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Giovanni Verga
I nuovi tartufi

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  • ATTO PRIMO   Salotto in casa Montalti; uscio in fondo e due laterali. A destra un canapé; accanto un tavolino da lavoro. A sinistra una tavola da the.
    • SCENA V   Rodolfo Zanotti e detti.
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SCENA V

 

Rodolfo Zanotti e detti.

 

Rodolfo. Mille scuse, signori. Ah! ti trovo, Carlo! Per bacco! è un'ora che ti cerco! La com'è andata, infine? La com'è andata?

Alberto. (tossisce, cercando di fargli intendere, per segni, di tacere).

Carlo. (bruscamente) Che cosa?

Rodolfo. Eh! cospetto! la baruffa in piazza!

Maria. Dio mio!

Emilia. Era questo? (a Carlo).

Rodolfo. Vi prego di credere che se mi ci fossi trovato io là non sarebbe proprio finita a quel modo... come vi protesto che non finirà com'è finita!

Carlo. (con dispetto ironico) Rodomonte!

Alberto. Signor Zanotti, queste cose non si rimescolano. La è finita, e ben finita. Non se ne parli più!

Emilia. Ma infine si può sapere che cosa è accaduto?

Rodolfo. (sorpreso) Come!... Non lo sapevate!?... Che bestia! Non dico più nulla!

Maria. Perché nasconderlo, Carlo?

Rodolfo. Eh! signorina... Ne avrà avute le sue buone ragioni... se gli son toccate le busse...

Carlo. Rodolfo, poi...

Rodolfo. Che! Ti offenderesti in famiglia? Non ho mica detto che sei un poltrone; ma abbaruffarsi contro venti o trenta persone... sfido io!

Emilia. Ma per l'amor di Dio, diteci cos'è stato!

Rodolfo. Oh! scusi, signora, ma non apro più bocca, io! Carlo è là per narrarvela, se vuole.

Carlo. Mi resterebbe ben poco a dire, ciarliero! (va a sedere con istizza sul canapé).

Rodolfo. Ci ho colpa io? Bisognava avvisarmi; bisognava farmi intendere, così in nube, che volevi tenere la famiglia al buio. E tuo padre poi? Anche lui avrà saputo che ti sei battuto con quelli che dicevano roba da chiodi di lui...

Maria. Oh!

Rodolfo. Tutta cattiva gente però; tutta cattiva gente! Gli è ben vero che vi ho veduti a caso i migliori galantuomini... Ma parlare a quel modo di quel fior di onest'uomo ch'è il signor Montalti!...

Emilia. E che dicevano?

Rodolfo. Eh! Carlo ve lo avrà detto; fu la causa della baruffa. Dicevano che il signor Prospero è divenuto un clericale, un codino, un paolotto, uno strumento di reazione e peggio.

Emilia. Se non dicevano che questo non era poi un motivo per andare a cercar lite.

Carlo. (con dispetto) Vi pare, eh!? L'ha detto il dottor Ferdinando!?

Emilia. (sostenuta) Sicuro! Se l'ha detto il dottor Ferdinando è l'Evangelio.

Rodolfo. (da sé) Peccato che la signora bestemmii con le migliori intenzioni!

Carlo. (con indignazione) E il dottor Ferdinando, perché lo dice, perché lo vuole, può far stramazzare il nome di mio padre; può farlo segno agli insulti di tutto il paese, di uomini onestissimi (poiché devo confessare che fra quelli che più ne dicevano male c'erano i migliori cittadini). Perché dunque il dottor Ferdinando non era lì a difenderlo, quando si vituperava il nome di mio padre?

Rodolfo. Ah! tu sei ingrato, Carlo! Tu dimentichi che se non era la processione dei frati, istigata dal dottor Codini, la quale diede addosso, coi tortelli e le croci, a quelli che ti conciavano come va, tu, a quest'ora, saresti accomodato per benino!

Carlo. Accidente al dottor Codini e ai frati che mi difesero!... Mi sarei contentato che mi avessero rotte le ossa piuttosto che far dire che ce la intendiamo coi neri!

Emilia. Carlo, ti dico di non ripetere quel brutto epiteto!

Alberto. Ciò serva a mostrarvi, signora Emilia, quanto fossero giusti e sinceri i miei consigli.

Emilia. Ciò non mi mostra altro, signor Varesi, che nel paese ci sono molti empii... come... E che la collera di Dio sta forse su di noi.

Rodolfo. (da sé) Non sarebbe la miglior cosa, pel signor Prospero, ora che le vigne son cariche!

Maria. Oppure che ci sono molte invidiose come le Guignoli che sarebbero indispettite di vederci andare alla Capitale.

Alberto. Signora Emilia, tutti quelli che dicono male di vostro marito perché ha accettato la candidatura del partito clericale non sono né empii, come me, né invidiosi.

Emilia. Signor Varesi, mio marito non deve ascoltare che la sua coscienza. E con questo la riverisco, caro signore. (inchinandosi ad Alberto e Rodolfo) Vieni, Maria (esce).

Maria. Signor Alberto, pare impossibile come abbiate potuto prendere le parti di coloro che non ci vogliono bene.

Alberto. Io, signorina?

Maria. Eh! vi pare che non sappiamo quanti gelosi farebbe la nostra gita a Firenze? (esce).

 

 




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