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Giovanni Verga
La lupa

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  • ATTO SECONDO.
    • Scena terza. Pina e detti.
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Scena terza. Pina e detti.

 

PINA                            (entra timida e sorridendo umilmente, come a farsi perdonare la sua venuta). Vi salutoBuone feste… Sono venuta a portarvi le buone feste… Tanto tempo che non vi vedo

NELI                            Glielo dico sempre per la corona di spine?

NANNI                            (irritato). Quante volte? quante volte?

NELI                            Dico se ci andrete sempre collo stendardo, ora che avete gente in casa?

NANNI                            Sì! e tre volte!…

NELI                            Bene, bene.

Esce stringendosi nelle spalle.

PINA                            (che è rimasta in un canto, imbarazzata). Sono stata malata anche… Tanto ch'è piovuto!… Ho preso le febbri… Ma del resto tutto va bene laggiù, grazie a Dio… I seminati sono già alti.

NANNI                            E la vigna?

PINA                            (facendosi animo, quasi incoraggiata da una buona parola). Bene! bene! Anzi comincia a mettere i tralci… Dei bei tralci lunghi così!… Bene, ho detto, giacché non ci pensano loro al podere, andiamo a portargli la buona notizia.

Smarrendosi di nuovo al vedere l'aria inquieta di Nanni.

E volevo dirvi pure che bisogna venire ad aiutare… Io non basto più da sola a strappar la gramignaVedete che mani?…

NANNI                            (di cattivo umore). Bastava mandarlo a dire.

PINA                            (mortificata). Vi dispiace che sia venuta?

NANNI                            Non mi dispiace. È che adesso non c'è nessuno a guardare la casa, laggiù.

PINA                            Ho lasciato detto al vicino Raja di tenerla d'occhio la casa, e il podere anche… Poi non c'è bisogno neppure. Sono tutti al paese, a godere la festa.

Guardando intorno.

Ecco, vi preparate anche voi.

NANNI                            Basta, giacché siete venuta, ora

PINA                            (timidamente). Se vi dispiace, me ne torno indietro come sono venuta…

NANNI                            (brontolando). Se mi dispiace… se mi dispiace

PINA                            (quasi cercando le parole). Volevo vedervivedere come state… Già voialtri non mi avreste cercata

Accorata.

Potevo morire, senza che nessuno lo sapesse!

NANNI                            Basta… giacché siete qui, a vostra figlia diremo che siete venuta pel medico.

PINA                            (amaramente). Mia figlia? Che gliene importa di me a mia figlia?

NANNI                            No, gliene importa; tacete.

PINA                            (siede sotto il pergolato, come avesse le gambe rotte, e si volta dall'altra parte per asciugarsi gli occhi di nascosto). Sono come un cane… un cane senza padrone

NANNI                            Ora finitela, almeno!… Non vi fate trovare cosi! Se vi fate trovare con quella faccia sarebbe stato meglio non venire.

PINA                            (levando verso di lui gli occhi lagrimosi). Perché? Che vi fo?

NANNI                            (senza osar di guardarla, dandosi da fare intorno per nascondere il suo imbarazzo). Niente…

PINA                            Niente vi fo… Non voglio niente.

NANNI                            (agitatissimo, dopo averla fissata un istante in silenzio, andandole incontro risolutamente, con voce bassa e concitata). No!… sentite!… Oggi sono stato a confessarmi… Mi son messo in grazia di Dio

PINA                            (chinando il capo e aprendo le braccia in aria umile e sottomessa). Bene, meglio per voi… Allora di che temete?

NANNI                            Temo per vostra figlia… se vi trova qui!

PINA                            Che male c'è se mi trova qui? Posso venire in paese, almeno le feste principali.

NANNI                            Che male c'è!… Che male c'è!… Voi lo sapete… e anche essa lo sa!…

Pina gli volta le spalle, senza dir nulla, e va a prendere la mantellina che ha lasciato sul sedile. Si ode di fuori un brusio di folla.

NANNI                            (fermandola bruscamente). No… restate… Giacché vi hanno vista i vicini sarebbe peggio

Corre alla porta e la spalanca, chiamando fra la gente che passa.

Oh! Cardillo! vieni a vedere… Che te ne pare?

CARDILLO                            Che me ne pare?

Rimane sorpreso al vedere la Pina.

Oh! la gnà Pina!… Scusate, scusate

Fa per andarsene.

NANNI                            Bestia! se t'ho chiamato io stesso!…

CARDILLO                            (sospettoso, guardando or lui e ora la Pina). Bestia! meglio! Voglio esser bestia oggi piuttosto! Una giornata come questa!…

VOCI FESTANTI

DI FUORI.                            Gli angioletti! - Ecco gli angioletti! - Viva Maria Addolorata!

CARDILLO                            (scandalizzato). Chiudete la porta almeno!

Mentre sta per uscire s'imbatte in Grazia, la quale entra premurosa.

GRAZIA                            Compare Nanni! Non venite?…

Sorpresa anche lei e cambiando tono al vedere la Pina.

Oh!… Voi!…

Freddamente.

Vi saluto, gnà Pina.

PINA                            (timida e umiliata). Vi saluto.

GRAZIA                            (a Nanni, con imbarazzo). Vi mandava a chiamare vostra moglie… Ma ora le dico di aspettare un momento.

Per uscire.

NANNI                            No, sentite

GRAZIA                            Scusate, devo andarmene.

Esce in fretta.

CARDILLO                            Sapete colui ch'era pieno di peccati? Gliene aveva fatti tanti a Gesù Cristo! Ma quello che trovò scritto sul libro, quando dovette fare i conti col Padre EternoBasta! è meglio non parlarne!… Oggi ch'è il Venerdì Santo, per giunta!… «Ti mancava anche questo scandalo per ribadire i chiodi al mio Figliuolo?» gli disse il Padre Eterno… E con questo vi lascio e vi saluto!

Esce chiudendo la porta in furia dietro di sé

Nanni e Pina.

NANNI                            (concitato). Vedete?… Tutti quanti!…

Pina rimane immobile, senza saper che dire.

NANNI                            E non rispondete neppure?

PINA                            (colle lagrime agli occhi). Cosa volete che dica?

NANNI                            (eccitatissimo, parlandole quasi coi pugni sul viso, sottovoce). Volete che ve la dica io? Quando sono stato malato… in punto di morte… non volevano neppure portarmi il viatico!

Prorompendo.

Ho visto la morte cogli occhi, vi dico!

PINA                            (arretrandosi, tutta tremante). Che devo fare? parlate.

NANNI                            (andando su e giù per la scena, agitato). Perché siete venuta oggi? perché?

PINA                            (colle lagrime agli occhi). Perché? che vi fo?

NANNI                            Mi fate… mi fate… che mi fate perdere la confessione!

PINA                            (irrigidita dall'angoscia, balbettando fra le lagrime che la soffocano). Sentite! E quello che mi fate a me, voi?… quello che mi avete fatto?… Io non ve lo dico!… Mi vedete che parlo e rido… ma quello che ho in cuore non lo vedete!…

NANNI                            Lo vedo, sì!… Questo è il peggio, che lo vedo! E anche vostra figlia! Vedete come è ridottapelle e ossa! Non parla, non dice nulla… ma dentro si rode e si consuma. Ogni notte la sento che piange e si dispera!… in causa vostra! Vorrei piuttosto che mi piantasse un coltello qui, quando mi guarda con quegli occhi, senza dir nulla!…

PINA                            (col viso torvo, evitando di guardarlo). E a me che mi pianta quegli occhi in faccia, appena arrivo!… e la poppa alla tua creatura!… dinanzi a me!…

Con voce sorda.

Vi ho fatto il letto colle mie mani, la prima notte!…





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