VIII.
Una sera il barone tardava a
venire; la luna specchiavasi sui vetri istoriati dell'alta finestra, e il mare
fiottava sommessamente. La baronessa stava da lunga pezza assorta, sulla sua
alta seggiola a braccioli, col mento nella mano, distratta o meditabonda.
Corrado, il bel paggio del barone d'Arvelo, le aveva domandato inutilmente due
volte se gli comandasse di montare a cavallo, e d'andare in traccia del suo
signore.
Alfine donna Violante gli fissò
in viso lo sguardo pensoso. - Era un bel giovanetto, Corrado, dall'occhio nero
e vellutato, e dalle guance brune e fresche come quelle di una vaga fanciulla
di Trezza, così timido che quelle guance dorate si imporporavano alquanto sotto
lo sguardo distratto della sua signora. - Ella lo fissò a lungo senza vederlo.
- No! - disse poscia. -
perché?... -
Si alzò, andò ad aprire la finestra,
e appoggiò i gomiti al davanzale. Il mare era levigato e lucente; i pescatori
sparsi per la riva, o aggruppati dinanzi agli usci delle loro casipole,
chiacchieravano della pesca del tonno e della salatura delle acciughe; lontan
lontano, perduto fra la bruna distesa, si udiva ad intervalli un canto monotono
e orientale, le onde morivano come un sospiro ai piedi dell'alta muraglia; la
spuma biancheggiava un istante, e l'acre odore marino saliva a buffi, come ad
ondate anch'esso. La baronessa stette a contemplare sbadatamente tutto ciò, e
sorprese se stessa, lei così in alto nella camera dorata di quella dimora
signorile, ad ascoltare con singolare interesse i discorsi di quella gente
posta così basso al piede delle sue torri. Poi guardò il vano nero di quei
poveri usci, il fiammeggiare del focolare, il fumo che svolgevasi lento lento
dal tetto; infine si volse bruscamente, quasi sorpresa dal paggio che, ritto
sull'uscio, attendeva i suoi ordini, guardò di nuovo la spiaggia, il mare,
l'orizzonte segnato da una sfumatura di luce, l'ombra degli scogli che andava e
veniva coll'onda, e tornò a fissar Corrado, questa volta più lungamente. Ad un
tratto arrossì, come sorpresa della sua distrazione, e per dir qualche cosa
domandò sbadatamente:
- Che ora è Corrado?
- Son le due di notte, madonna.
- Ah! -
Le sue ciglia si corrugarono di
nuovo, chinò gli occhi un istante, e con un suono d'amarezza indicibile:
- Tarda molto stasera il
barone!...
- Non temete, madonna; la
campagna è sicura, la sera è bella, e la luna non ha una nube.
- È vero! - diss'ella con uno
strano sorriso. - È proprio una sera da amanti!... -
E seguitò a fissare il giovinetto
col suo sguardo da padrona, senza pensare a lui che ne era colpito.
Lasciò la finestra e andò a
sedere sulla seggiola stemmata, ai piedi della quale si teneva il paggio; non
più melanconica, né meditabonda, ma inquieta, agitata, e nervosa.
- Conosci la Mena? - domandò ad
un tratto bruscamente.
- La mugnaia del Capo dei Molini?
- Sì, la mugnaia del Capo dei
Molini! - ripeté con un singolare sorriso.
- La conosco, madonna.
- E anch'io! - esclamò con voce
sorda. - Me l'ha fatta conoscere mio marito! -
Per l'altera castellana Corrado
non era altro che un domestico, un giovanetto che portava il suo stemma
ricamato sul giustacuore di velluto, e che era leggiadro, e avea la chioma
bionda e inanellata per far onore alla casa. Ella dunque parlava come fra sé,
colla sua eco, perché il suo cuore era troppo pieno, perché l'amarezza non
s'era sfogata in lagrime, e gli fece una singolare domanda, con singolare
accento e cogli occhi fissi al suolo:
- Perché non sei l'amante della
Mena anche tu?
- Io, madonna?
- Sì, tutti vanno pazzi per
cotesta mugnaia!
- Io sono un povero paggio,
madonna!...
Ella gli fissò in viso quello
sguardo accigliato, e a poco a poco le sopracciglia si spianarono.
- Povero o no, tu sei un bel
paggio. Non lo sai? -
I loro occhi si incontrarono un
istante e si evitarono nello stesso tempo. Se la vanità del giovinetto si fosse
risvegliata a quelle parole, tutto sarebbe finito fra di loro e l'orgoglio
della patrizia si sarebbe inalberato così all'audacia del paggio, che il cuore
della donna si sarebbe chiuso per sempre. Ma il giovinetto sospirò, e rispose
chinando gli occhi:
- Ahimè! madonna! -
Quel sospiro aveva un'immensa
attrattiva.
Mille nuovi sentimenti confusi e
violenti andavano gonfiandosi nell'animo della baronessa, come le nubi su di un
mare tempestoso. Ella pure, bianca, superba, ella che discendeva da principi
reali e da re castigliani, non poté fare a meno di paragonare quel giovinetto
ingenuo, leggiadro, che avea cuore di cavaliere sotto una livrea di domestico,
a quell'uomo rozzo, brutto, villano, coronato di barone, cui s'era data, e il
quale la posponeva ad una bellezza da trivio, che portava zoccoli ai piedi e
sacchi di farina sul dorso. Lagrime ardenti le luccicarono nell'orbita,
asciugate subito da qualcosa di più ardente ancora, divorate in segreto; tutto
quel movimento interno sembrava aver voce e parola, sembrava gridare da tutte
le sue membra e da tutti i suoi pori, e il paggio osava fissare per la prima
volta su quella sovrana bellezza, delirante in segreto e che faceva delirare, i
suoi begli occhi azzurri, scintillanti di luce insolita.
- Corrado! - esclamò ella
all'improvviso, con voce sorda e interrotta, come perdesse la testa; - tu che
la conosci... tu che sei uomo... dimmi se cotesta mugnaia... è bella... s'è più
bella di me... Oh dimmelo! non aver paura...
Il giovanetto guardava
affascinato quella donna corrucciata, fremente, gelosa, rossa di onta e di
dispetto, bella da far dannare un angelo; impallidì e non rispose: poi colla
voce tremante, colle mani giunte, con un accento che fece scuotere e trasalire
la sua signora, esclamò: - Oh... abbiate pietà di me!... madonna!...
Ella gli lanciò un'occhiata
fosca, senza sguardo, e si allontanò rapidamente, fuggendo; andò ad appoggiarsi
al davanzale, a bere avidamente la fresca brezza della notte. Quattro ore
suonavano in quel momento; non si vedeva un sol lume, né si udiva una voce. Che
cosa avveniva in quell'anima combattuta? Nessuno avrebbe saputo dirlo, lei meno
di ogni altra, ché tali pensieri sono vertiginosi, tempestosi anche, come è
complesso il sentimento da cui emanano. E ad un tratto volgendosi bruscamente
verso di lui:
- Senti, - gli disse. - Hai
torto! Paggio o no, povero o no, sei bello e giovane da far perdere la testa, e
hai torto a non essere l'amante della Mena; il tuo padrone, che è vecchio e
brutto, l'ama... l'amore è la giovinezza, la beltà, il piacere; non ci
credevo... ma mio marito me l'ha insegnato, - e questo marito non è né giovane,
né bello, né gentile. - Io mi son data a lui - ero bella, ti giuro, ero bella
allora, delicata, tutta sorriso, col cuore ansioso e trepidante arcanamente
sotto la ruvida mano che m'accarezzava. Nel convento avevo sognato tante volte
che quella prima carezza mi sarebbe venuta da un'altra mano bianca e delicata
che mi avea salutato, e che le mie vergini labbra avrebbero rabbrividito la
prima volta sotto quelle altre che m'aveano sorriso, ombreggiate da baffetti
d'oro, attraverso la grata. Invece furono le labbra irsute del barone
d'Arvelo... - Colui era bello come te, biondo come te, giovane come te;
io gli rapii la mia beltà, la mia giovinezza, il mio primo bacio che gli avevo
promesso col primo sguardo, il mio cuore, che era suo, per darli a quest'uomo
cui m'avevano ordinato di darli, e glieli diedi lealmente. Ora senti, io sono
povera come te, non possedevo che il mio bel nome e gli ho dato anche quello, e
ho combattuto i miei sogni, le mie ripugnanze, i palpiti stessi del mio cuore.
Adesso quest'uomo cui ho sacrificato tutto ciò, che mi ha rapito tutto ciò,
questo ladro, questo sleal cavaliere, questo marito infame, ha mescolato il mio
primo bacio di vergine al bacio di una cortigiana... -
- Tu non sai, non puoi sapere
qual effetto possano fare tali infamie sull'animo di una patrizia... Ma giuro,
per santa Rosalia! che mi vendicherò in tal modo, che farò tale ingiuria a
quest'uomo, che lo coprirò di tale vergogna, quale non basterà a lavare tutto
il sangue delle sue vene e delle mie... Io son giovane ancora, sarò ancora
bella quando amerò... Ti giuro!... Vuoi? di'! vuoi? -
Egli tremava tutto. - Ella gli
afferrò il capo con gesto risoluto, con occhi ardenti e foschi, e gli stampò
sulla bocca un bacio di fuoco.
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