Le mucche, lungo le rastrelliere,
si voltavano indietro, a fiutare quel tramestìo che si era fatto attorno alla
lettiera della Bigia. La pioggia batteva contro le impannate; e le
bestie scuotevano le catene sonnolente: di quando in quando, nell'ombra cui non
arrivavan mai a dissipare le lanterne polverose, si udiva il tonfo di quelle
che si accovacciavano, ad una ad una nello strame alto, dei muggiti brevi e
sommessi, un ruminare svogliato, il fruscìo della paglia. Di tanto in tanto le
mucche inquiete levavano il capo, tutte in una volta.
La Bigia aveva ai piedi un
vitellino, ancora tutto molle e lucente nella lettiera, e lo leccava e lo
lisciava muggendo sotto voce. - Di fuori si udiva un rombo che cresceva,
dappertutto. Poco dopo accadde un gran trambusto nelle stanze superiori: dei
passi precipitosi, e dei mobili che strascinavano sul pavimento. Uno spalancare
di usci e di finestre e delle voci che chiamavano nel cortile.
Quindi si udirono delle schioppettate
e delle strida di donne che piangevano. Il gallo, in cima alla scala, saettava
il capo, spaventato, chiocciando. Di fuori, il cane uggiolava.
Ad un tratto le bestie
cominciarono a muggire tutte in una volta, fiutando verso l'uscio, cogli occhi
spaventati, e tiravano forte le catene, come cercassero di strapparle.
Per tutta la corsìa oscura corse
un volo pesante e schiamazzante di galline. Immediatamente si udì il rombo
vicino che scuoteva i muri, e sembrava montare verso le finestre. La Bigia
allora levava il muso fumante verso l'impannate, e metteva un muggito lungo e
doloroso. Poi ritornava a fiutare il vitellino, raccoccolato colle zampe sotto
il ventre.
Il cane non uggiolava più. Della
gente correva pel cortile, delle voci affannate, delle grida. L'uscio si
spalancò all'improvviso, ed entrò un'ondata d'acqua sporca. Allora nella stalla
successe un trambusto, un rovinìo, tutta una fila di mucche avea strappata
l'asse, alla quale erano legate, e scappava all'impazzata trascinandosela
dietro, inciampando le une colle altre, mentre le galline fuggivano
schiamazzando fra le loro gambe.
Nella corte su di un palo, ardeva
un fascio di legna secca, e illuminava tutto intorno l'acqua nera, che
luccicava dove cadevano le scintille. - Le bestie irruppero dalla stalla come
una valanga, rompendo, scavalcando ogni cosa, sguazzando nella pozzanghera, la Bigia
in mezzo. Poi tornò indietro, levando il muso, con lunghi muggiti, verso le
finestre della cascina. Andava e veniva per la corte colla coda ritta; infine
si decise di rientrare nella stalla. Il vitellino era là coll'acqua al collo,
la madre tentava di spingerlo dolcemente verso l'uscio, scalpicciando in mezzo
all'acqua. Ad ogni momento levava il capo verso il soffitto come per chiamare
aiuto. Giunse un'altra ondata che gorgogliò al posto dove era il vitello, poi
si agitò disperatamente e ribollì; la lanterna era sempre accesa nella stalla
nera che sembrava barcollare. Infine l'onda si allargò quieta ed immobile
dappertutto. Allora la Bigia scappò muggendo al vento, colla coda ritta,
l'occhio pazzo di terrore, e si prese nell'oscurità profonda.
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