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Giovanni Verga
La lupa

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  • ATTO PRIMO.
    • Scena settima. La gnà Pina, dalla sinistra in fondo, recando sul capo la brocca d'acqua, e Nanni.
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Scena settima. La gnà Pina, dalla sinistra in fondo, recando sul capo la brocca d'acqua, e Nanni.

 

NANNI                            O gnà Pina, siete voi? Che paura mi avete fatto!

PINA                            (accigliata, nell'andare a deporre la brocca accanto all'uscio della capanna). Scherzate sempre, Voi! Vi piace burlarvi del prossimo!

NANNI                            Siete ancora in collera? Non ve lo siete rinfrescato il sangue, laggiù al fiume?

PINA                            (come risolvendosi, dopo un istante d'esitazione, andando diritto a lui, risoluta, ma colle braccia cadenti in atto triste e desolato). Perché ce l'avete con me, compare Nanni? Che vi ho fatto?

NANNI                            Io? Perché?… Che vi ho detto?

PINA                            (siede accasciata su di un covone presso, quasi parlando fra sé e lamentandosi). Se ho fatto del male, l'ho fatto a me stessa… Ma a voi non ho fatto nulla. E neanche a quella bestia di Malerba… Allora perché m'ingiuria e mi carica d'improperi?… In presenza vostra, anche!

NANNI                            Malerba scherza sempre. Non ci pensate più. Buona notte.

PINA                            Buonanotte a voi, che potete dormire!

NANNI                            (sempre in tono quasi canzonatorio). E voi, no?

PINA                            Io no, compare Nanni. Lo sapete bene!

NANNI                            Fatevi cantare la ninna nanna da qualchedun altro allora, e lasciatemi dormire, che ho sonno.

PINA                            Benedetto il vostro santo patrono, che vi ha fatto di quella pasta!

NANNI                            (ridendo). O come son fatto?

PINA                            Finta che avete occhi e non vedete, finta!

NANNI                            No, al buio non ci vedo, gnà Pina.

PINA                            S'è buio tanto meglio!… che le parole non si perdono al buio!… ma vanno dritte, come escono dal cuore. Le vostre tagliano peggio d'un coltello, compare Nanni!

NANNI                            Non le capisco le parabole, gnà Pina.

PINA                            (in tono d'amarezza). Ah! che testa avete voi! E il anche il cuore!… duro come un sasso!

NANNI                            Non le capisco! non le capisco!

PINA                            Non le capite!. E vi lasciate morire la gente dinanzi!… E voi voltate la testa dall'altra parte!…

NANNI                            Ohi! ohi! Si parla già di morti e di feriti?

PINA                            (dopo un breve silenzio, coi gomiti sui ginocchi e il mento fra le mani; quasi soffocata dalla passione dolorosa):

«Garofano pomposo, dolce amore,
dimmelo tu, come ti debbo amare!…»

NANNI                            Che non ne sapete altra canzone, gnà Pina?

PINA                            (asciugandosi gli occhi febbrilmente). Mi torna in bocca sempre quella… perché ne ho il cuore pieno!… Finta che non lo sapete, voi! Finta che non mi vedete cuocere a fuoco lento! Mi chiamano la lupa… ma il lupo siete voi che vi lasciate morire la gente dinanzi…

NANNI                            O che volete infine, gnà Pina?

PINA                            (chinandosi su di lui; viso contro viso, con un suono rauco e inarticolato di belva). Voglio te!…

NANNI                            (scoppiando in riso). Voi!… Perché non mi date vostra figlia invece?… Datemi vostra figlia ch'è carne fresca invece…

PINA                            Ah, compare Nanni!… Come vorrei vedervi piangere coi miei occhi!

NANNI                            Scusate!… Dico per ischerzoSapete la canzone?

«Se vuoi dar retta al maestro di scuola,
lascia la madre e piglia la figliuola».

PINA                            Come potete scherzare adesso? Perché vi divertite a calpestarmi coi piedi sulla faccia? Sono la lupa è vero… Sono una cosa vileVedete come divento soltanto a parlarvi?… un pezzo di cosa vile! Mi butterete via come un cencio poi… quando non mi vorrete più.

NANNI                            No! no!…

«Pensa la cosa prima che la fai!»

PINA                            (amaramente). Quanto siete giudizioso! Pensate le cose prima, voi!

NANNI                            Devo pensare ai fatti miei… Sono un povero diavolo che campa a giornata… Non posso mettermi in questo imbroglio… e avere poi chissà che fastidi.

PINA                            (umilmente). Che fastidi potreste avere con me?… Sapete quella che sono!…

NANNI                            Sì, perché lo so! Non me ne sbarazzo più, se mi metto in quest'imbroglio. E io devo pensare a mantenermi capite? Non ho nulla… Solo il buon nome e la buona salute. Devo pensare a trovarmi un po' di dote, capite? Ditelo voi stessa… Gliela dareste vostra figlia a un cristiano che si fosse messo in quest'imbroglio?… con una come voi? Non vi offendete, ora

PINA                            (amaramente). No, non mi offendo. Da voi non mi offende nulla, compare Nanni.

NANNI                            Dunque lasciamo stare le chiacchiere che è tardi. E buona notte davvero, adesso.

Torna a distendersi sulla paglia, voltandosi dall'altra parte.

PINA                            (quasi lamentandosi tra sé dopo essere rimasta alcuni istanti in silenzio, col capo tra le mani). Anche questa mi fate?… Mettete il coltello in mano alla mia figlia stessa, anche?…

NANNI                            (infastidito). Io non vi faccio niente. Lasciatemi dormire, caspita!

PINA                            (con voce sorda, come fuori di sé, balbettando). Bene… volete sposare mia figlia, dunque?

NANNI                            (sorpreso, voltandosi a metà). Diavolo! diavoloDite sul serio stasera?

PINA                            (come sopra). Sì, dico sul serio.

NANNI                            (ancora incredulo, ma levando il capo e sgranando gli occhi). E voi davvero me la date in moglie?

PINA                            (soffocata, chinando prima il capo due o tre volte senza poter parlare). Sì… Posso negarvi niente a voi?… Sposerete mia figlia, giacché così volete… Ed io me ne andròlontano… per non vedervi più.

NANNI                            (dopo averla fissata un momento, dubbioso, torna a voltarsi dall'altra parte, quasi temesse d'esser preso a gabbo). Va bene, se ne può parlare più tardi, quand'è così.

PINA                            (come sopra). E anche adesso, giacché così volete… È meglio parlarne adesso.

NANNI                            (vivamente, rizzandosi a sedere). Dite proprio sul serio, gnà Pina?

PINA                            (amara). Vi pare che abbia voglia di scherzare in questo momento?

NANNI                            (gongolante, alzandosi del tutto). Be', be'! quand'è così vi piglio in parola! E maledetto chi si pente, gnà Pina!

PINA                            (accasciata). Maledetto chi si pente.

NANNI                            E domenica si va dal notaio, per fare le cose spiccie… Però, badate che non ho niente.

PINA                            Che volete che vi dica?…

NANNI                            Il buon nome e la buona salute… Questo sì! Ma infine, la roba la date a vostra figlia.

PINA                            Tutto quello che volete… Ormai non m'importa di nulla!… Lo troverò un cantuccio, dove cadere e morire, lontano dagli occhi vostri!…

NANNI                            No, sarete sempre la padrona in casa vostra.

PINA                            Non me ne importa, ormai! È finita… per sempre è finita!

NANNI                            Resta a vedere cosa dice vostra figlia, adesso. Bisogna che dica la sua anche lei.

PINA                            (colle lagrime agli occhi). Oh! mia figlia è sangue mio! Vorrà anche lei, non dubitate! Ora ve la chiamo io stessa. (chiamando verso la capanna) Mara!…

NANNI                            Subito? Volete far le cose a precipizio?

PINA                            Meglio cavarselo subito il dente che duole! Voi non cambiate certo…

NANNI                            No, io non cambio. Ma c'è tempoDomani

PINA                            Meglio cavarselo subito il dente che duole. Già non dormiamo più né voi né io con questa spina in mente!

NANNI                            Bene, benefate come volete.

PINA                            (respingendolo, quasi duramente). Ma andatevene, ora, andatevene! Lasciatemi sola con mia figlia, ora. Voi non c'entrate tra madre e figlia.

Chiamando.

Mara!… Mara! Eccola che viene! Vedete che viene subito? Andatevene!

Nanni esce dalla sinistra.





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