CONTESSA (si volge verso di Paolo, lo guarda
comicamente, indi scoppia a ridere). In verità, no! Non mi avete l'aria di un
uomo che pianga.
PAOLO (freddamente). Madama, voi avete detto che io
sono filosofo, ed i filosofi non piangono mai.
CONTESSA. Per orgoglio.
PAOLO (c.s.). No, ma perché la filosofia insegna
anzitutto che certe disgrazie vanno sopportate con rassegnazione.
CONTESSA. Sapete, signore, che io non saprei
giudicare se siete… troppo filosofo… o molto screanzato.
PAOLO (con ironica galanteria). Contessa, voi siete troppo
bella, e soprattutto troppo buona, perché io possa alludere a voi.
CONTESSA (ironica). Grazie!… Però devo confessare
che i vostri principi sono comodissimi. Peccato che qualche volta essi non
reggano alla più piccola prova… che so io… ad uno stormire di fronde… all'eco
di un viale… all'illusione ottica prodotta dai vetri di una serra… Allora si
lasciano bravamente da parte i principi e si mette mano alla spada.
PAOLO (c.s.). La mia dorme nel fodero.
CONTESSA (sorpresa). Non vi battete?
PAOLO. No.
CONTESSA. Sul serio?
PAOLO. Seriissimamente.
CONTESSA (in aria sarcastica). Ma l'eco?
PAOLO. Poteva sbagliarsi.
CONTESSA (c.s.). Scettico! Non credete nemmeno
agli echi!
PAOLO. Ci credo come alle false testimonianze.
CONTESSA (con comica serietà). Mio caro Paolo
permettetemi che io vi faccia i miei complimenti! Non c'è che dire. La vostra
fede ha del miracoloso, giacché nulla la scuote… neanche le false
testimonianze. È quella stessa fede che fece i santi… e che oggi fa i mariti.
Bisogna inchinarsi dinanzi al miracolo, ed io m'inchino per la prima. Eccovi un
documento, una prova scritta, come dite voi altri avvocati, (mostrandogli una
lettera) che giustificherà pienamente la vostra fede e smentirà le false
testimonianze. È un prezioso autografo del cavalier Falconi. Ve lo leggerò.
(legge).
«Contessa, per grazia,
ascoltatemi! Siete in errore, mi hanno calunniato dicendovi che io sia stato
sorpreso nel vostro giardino in colloquio amoroso colla signorina Merelli; e
voi avete creduto che amando voi si possa far la corte ad altra donna! Ah! voi
non mi amate come io vi amo! Permettetemi che io venga a provarvelo ai vostri
piedi, giustificandomi». (a Paolo) Vedete che avete fatto bene a non svegliare
la vostra spada!
PAOLO (freddamente). Siate tranquilla. Dorme sempre.
CONTESSA (dopo averlo guardato un istante
comicamente ma con ironia, gli stende la mano). Decisamente mio caro Avellini,
fate bene ad ammogliarvi. Voi renderete felice vostra moglie!
PAOLO (freddamente ma con dignità). Lo spero
almeno; e la prova ne sia che comincio dal mettere sotto la salvaguardia del
mio onore una fanciulla tanto ingenua da ingannarsi sul valore dei suoi
sentimenti, tanto pura da non comprendere che le promesse e i giuramenti
dell'uomo che giurando d'amarla le consiglia di sposare un altr'uomo erano un
mortale insulto per lei. Io ho fiducia nel dovere, contessa; il matrimonio ci
salverà entrambi: me dal prostituire la mia dignità correndo dietro una
chimera… (inchinandosi con ironica galanteria), una seducentissima chimera!…
lei dalla più pericolosa tentazione ch'è quella che sembra venire dal cuore.
CONTESSA (c.s.) Ma bravo! bravo di cuore! Caro
Avellini, voglio aiutarvi ad ogni costo; voglio rendervi un servigio. Spero di
arrivare a convincervi che io sono la migliore vostra amica… Questa lettera
certamente ha sbagliato indirizzo, ma m'incarico io del ricapito. Mi promettete
di ballare con me la seconda contradanza se vi rendo questo servigio?
PAOLO (con ironica galanteria). Voi mi domandate come
un compenso ciò che è una vera fortuna per me.
CONTESSA. Vi farò un prezioso dono in
contraccambio… e non avrò altro merito che quello di farvelo trovare quando
l'avete già sotto la mano… Mio Dio! come siete stupidi, voi altri filosofi! Non
ci siamo che noi teste vuote capaci di sorprendere un intrigo in un segno
impercettibile fatto colla coda dell'occhio… nel domandare come si chiami un
fiore a chi ne deve sapere quanto di astronomia… o nell'andare a cercare un
carnet dove si sa bene che non c'è… (ridendo) o nell'insistenza di un cavaliere
qualunque a voler andar via ostinandosi a scambiare il suo cappello con quello
di un commendatore qualunque… (rendendo il cappello di Gaudenti).
V'immaginereste mai, signor avvocato, che quel venerabile cilindro del
commendatore sia in flagrante delitto di contrabbando verso le RR. Poste?… Quel
povero Commendatore ne sarebbe scandolezzato assai… eppure a sua insaputa, il
suo Ufficio Postale deve funzionare con più regolarità di quello del governo… e
scommetterei che il corriere d'oggi deve recare dispacci importantissimi… a
giudicare da certe occhiate eloquenti… da certe insistenze… Il cavalier Falconi
aveva una premura maledetta di affacciarsi alla Posta, ma io non glie ne ho
dato il tempo… ed eccovi qui… (traendo un bigliettino dalla fodera del cappello
in aria di trionfo). Ah! Non m’ingannavo! Tocca a voi entrare nei vostri
diritti di marito. Eccovi.
PAOLO. Contessa, io non vorrei commettere
un'indiscrezione neanche se li avessi cotesti diritti.
CONTESSA. Sarebbe provvidenziale l'ostinata cecità
di certuni!… Ebbene leggerò io. (legge)
«Ingrato! Ho tanto sofferto e voi
non mi avete scritto il più piccolo rigo per tranquillizzarmi! Sono sulle
spine! Che si dice di noi? Si sa la scena del giardino? Bisogna che io vi
parli. Verrò apposta al the della signora Landi. Procurate d'incontrarmi da
sola dopo la prima contradanza che ballerò». (a Paolo dandogli il biglietto). A
voi! Tenetelo per le grandi occasioni.
PAOLO (con calma). Infatti voi mi rendete un gran
servigio procurandomi un colloquio che desideravo avere con madamigella
Lucrezia.
CONTESSA (sempre sardonicamente). Davvero? In tal
caso vi spiano ancora dippiù la via. Lasciate fare. La vostra delicatezza non
avrà a soffrire. (mette la lettera che ricevette dal cavaliere nel cappello del
commendatore ove trovò quella di Lucrezia pel Falconi). Fatevi trovar qui dopo
la prima contradanza… e non dimenticate di mandarmi il primo biglietto di
partecipazione… Ma soprattutto non abbandonate neanche per un minuto il campo
di battaglia. (vedendo il cavatier Falconi) Vedete che gli avvoltoi già sentono
l'odor della preda.
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