DOMESTICO. Le signore Merelli. Il signor
Commendatore Gaudenti.
ADELE (andando ad incontrarli). Oh! che fortuna!
CONTESSA (piano a Paolo nel tempo che il Falconi
si è scostato alquanto per andare incontro ai nuovi arrivati). Mio caro
Avellini, vi do un consiglio d'amica sincera: imparate la scherma da oggi a
domani, se potete, altrimenti darete buon gioco su tutti i punti a quel cattivo
cavaliere.
SIG.RA MERELLI (ad Adele). Il suo invito è stato così
gentile, che non abbiamo voluto mancare, sebbene il commendatore veramente
abbia dovuto sacrificarmi mille importantissime occupazioni.
GAUDENTI. Proprio! Proprio!… Ma per avere il piacere!
ADELE. Grazie a lei e al commendatore! Non
speravo più di vederle! Madamigella, ella ha torto di tenere in pena i suoi
amici! Come va?
LUCREZIA. Ma benissimo, come sempre.
CONTESSA (al cavalier Falconi, fingendosi
sorpresa). Che dicevate adunque, cavaliere?
FALCONI (imbarazzatissimo). Ma io… M'avevano pur
detto… Capiranno bene… Siccome è un pezzo che non ho l'onore di vedere le
signore Merelli… Proprio un secolo!…
ADELE. Sarà stato un falso allarme, una cattiva
notizia che non ha fatto altro male che quello di renderci più vivo il piacere
di stringere la mano a madamigella (con grazia e stringendole le mani).
SIG.RA MERELLI. Cavaliere, dove va ella a pescare le
indisposizioni di mia figlia?
GAUDENTI. Se madamigella è sempre fresca come una
rosa…
CONTESSA. Commendatore, non s'è più visto! E le
sue lezioni di cavallerizza?…
GAUDENTI. Le dirò, bella dama… La signora Merelli…
le mie importantissime occupazioni… Anche stasera veramente non avrei potuto…
Ma la signora lo volle…
SIG.RA MERELLI. Il commendatore diceva di no ed io dicevo
di sì.
CONTESSA. Ed è stato sì!
SIG.RA MERELLI. Sfido io!
ADELE. Il commendatore sarà stato felice di
confessarsi dalla parte del torto.
GAUDENTI. Eh, eh… bella signora… Ma propriamente io
non dicevo…
SIG.RA MERELLI (Piano ad Adele e alla contessa).
Veramente quel povero commendatore non ci aveva colpa… Ma se sapeste, mie care,
quante cure! quante gravissime occupazioni!… Gran brutta cosa, da un certo
lato, essere persone di merito! Quel povero commendatore!… Non lo lasciano
tranquillo un momento, che è un momento!… E anche adesso… c’è per aria qualche
cosa di grosso per lui… qualche cosa come un titolo di barone e una poltrona in
Senato!…
CONTESSA. Oh!
SIG.RA MERELLI. Sì, proprio! La signora che sposerà sarà una
baronessa!… Non dico altro… Mi raccomando, veh! Signor Avellini!… È un secolo
che non si vede!…
PAOLO. Ho avuto torto, madama, e ne domando
perdono.
SIG.RA MERELLI. Oh! non a me!…
LUCREZIA. Oh! i magnifici mazzi! Come si chiama
questo bel fiore, cavaliere?
CONTESSA (frapponendosi al Falconi che vuole
avvicinarsi da solo a Lucrezia). Cavaliere mio, vi risparmio un fiasco. È
un'azalea, madamigella. Il cavaliere in fatto di fiori conosce soltanto quelli
della sua fioraia. Non andate in collera per questo, caro Falconi, io vi rendo
giustizia per tutte quelle conoscenze dello sport che vi hanno meritato la
riputazione di perfetto cavaliere… E a proposito di sport diteci chi fu il
vincitore alle ultime corse.
FALCONI. Sempre quel diavolo di Bern. L'altro
giorno al Club si scommetteva che egli ferra i suoi cavalli con dei biglietti
da mille lire.
ADELE. È ferrarli un po' forte!
CONTESSA. E che ne dicevano i suoi amici del Club?
FALCONI. Che quando si posseggono dei cavalli
ferrati in oro non si ha il diritto di farli correre con quelli ferrati…
come semplici mortali.
CONTESSA. L'osservazione è spiritosa.
FALCONI. Quanto siete buona, contessa!
CONTESSA. Modestia a parte, cavaliere. (sottovoce,
vedendo ch'egli tenta accostarsi a Lucrezia) Ma guardate quella povera bambina!…
Son sicura che ha qualche cosa a dirvi… della farfalla che avete cercato
insieme.
FALCONI (supplichevole e sottovoce). Siete
spietata! Ma se vi giuro…
CONTESSA (forte). Che giova, caro mio! Il signor
Avellini è scettico come… un avvocato. Non vi crederebbe.
SIG.RA MERELLI. Che si dice del signor Avellini?
CONTESSA (a Paolo). Amico mio, il cavaliere mi
assicura che la causa di quel duello di cui dovete saperne qualche cosa sia una
calunnia.
PAOLO. È verissimo!
CONTESSA. Oh!… Ecco una credulità… prodigiosa!
GAUDENTI. Ah! Ah! So anch'io di che si tratta.
Poiché le storielle galanti anch'io… Qualche cosa come un appuntamento… un
colloquio interrotto sul più bello… Ah! Ah!
SIG.RA MERELLI (dandogli sulla voce). Ma commendatore!
Noi non vi domandiamo le vostre storielle da giovinotti! (piano) Che discorsi
son questi, davanti alla mia bambina! Ma avete perduto la testa!
ADELE. Ci siamo occupati anche troppo di quella
stupida ciarla. Ma di là devono esserci venti ballerini che attendono
ansiosamente il regalo che vado a far loro. (accennando a Lucrezia)
Commendatore, in quella sala c'è un tavolino di scacchi. Le procurerò un
partner degno di starle a fronte: la contessa Gigotti.
SIG.RA MERELLI (afferrando il commendatore e prendendone
il braccio). Il commendatore mi deve una rivincita… È diggià impegnato.
GAUDENTI. È verissimo… Domando scusa… Sono
impegnato.
SIG.RA MERELLI (conducendolo via). Sareste stato capace
di accettate, signor Ganimede! (vanno via).
LUCREZIA (imbarazzata, cercando di far segno al Falconi).
… Il mio carnet!… Non l'ho più!… Che il commendatore l’abbia lasciato lì, per
caso? (fingendo di cercare vicino al cappello che il commendatore ha lasciato
sul tavolo presso l'uscio in fondo).
CONTESSA (frapponendosi fra lei e il Falconi).
Madamigella, giacché non lo trova, vuol permettermi di offrirle il mio?
LUCREZIA (con dispetto mal dissimulato). Grazie!
(via con Adele dalla galleria che mette alla sala da ballo).
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