Quando giunse la notizia del
disastro che aveva colpito Ischia mi parve di rivedere l'isoletta, quale mi era
sfilata dinanzi agli occhi attraverso gli alberi del battello a vapore, in una
bella sera d'autunno.
La mensa era ancora apparecchiata
sul ponte, e gli ultimi raggi del sole indoravano il marsala nei bicchieri. Dei
viaggiatori alcuni s'erano già levati, e passeggiavano su e giù. Altri, coi
gomiti sulla tovaglia, guardavano l'immensa distesa di mare che imbruniva sotto
i caldi colori del tramonto su cui Ischia stampavasi verde e molle, e dove la
riva s'insenava come una coppa. Casamicciola, bianca, sembrava posare su di un
cuscino di verdura.
A tavola due che tornavano dal
Giappone discorrevano di seme di bachi. Una coppia misteriosa era andata a
rannicchiarsi a ridosso del tubo del vapore. Un giovane che non aveva mangiato
quasi, e stava seduto in un canto, pallido, col bavero del paletò rialzato,
guardava l'isoletta con occhi pensierosi e lenti, in fondo alle occhiaie
incavate.
Tutt'a un tratto sul profilo
dell'isola che spiccava dalla luce diffusa del crepuscolo, apparve netto e
distinto un fabbricato, quasi sorgesse d'incanto, e l'ultimo raggio di sole
scintillò sui vetri, come l'accendesse.
Quel dettaglio del paesaggio che
si animava all'improvviso apparve così chiaro e luminoso come se si fosse
avvicinato d'un tratto.
Tutti si volsero ad ammirare lo
spettacolo, e i negozianti di cartoni giapponesi tacquero un momento. Soltanto
la coppia ch'era andata a nascondersi dietro il fumajuolo non si mosse, e gli
occhi del giovane pallido che teneva il bavero rialzato non si animarono
neppure.
Così succede ogni dì; e due sole
preoccupazioni bastano per sé stesse, l'amore e la malattia, l'origine e la
fine della vita. Quasi cotesta riflessione fosse venuta istintivamente a tutti
in quel momento, si cominciò a parlare dell'azione benefica che hanno le acque
e l'aria di Casamicciola, e dei malati che vanno a cercarvi la salute o la
speranza. Invece il giovane dal paletò, pensava probabilmente, come si fa delle
cose che si desiderano, alle gioie tranquille e ignote che dovevano esserci in
quell'isoletta verde, fra quelle casette bianche, dietro quei vetri
scintillanti. E quando i vetri si spensero, e la casa si dileguò ad un tratto
quasi al mutare di una lanterna magica, e i contorni dell'isoletta sfumarono
nel mare livido, il suo volto si offuscò.
Adesso quella casetta bianca è
forse distrutta, e degli occhi senza lagrime e senza sorriso ne contemplano le
rovine, dalle occhiaie incavate, su dei visi pallidi.
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