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Giovanni Verga
Rose caduche

IntraText CT - Lettura del testo

  • ATTO TERZO.
    • Scena III. Lucrezia e Adele.
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Scena III. Lucrezia e Adele.

 

LUCREZIA. Madama, io vengo a farle le mie lagnanze! Come! Siamo vicini di campagna da tanto tempo e non ci siamo viste una sola volta!… e senza una fortunata combinazione non avrei saputo che a due passi della nostra brigata d'amici ce n'era un'altra delle amiche che non si curava di cercare di noi, e di farci sapere che esisteva!… Sarebbe in collera con noi? Perché? Non saprei; ma se abbiamo dei torti vengo a scusarmene, e se no vengo a perdonare il suo e ad esigerne riparazioni!… Mentre tutti gli altri corrono alla caccia, io che non mi ci diverto gran che son passata dal suo villino, il suo giardiniere mi ha detto di averla vista su quella terrazza fin dall'alba, quindi non corro rischio di essere importuna che a metà… e tant'è l'occasione di vederla non ho voluto lasciarmela scappare.

ADELE (tentando dissimulare la sua aria melanconica). Madama, ella è stata troppo buona a rammentarsi di me, e questo solo mi torto… Ma vivo così ritirata!…

LUCREZIA. Io ho però la pretensione di rompere il suo ritiro. Che vuole? Ho l'ambizione di essere sua amica un po' più delle altre (offrendole la mano). Non vuole?

ADELE Grazie! e di tutto cuore!

LUCREZIA. Veramente nella mia amicizia c'è un po' d'egoismo. Vede bene che non mi faccio migliore di quel che sono. Tutti quelli che mi stanno d'attorno sono talmente occupati di sé stessi o degli altri che quando non sono con mio marito mi sento più sola che mai… e la mia felicità si annoia a star sola! (con grazia).

ADELE (con triste sorriso). Oh, ella le procura una ben triste compagnia!

LUCREZIA. Come? Non è felice anche lei? Che le manca? (prendendole la mano). Così bella!… Tutto deve sorriderle!…

ADELE (dissimulando la sua tristezza con un sorriso). Mi manca un poco della sua felicità, madama!

LUCREZIA (con grazia). Oh! Io non gliene do davvero! Ne sono avara!… Mi dicono ch'è così capricciosa la felicità!… È vero?

ADELE (con un sospiro). È vero!

LUCREZIA (c.s.). Ma io la tengo pei capelliPaolo mi aiuta del suo meglio… e un angioletto di sei mesi stende dalla culla le sue manine per aiutarmi anche lui.

ADELE. Ella ha ragione di esserne gelosa della sua felicità… Perché è assai rara.

LUCREZIA. Non è vero che la mia è migliore di quella che tentano di darsi gli altri?… Perché certi legami quando non sono di rose son catene da galera.

ADELE (come colpita dolorosamente). Ah!

LUCREZIA. Eh! La contessa e il cavalier Falconi lo sanno! Poverini! Si son messi la catena al collo senza avere la menoma stima l'uno per l'altro… prendendosi dal lato peggiore, quello del capriccio e della vanità… e ora si ingegnano di svincolarsene senza darvi uno strappo, senza fare una graffiatura all'epidermide del loro amor proprio, ch'è assai suscettibile… ciò ch'è difficile… è un vero inferno! Un inferno però mascherato di sorrisi e di parole gentili.

ADELE. Una tortura!

LUCREZIA. Non è vero? Inferno per inferno preferisco quello che regna tutti i giorni in casa di mia madre dacché ha sposato il commendator Gaudenti. Quelli almeno si sfogano in gridori ma non ci sono ipocrisie!

ADELE. Ah! il commendatore che sembrava così buono!…

LUCREZIA. Non lo è che a tavola. Del resto dacché è diventato il padrone dispotizza in casa, ma, poverino, la paga anche cara: giacché la mamma s'è fitta in capo di esser gelosa di lui!… Sì, sì proprio gelosa!… gelosa come potrei esserla io… come potrebbe esserla lei.

ADELE (con dignità). Madama, io non ho il diritto di essere gelosa… poiché non ne ho l'occasione

LUCREZIA. Oh!… Mi perdoni!… Non ho inteso

ADELE (reprimendo un sospiro). Ne son persuasa.

LUCREZIA (sorridendo e porgendole la guancia). La prova.

ADELE (baciandola). Ecco!

LUCREZIA. Alla buon'ora!… Ma che ha? Mio Dio!… Avrei avuto la disgrazia di rattristarla coi miei discorsi?…

ADELE (sorridendo tristamente). Ohimè, signora! Si dice che nella vita non ci sia di vero e di duraturo che il dolore… ma, ad ogni modo la felicità dev'essere ben rara e ben fugace se tutti lo dicono!… Ella non ha raccontato che la storia di tutti i giorni, e di tutti… eccetto le rare eccezioni che, come lei, provano non essere un nome vano codesta felicità… ma bisogna saperla cercare

LUCREZIA. Veramente io non ci ho avuto un gran merito. Me la son trovata fra i piedi… Ma adesso che l'ho trovata non me la faccio sfuggire.

ADELE (con interesse). Come farà?

LUCREZIA. Amerò sempre mio marito.

ADELE. Non basta.

LUCREZIA. Egli mi amerà sempre.

ADELE. Sempre?

LUCREZIA. Sì, sempre! In un altro modo, ma sempre. Non sono la madre di suo figlia, la donna che porta il suo nome, l'altra metà della sua famiglia, la sua confidente, la sua amica?

ADELE (tristamente e sopra pensiero). È vero!

LUCREZIA. Non saremo due amanti ma saremo la stessa persona. In confidenza, poi, io credo che amarli troppo si guastino codesti signori uomini. Bisogna tenerli a stecchetto, poiché sotto il pretesto di aver più testa di noi donne hanno meno cuore… non ne hanno che un briciolino così… e per giunta hanno il coraggio di fare i prodighi! i generosiDiventano cattivi, egoisti, ingiusti, stupidi

ADELE (c.s.). Oh!, mio Dio! come tutto ciò è triste!

LUCREZIA. Ma è vero.

ADELE (c.s.). Forse…

LUCREZIA. Sì, egoisti, ingiusti e cattivi!… Arriverebbero ad odiarci perché noi li amiamo ancora quando essi non ci amano più!

ADELE (vivamente e quasi con le lagrime agli occhi). Oh! no!… non può essere!… È orribile! Sarebbe un'infamia!

LUCREZIA. Non abbiamo il diritto di chiamarla anche così perché essi hanno il privilegio dei grandi paroloni… Però quando si sa prenderlicodesti animali feroci che ci spezzerebbero il cuore senza un rimorso… non romperebbero un riccio di capelli con cui si saprebbe legarli mani e piedi… (con un sorriso maligno) Tutto sta a saperli legare!

ADELE (amaramente e come rispondendo ad un intimo pensiero). A che legarlilegare un cadavere!…

LUCREZIA (c.s.). Non un cadavere, ma un ladro!

ADELE (vivamente e come colpita da quella parola). Non è vero che è un furto, un'infamia, toglierci la pace del cuore, la riputazione, il sorriso, la fede, tutto quello che abbiamo di buono, tutto quello che abbiamo di santo?… Non è furto quando si sa che quell'amore in cambio di che ci lasciamo togliere tutto, non durerà sempre, non potrà darcelo che un giorno… dei mesi, degli anni… ma che non sarà per sempre?… Ma si sa questo?… Quando si il cuore si è così felice che si crede quella felicità debba essere eterna! (con scoppio di amarezza) Ah! gli amori eterni! Ci si crede ancora quando l'anima è sazia, stanca… Si ha bisogno di crederci per debito di lealtà e di coscienza!… Ahimè! quando l'amore è morto!… E allora accade qualche cosa di più straziante ancora… le ipocrisie dell'affetto, la menzogna del sorriso, i tentativi, le invocazioni di quell'amore che si cerca con baci disperati da labbra di ghiaccio!… Oh! Dio! Ma morire mille volte!… Ma fuggire, strapparsi dal petto il cuore, l'angoscia, anziché assistere a questo spettacolo!…

LUCREZIA. Oh! mio Dio! com'è commossa!… ma che razza di discorsi andiamo facendo!…

ADELE. È vero, sarà questo tempo orribile che mi sui nervi… (suona), che cattiva giornata… per i cacciatori!

 

 




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