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Giovanni Verga
I nuovi tartufi

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  • ATTO QUARTO   La scena come nell'atto secondo, meno i lumi e i preparativi della festa.
    • SCENA II   Ferdinando, Giorgio e detti.
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SCENA II

 

Ferdinando, Giorgio e detti.

 

Maria. Oh, Dio! (giubilante) Eccoli! eccoli!... Tutto è finito, tutto è accomodato, non è vero? Giorgio?... Non se ne parlerà più!... Oh, Giorgio!... sapeste come vi son grata!... Se sapeste quanto mi avete fatto piangere!... cattivo!...

Prospero. (a Codini) Accomodata, eh?

Ferdinando. (sospira scuotendo il capo tristamente).

Prospero. Come! Come!

Emilia. Oh! Dio mio!

Maria. Giorgio! È così che mi amate?!...

Giorgio. Signorina...

Maria. Oh! Giorgio!... vedete... io vi amo!... Ma con questo duello voi mi uccidete!... Voi mi spezzate il cuore!... (piangendo e prendendogli la mano) Oh! no!... Giorgio!... Voi non vi batterete con mio fratello!... Grazie. Giorgio!... Avete voluto soltanto farmi paura... Avete voluto ridere della mia credulità... non è vero, Giorgio!... (ridendo fra le lagrime) Cattivo!... Ma io non ci credo ora!...

Giorgio. Maria, per quanto vi ami ci sono doveri per un par mio...

Emilia. (giungendo le mani) A che tempi! a che tempi siamo giunti noi! ?... Dio mio!

Prospero. Ma come!... Io credeva... Mi s'era fatto sperare... E in tal caso, signore, che venite a far qui?... in casa mia?... in casa del padre a cui forse andate ad uccidere il figlio?! (quasi piangendo ma dispettoso).

Maria. Ah!

Ferdinando. (con un sorriso ipocrita) Dio ce ne guardi! Dio ce ne guardi! Rassicuratevi, signori miei; Carlo non sarà toccato nemmeno con la punta di un dito.

Emilia. Ah! Dottore!

Prospero. Eh! vivaddio!

Maria. Grazie, Giorgio!... cuor nobile!

Prospero. Ma vorrei un po' spiegato come... se non si è accomodata ogni cosa...

Ferdinando. Riserbiamo al signor marchesino la giusta soddisfazione di spiegarvi la sua condotta che può dirsi eroica.

Giorgio. Signore...

Ferdinando. Parlate, parlate pure!... Si ammira la vostra modestia ma a questo punto poi...

Giorgio. Signor Montalti, mia cara suocera (se Dio mi dà la grazia di esserlo) Maria! Il signor Codini l'ha detto: Carlo uscirà incolume da questo disgraziatissimo incontro che deploro, ma che ho la coscienza di non aver provocato.

Ferdinando. Oh, lo sappiamo, lo sappiamo!

Prospero. Non posso fare a meno di convenire che...

Ferdinando. Carlo è un buon ragazzo... Ma un po' vivo... un po' guasto dalle massime corruttrici del secolo. Invece di ringraziarvi del bene che intendevate fargli. Ma il mondo paga spesso così. La soddisfazione di avere operato il bene basta alle coscienze oneste.

Prospero. Ma come... se questo scontro deve aver luogo?...

Giorgio. (con finta ritrosia) Signore...

Ferdinando. Esita a confessare la sua generosità; ma io posso dirlo, posso proclamare ai quattro venti questa magnanima risoluzione: il marchesino ha intenzione di lasciarsi uccidere piuttosto che fare la menoma sgraffiatura al figlio e al fratello di chi ha più a cuore al mondo, dopo Dio.

Prospero. Eh! eh! ... Avete detto?...

Maria. Ah! Giorgio...

Giorgio. Quanto ha voluto svelare quel caro dottore è verissimo... Anderò sul terreno ma soltanto per difendermi senza fare alcun male a Carlo, poiché un par mio può ben lasciarsi uccidere ma non deve ricusarsi ad uno scontro d'onore.

Ferdinando. Magnanimi sensi!

Emilia. Eppure m'avete detto, mio caro dottore, che la legge divina non ammette né scontri d'onore, né...

Ferdinando. Che volete, mia cara signora?!... Il saggio prende il mondo com'è e quando non può calpestarne le debolezze ne fa tanti atti d'eroismo.

Emilia. Non capisco molto. Ma lo dite voi!...

Maria. Ah! Giorgio, credete che io possa essere tranquilla perché m'avete detto questo?... Non vi battete, Giorgio... per carità!...

Giorgio. Maria! l'onore!...

Maria. Ingrato! ed io?! ...

Prospero. Eh! che onore d'Egitto?! vorrei farvi vedere come manderei a spasso chi mi parlasse d'andarci a sbudellare pacificamente per l'onore!! (con caricatura) L'onore!!... bell'onore quello che vi mette sulla punta di una spada a torto o a ragione!... Vorrei vedere se questo tale onore vale una presa del mio tabacco! (prende tabacco).

Maria. Giorgio voi non vi batterete!

Giorgio. Impossibile, Maria!

Maria. Spietato!... Non vi basta quanto ho pianto?!...

Emilia. Ma infine, signor genero, se si tratta di una questione in famiglia.

Giorgio. Sarò felice di appartenere a questa famiglia quando avrò dato prove maggiori dei sagrifizii che mi sono possibili per essa.

Ferdinando. Che generosità!... Che cuore!... Ah! mio caro marchesino, permettete che vi abbracci... In verità sono commosso. (con finta emozione)

Prospero. Non dite queste cose!... Non fate così!... che mi viene anche a me una certa debolezza... Caro marchesino!

Emilia. Figlio mio!

Maria. Giorgio!

Ferdinando. Andare con tanta nobiltà a mettere la vita nelle mani di...

Prospero. (irato) Di quello scapestrato!

Ferdinando. Oh! oh!... oh!... Ma per aver procurato di fargli bene...

Prospero. (come sopra) Per aver procurato di... Ah! la lingua!... Ci son donne, caro dottore!...

Giorgio. Signori, è l'ora; addio; pregate per me.

Maria. (con un grido) Ah! Giorgio!... Come hai cuore di partire così?!... No! no! no!... Giorgio...

Prospero. Marchesino mio!...

Emilia. Mio caro genero!...

Ferdinando. Di che temete, gente di poca fede?!... Dio è giusto?... Temete forse che Dio non aiuti le buone azioni?... che non faccia restare tanto incolume il marchesino quanto Carlo ch'egli si propone di risparmiare a qualunque costo?

Emilia. (battendosi il petto) Ah! sì! Siamo gente di poca fede!... Perdonateci, Dio mio!...

Prospero. Eh! eh!... Non dico che la fede... la giustizia... Ma in verità mi sarebbe meglio piaciuto un buon accomodamento...

Ferdinando. Fede! fede! Fra mezz'ora ritorneremo assieme a Carlo, sani e salvi.

Prospero. (in collera) Oh! non mi parlate di colui!... Non voglio più vederlo! Lo diseredo... lo scaccio!... Anzi voglio affrettare il contratto di nozze; appena sarete di ritorno firmeremo, e vi farò veder io!

Maria. Ah!

Ferdinando. (da sé) Bene! benissimo! (piano a Giorgio) Siamo in porto!

Giorgio. (piano a Ferdinando nell'uscire) Furbaccio! Sapete che l'aiuto di Dio regge? nella superiorità immensa che ho su di Carlo in fatto di scherma, e che non devo fare che un semplice movimento per fargli saltare la spada dalle mani.

Ferdinando. (come sopra) Diamo gloria a Dio! anche quando si devono mascherare i mezzi mondani colla sua Infinita Onnipotenza. (escono dal fondo).

Emilia. (vedendo piangere Maria) Fede, figlia mia! fede!

Maria. (piangendo) Oh! siete facilissimi a confortarvi voi altri!... Ma sarà forse perché non ho fede... sarò una cattiva cristiana... un'eretica... ma ho qui, nel cuore, una cosa che mi fa male... che mi fa piangere... andate!... (via dalla destra).

 

 




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