«Bollettino dell'eruzione! Il
fuoco a Nicolosi!» La folla accorreva dai dintorni, a piedi, a cavallo, in
carrozza, come poteva. Lungo la salita, fra il verde delle vigne, un denso
polverone disegnava il zig-zag della strada. Ad ogni passo s'incontravano carri
che scendevano dal villaggio minacciato, carichi di masserizie, di derrate, di
legnami, perfino d'imposte e di ringhiere di balconi, tutto lo sgombero di un
villaggio che sta per scomparire. E colla roba, sui carri, a piedi, uomini e
donne taciturni, recandosi in collo dei bambini sonnolenti, coi volti accesi
dalla caldura e dall'ambascia. Pei casolari, nelle borgate, lungo la via, gli
abitanti affacciati per vedere, colle mani sul ventre; qualche vecchierella che
attaccava un'immagine miracolosa allo stipite della porta o al cancello
dell'orto; i monelli che ruzzavano per terra festanti; e sulle porte spalancate
delle chiesuole, la statua del santo patrono, luccicante sotto il baldacchino,
come un fantasma atterrito, colle candele spente, e i fiori di carta dinanzi. A
Torre del Grifo scaricavano carrate intere di assi e di tavole sulla piazzetta,
per le baracche dei fuggiaschi. Le pompe d'incendio tornavano indietro di gran
trotto, col fracasso di carri d'artiglieria; e in alto, dirimpetto, il vulcano
tenebroso, dietro un gran tendone di cenere, lanciava in aria, con un rombo
sotterraneo, getti di fiamme alti cinquecento metri.
All'ingresso del paesetto era un
ingombro straordinario di carri, cavalli, gente che gridava, e soldati col
fucile ad armacollo, quasi l'avanguardia di un esercito in rotta. Si camminava
su di una sabbia nera, fra due file di case smantellate, irregolari, cogli usci
e le finestre divelte. La gente ancora affaccendata a portare via roba. Dal
balcone di una casa nuova calavano gridando - Largo! - un armadio monumentale.
Una vecchierella stava a custodia di alcune galline, seduta su di un cesto, in
un cortile ingombro di doghe e cerchi di botte. E qua e là, sulle porte senza
uscio, vedevasi qualche povero diavolo che voltava le spalle alle stanzucce nude,
aspettando colle mani in mano e il viso lungo, in silenzio, come
nell'anticamera di un moribondo. Sul marciapiede del casino di compagnia erano
schierate su due file di sedie alcune signore venute a vedere lo spettacolo,
che si facevano vento, degli uomini che fumavano, un sorbettiere portava in
giro dell'acqua fresca, il baldacchino del Santissimo appoggiato al muro, colle
aste in fascio, e di faccia la chiesa spalancata, senza lumi, solo un luccichìo
di santi dorati in fondo all'altare in lutto. - Lassù dal campanile, sul
chiacchierìo, sul frastuono, sui boati del vulcano, la campana che sonava a
processione, senza cessare un istante.
Al Nord, verso l'Etna, lo
stradone si allungava in mezzo a due file di ginestre arboree, formicolante di
curiosi che andavano a vedere, ridendo, schiamazzando, chiamandosi da lontano,
e gli strilli soffocati delle signore barcollanti sul basto malfermo delle
mule, e il vociare di quelli che vendevano gasosa, birra, uova e limoni, sotto
le baracche improvvisate. Via via che i più lontani giungevano sull'erta
udivasi gridare: - Ecco! ecco! - con un grido quasi giulivo; di faccia, a
destra e a sinistra, fin dove arrivava l'occhio, come il ciglione alto di una
ripa scoscesa, nera, fumante, solcata qua e là da screpolature incandescenti,
dalle quali la corrente di lava rovinava con un acciottolìo secco di mucchi
immensi di cocci che franassero.
A due passi le ginestre in fiore
si agitavano ancora alla brezza della sera; delle signore si stringevano al
braccio del loro compagno di viaggio, con un fremito delizioso; altri si
sbandavano per le vigne, lungo la linea della corrente minacciosa, scavalcando
muricciuoli, saltando fossatelli, le donne colle sottane in mano, con un
ondeggiare infinito di veli e d'ombrellini, mentre il crepuscolo moriva
nell'occidente, e la marina in fondo dileguava lontana, nel tempo istesso che
l'immensa fiumana di lava sembrava accendersi nell'orizzonte tetro. Dal
paesetto perduto nell'oscurità giungeva sempre il suono delle campane, e un
mormorìo confuso e lamentevole, un formicolìo di lumi che si avvicinavano,
quasi delle lucciole in viaggio. Poi, dalle tenebre della via, sbucò una
processione strana, uomini e donne scalzi, picchiandosi il petto, salmodiando
sottovoce, con una nota insistente e lamentosa della quale non si sentiva altro
che: - Misericordia! misericordia! -
E sul brulicame nero e indistinto
di quei penitenti, fra quattro torce a vento fumose, un Cristo di legno,
affumicato, rigido, quasi sinistro, barcollante sulle spalle degli uomini che
affondavano nella sabbia.
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