di sport diteci chi fu il vincitore alle ultime corse.

FALCONI. Sempre quel diavolo di Bern. L'altro giorno al Club si scommetteva che egli ferra i suoi cavalli con dei biglietti da mille lire.

ADELE. È ferrarli un po' forte!

CONTESSA. E che ne dicevano i suoi amici del Club?

FALCONI. Che quando si posseggono dei cavalli ferrati in oro non si ha il diritto di farli correre con quelli ferrati… come semplici mortali.

CONTESSA. L'osservazione è spiritosa.

FALCONI. Quanto siete buona, contessa!

CONTESSA. Modestia a parte, cavaliere. (sottovoce, vedendo ch'egli tenta accostarsi a Lucrezia) Ma guardate quella povera bambina!… Son sicura che ha qualche cosa a dirvi… della farfalla che avete cercato insieme.

FALCONI (supplichevole e sottovoce). Siete spietata! Ma se vi giuro

CONTESSA (forte). Che giova, caro mio! Il signor Avellini è scettico come… un avvocato. Non vi crederebbe.

SIG.RA MERELLI. Che si dice del signor Avellini?

CONTESSA (a Paolo). Amico mio, il cavaliere mi assicura che la causa di quel duello di cui dovete saperne qualche cosa sia una calunnia.

PAOLO. È verissimo!

CONTESSA. Oh!… Ecco una credulitàprodigiosa!

GAUDENTI. Ah! Ah! So anch'io di che si tratta. Poiché le storielle galanti anch'io… Qualche cosa come un appuntamento… un colloquio interrotto sul più bello… Ah! Ah!

SIG.RA MERELLI (dandogli sulla voce). Ma commendatore! Noi non vi domandiamo le vostre storielle da giovinotti! (piano) Che discorsi son questi, davanti alla mia bambina! Ma avete perduto la testa!

ADELE. Ci siamo occupati anche troppo di quella stupida ciarla. Ma di devono esserci venti ballerini che attendono ansiosamente il regalo che vado a far loro. (accennando a Lucrezia) Commendatore, in quella sala c'è un tavolino di scacchi. Le procurerò un partner degno di starle a fronte: la contessa Gigotti.

SIG.RA MERELLI (afferrando il commendatore e prendendone il braccio). Il commendatore mi deve una rivincita… È diggià impegnato.

GAUDENTI. È verissimoDomando scusa… Sono impegnato.

SIG.RA MERELLI (conducendolo via). Sareste stato capace di accettate, signor Ganimede! (vanno via).

LUCREZIA (imbarazzata, cercando di far segno al Falconi). … Il mio carnet!… Non l'ho più!… Che il commendatore l’abbia lasciato , per caso? (fingendo di cercare vicino al cappello che il commendatore ha lasciato sul tavolo presso l'uscio in fondo).

CONTESSA (frapponendosi fra lei e il Falconi). Madamigella, giacché non lo trova, vuol permettermi di offrirle il mio?

LUCREZIA (con dispetto mal dissimulato). Grazie! (via con Adele dalla galleria che mette alla sala da ballo).

 

 




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