CONTESSA (sarcasticamente). Decisamente, povero
cavaliere, alla vostra aria sembra che quello scherzo sia stato molto pungente!
FALCONI (cercando dissimulare il suo dispetto
sotto un'aria di galanteria). Spine di rosa! Puntura lieve!
CONTESSA. Sarà stato qualche spillo invece che vi
avrà punto.
ADELE (ironica). Punture galanti alle quali un uomo del
bel mondo dev'essere abituato!
FALCONI. Eh!… pur troppo!
CONTESSA. No, no. Questi signori sono così vani!
Pretendono saper giocare colle rose senza pungersi le dita… e quando hanno le
mani in sangue si mettono i guanti per nascondercelo.
ADELE. Si tolga i guanti, cavaliere…
CONTESSA. Lasciateli, mio caro. (ad Adele) Egli
sarebbe capace d'inventarci che cadde su di un mucchio di vetri.
ADELE (c.s.). Oibò!… il cavaliere mentire!
FALCONI. Ma, signore mie, mi pare che se ciò fosse
dovrei anzi andare orgoglioso delle mie mani sanguinanti.
ADELE (c.s.). Come un veterano delle sue ferite?
FALCONI. Ma certamente! Chi è ferito sulla breccia
non è forse un buon soldato?
ADELE (c.s.). Però io conosco di quei soldati che si
feriscono da sé per farsi mettere in sicuro all'ambulanza.
CONTESSA. Allora credo che non ci resta di meglio a
fare che preparare la vostra barella. (ridendo).
FALCONI. Se mi promettete di essere la mia suora
di carità mi rassegno all'ospedale. (con galanteria).
CONTESSA (con comica esitazione e sorridendo
ironica)… Preferisco vedervi in buona salute.
FALCONI. Non vi date la pena di esser meco
gentile, contessa!
CONTESSA. È la moda Jockey-Club.
FALCONI. Eppure sarei tentato di non credere alla
vostra inimicizia. (con galanteria).
CONTESSA. Siete modesto!
FALCONI (come sopra). Volete dire che son
fortunato… (piano), se è vero che avete prestato i vostri spilli alla signorina
Merelli per mettermi alla prova!
CONTESSA (ironica). Non avete sospettato che anche
questa supposizione potrebbe essere uno scherzo di Lucrezia?
FALCONI. Amo credere il contrario.
CONTESSA (c.s.). Alla buon'ora! Questo si chiama
afferrare la fortuna pei capelli!… (piano e con grazia) Del resto è possibile che
presto o tardi abbiate ragione!…
FALCONI (vivamente). Ah! quando, contessa?…
quando?
CONTESSA (sorridendo con leggerezza). Quando
avrete vinto sul turf quel diavolo di Berri. È una scommessa; sapete che noi
donne siamo capricciose! Procurate di vincere! (stringendo la mano alla Landi).
Addio, madama. Io conto su di lei tutti i miei giovedì perché mi aiuti ad
incatenare questi signori attorno alle nostre poltrone. (vedendo che il
cavaliere prende il cappello per accompagnarla) Cavaliere, rimanete. Vi lascio
in troppo bella compagnia per avere il coraggio di farvi eclissare con me… Non
vi date la pena di raggiungermi che quando avrete a darmi la buona notizia che
avete vinto la vostra scommessa… Non vi perdonerò se non a condizione che
diventiate il leone del giorno, e facciate omaggio del vostro chic. Addio
(parte).
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