GIULIETTA. La signora Merelli e la contessa Baglini.
CONTESSA. Cattiva! cattiva! signora cattiva! (ad
Adele) È proprio il caso di dire: Ci volle un temporale!
SIG.RA MERELLI (con ironia e doppio senso ipocrita). Madama,
le domandiamo perdono se costretti dalla pioggia… E la prego di credere che
senza questa ragione non avremmo osato… essere indiscreti…
ADELE (con dignità). Nessuna indiscrezione, madama!
SIG.RA MERELLI (c.s.) Chiamiamola importunità!… Sappiamo
che non riceve nessuno… e…
ADELE (c.s.). Gli amici sì! E son lieta di riceverla in
casa mia.
SIG.RA MERELLI (a Lucrezia con significazione). Ah! tu qui?
LUCREZIA. Fra il vostro antipatico divertimento e
il piacere di rivedere un'amica… che non si degnava di farsi viva, non ho
esitato.
CONTESSA. Come va? Sempre bella! Sempre adorabile!…
Non la si vede più… è un vero ritiro… Ma però non si ha il diritto di essere
egoisti a questo segno! Non è vero, signora Merelli?
SIG.RA MERELLI (con ipocrita reticenza). Ma… secondo le
circostanze!…
ADELE. Il mio egoismo è così innocuo…
CONTESSA. I suoi amici non la pensano così!
Egoismo di felicità presente o egoismo di dolci memorie; qualche cosa ci deve
essere per vivere così ritirata… Noi ce ne intendiamo!… noi che abbiamo avuto
la nostra luna di miele… Ch'è passata.
SIG.RA MERELLI. Pur troppo!
ADELE (sforzandosi a sembrare gaia). Ma non si direbbe
nemmeno… alla sua aria… O c'è un crepuscolo di luna tramontata che somigli
molto ad un'aurora.
CONTESSA. Crepuscoli! crepuscoli!… Eh! bisogna
contentarsi di questi, tanto per non dare il gusto di vederci afflitte a quei
nostri che hanno messo lo spegnitoio su quello straccio di luna. Oh! gli
uomini!
SIG.RA MERELLI. Birboni! birboni e poi birboni! Non c'è
da fidarsi nemmeno di… A momenti la dicevo proprio grossa!
LUCREZIA. Via! Via non li maltrattiamo tanto!… o
almeno facciamo delle eccezioni.
SIG.RA MERELLI. A tuo beneficio?
LUCREZIA. Ebbene! sì! a mio beneficio!… Io so di
chi fidarmi.
SIG.RA MERELLI. Se non è, te l'auguro… Ma sarà un
miracolo.
CONTESSA. Non è un miracolo ma è una rarità: specie
marito-filosofo, e per giunta avvocato; la legalità a braccetto dell'amore e
della flemma, stavo per dire indifferenza, filosofica. Ma, mia cara, le rarità
hanno il difetto di essere rare… e noi non siamo state fortunate.
ADELE. La fortuna è cieca: ecco perché s'è
sbagliata (con grazia alla contessa).
CONTESSA. Ahimè! non ho neanche questa scusa… Non
avrei avuto lo spirito di ravvisarla; mi fosse anche passata sotto gli occhi… (con
doppio senso ironico) e non mi sono curata di lei! Colpa della società in cui
viviamo. Siamo così capricciose, così leggere, così vane noi donne del nostro
mondo! Non ci seduce che ciò che brilla… senza pensare che può anche essere
orpello; e allorché ci diamo vinte bisogna che la reputazione d'irresistibile
del vittorioso don Giovanni ci salvi dall'onta della sconfitta. Noi giochiamo
ad un giuoco pericoloso; ecco perché ci tagliamo le mani con le stesse nostre
armi. Don Giovanni si renderebbe ridicolo se divenisse un marito modello, e la
prima ballerina ha il diritto di distrarlo.
SIG.RA MERELLI (vivamente). Come! Come! Ah! vorrei
vedere! Il diritto!… il diritto di distrarlo!… Ma io vorrei che il mio signor
marito si provasse a metterlo avanti cotesto diritto!
CONTESSA. Oh, madonna… io non ho parlato del
commendatore… quello lì è un uomo serio… un futuro senatore… e barone.
SIG.RA MERELLI. Eh! so io!… so io di che è capace il
signor senatore in erba… adesso che ne ha molti da spendere… e certe sguaiate corrono
dietro i portafogli vigenti… E dovrei con i miei denari!… Ma io… sarei capace
di fare un eccesso!…
CONTESSA. Ma, cara mia, sarebbe fare troppo onore a
certa classe di donne!… Noi non abbiamo il diritto di essere gelose che delle
baronesse in un… (come riprendendosi ad Adele) Ah! perdono… madama!
ADELE (con dignità, sorridendo). Fortunatamente,
signora, se non ho l'onore di essere una baronessa non ho neanche l'occasione
di essere gelosa.
CONTESSA. Oh! Fortunata lei!… Ma se le somigliassi
non lo sarei nemmeno io!
SIG.RA MERELLI. Grazioso quel diritto! Io non sono di
manica così larga, io! Il meglio mi sembra né baronesse né ballerine.
CONTESSA. Chi dice di no? Ma il meglio è nemico del
bene. Che farci?
SIG.RA MERELLI. Eh! so ben io! Sono un agnellino, sono
una colomba, ma su questo particolare divento una tigre!
CONTESSA. Peggio! Una donna in collera è così
brutta!… E noi abbiamo bisogno di piacere!
LUCREZIA. Il meglio si è di lasciare stare i Don
Giovanni nei romanzi.
CONTESSA. Ma come? Dacché i signori hanno messo i
romanzi in pratica!… e ci rappresentano anche la loro parte, la parte peggiore,
in fede mia! Giacché, bisogna convenirne, signore mie, i nostri Don Giovanni
della buona società saranno fatui, saranno volubili, ci faranno arrabbiare di
gelosia, ma noi li paghiamo di rimando colla stessa moneta… li castighiamo
colle stesse debolezze… li rendiamo innamorati, gelosi, disperati… Essi ci
adulano, ci corteggiano, strisciano ai nostri piedi, son capaci di un'infedeltà
ma non di un abbandono. Ma quei signori poeti! (marcatamente) cuori di bolle di
sapone, immaginazioni epilettiche, noiosi e annoiati!… che ci amano dall'alto,
ci stimano meno dei loro versi, ci accarezzano per fare il solletico alla loro
musa, ci parlano senza ascoltarci e ci chiudono la bocca con un bacio quando
vogliamo mischiare qualche parola ai loro vaneggiamenti!… Oh, io non vorrei
saperne!… Me li vedessi ai piedi esalarmi lo spirito in versi endecasillabi…
Poiché essi sono pericolosi, quei signori!… Hanno le attrattive di ciò ch'è
strano… e noi siamo così leggiere! Il loro fascino sta appunto nell'esaltare la
nostra immaginazione… Noi arriviamo a crederli semidei… e questi semidei
cristophle ci voltano le spalle e si avvolgono maestosamente, nelle loro nuvole
di fisime!… Non è vero tutto ciò signora? (alla Landi).
ADELE (con dignità). Contessa, mi permetterà di trovare
la sua domanda alquanto strana.
CONTESSA (affettando ingenuità). Mio Dio! Me ne
appello a lei perché è artista, e deve conoscere i poeti e avere in petto un
po' del loro cuore… Ma sarà sempre cuore di donna e farà la nostra causa.
ADELE (con dignità e sorridendo con lieve ironia). Ella
ne ha parlato con tanta conoscenza che deve averli studiati assai meglio di me!
CONTESSA (ironica), Sì, un poco. Ma da lontano e
per curiosità.
ADELE (c.s.). Sarà dunque quistione d'ottica. I semidei
stanno così in alto!
CONTESSA (piano alla Merelli). Insolente!
LUCREZIA. Avvocati vogliono essere, avvocati! e non
don Giovanni, né poeti!
CONTESSA. Oh, se i don Giovanni a lungo andare non
divenissero uggiosi!
SIG.RA MERELLI. Oppure se certi altri di mia conoscenza
fossero meno scapestrati!
CONTESSA. Del resto, mie care, in confidenza
possiamo dirlo: noi non abbiamo il diritto di sparlarne tanto di cotesti signori
uomini… dacché non ci curiamo più di loro.
LUCREZIA. Oh! signora!…
CONTESSA. Mia cara Lucrezia non parlo per le spose
la cui luna di miele dura degli anni. Quanto a me ne ho abbastanza della mia!…
e per farla risorgere non muoverei un dito.
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