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Giovanni Verga
Rose caduche

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  • ATTO TERZO.
    • Scena XIII. Alberto e la contessa.
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Scena XIII. Alberto e la contessa.

 

CONTESSA (con finta emozione ed ipocrita compassione per Adele). Signore… Io ho fiducia, molta fiducia nella sua lealtà, nel suo delicato sentire, nella nobiltà dell'anima sua! Ella comprenderà perfettamente tutta la delicatezza della mia posizione e saprà apprezzare il sentimento che mi decide a fare un passo… che uno spirito volgare potrebbe reputare sconveniente… (con espressione quasi soffocata dall'emozione), e che forse mi costerà molto!… Devo parlarle di una povera donna che mi ha commosso fino alle lagrime svelandomi l'angoscia che la divora in segreto… di una povera donna che ha riposto tutta la sua esistenza in un affetto!… È un debito di lealtà che compio… forse una riparazione!… Ma Dio m'è testimonio!… Oh, noi povere donne!… Come siamo deboli!

ALBERTO (sorpreso). Ma, signora… non saprei

CONTESSA. Comprendo tutta l'importanza del sacrificio che le domando! (con un sospiro). Ma quanto più grande sarà cotesto sacrificio tanta maggiore è la mia fiducia che il suo nobile cuore lo accetterà!… (con finta emozione). Bisogna farlo, signore!… per lei!… e per me! (con voce soffocata e come vinta dall'emozione si nasconde d viso fra le mani)

ALBERTO (c.s.). Ma che ho fatto?… Dio mio!…

CONTESSA (marcatamente). Nulla… lo so anch'io… Ma certi segreti si leggono negli occhi!…

ALBERTO. Quali segreti?

CONTESSA. Ella ha indovinato tutto!… (come arrossendo).

ALBERTO. Tutto!… Dio mio!

CONTESSA. Or ora… in questo istesso luogo, me l'ha detto!

ALBERTO. Ma avrà visto anche che io non ci ho colpa… che ho lottato, che ho sofferto che è una fatalità più forte di me, della mia volontà, della mia disperazione!… che io sono assai più infelice di lei!

CONTESSA (col viso fra le mani) Ahimè!

ALBERTO. E giacché la mia volontà è fiacca, giacché il cuore se ne muore, giacché la mia lealtà è compromessa… io mi farò saltare le cervella!

CONTESSA (vivamente). Ah!

ALBERTO (con espressione d'indicibile abbattimento). Sì morire! morire mille volte!

CONTESSA (con civetteria). Ingrato!

ALBERTO. Sciagurato piuttosto!

CONTESSA (con finto trasporto). Ingrato ed egoista che non vedete quello che soffrono gli altri… e non pensate che la vostra follia sarebbe un doppio delitto… e spezzerebbe il cuore di altre persone!… (chinando il capo come vergognosa di essersi lasciata trasportare dalla commozione).

ALBERTO. Oh, meglio! Meglio il delitto. Meglio l'assassinio che questo spasimo di tutte le ore, di tutti i minuti, questa tortura a fuoco lento, questo sforzo impotente del cuore, queste ipocrisie dell'amore!… Meglio mille volte!… Sono stanco! orribilmente stanco!

CONTESSA (vivamente). Ma non vedete che soffro anch'io!… che soffro più di voi! Ebbene fuggitemi! fuggitemi!

ALBERTO (sorpreso). Fuggirvi!… e perché?

CONTESSA. Ma non vi ho detto che quella donna vi ha letto in cuore… ed è gelosa!

ALBERTO (c.s.). Gelosa!… e di chi?

CONTESSA (col viso fra le mani). E me lo domandate!… Oh, fatelo per me Alberto!… fatelo almeno per me!… fatelo per il mio onore, per la mia pace, pel mio cuore!… giacché anch'esso è debole!… uomo fatale!

ALBERTO (c.s.). Ma, signora… io non comprendo… io non so come Adele abbia potuto dirle… quello che non ho detto… quello che non è…

CONTESSA (vergognosa e furibonda). Ah! ma questa è un'infamia!… è un indegno agguato di cui sono vittima!…

 

 




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