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Giovanni Verga
Rose caduche

IntraText CT - Lettura del testo

  • ATTO SECONDO.
    • Scena VIII. Adele e Paolo.
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Scena VIII. Adele e Paolo.

 

ADELE (con grazia). Signore, la sua missione s'impazienta forse aspettando, e non vorrei fare attendere più oltre un così gentile ambasciatore. Ascolto.

PAOLO. La mia missione è così delicata… che se non avessi la coscienza di compiere un dovere… se non contassi su tutta la sua bontà…

ADELE. Oh, mio Dio! È una vera missione diplomatica adunque?

PAOLO. Una missione d'amico.

ADELE. Ah! Meglio così! L'accetto con tutto il cuore! (stringendogli la mano).

PAOLO. Poco fa si parlava di un duello.

ADELE. Sì, a quanto pare causato da uno scandalo…

PAOLO. Peggio ancora! Una calunnia!

ADELE. Ah! Bisogna smentirla, se si può!

PAOLO. Ohimè, signora!… Mi condanni, se vuole, ma io non posso smentirla in modo assoluto senza rigettarne gli effetti su di una persona… di cui l'onore deve stare al di sopra del mio…

ADELE. Ma signore… Io non saprei indovinare…

PAOLO. Ella infatti non potrebbe immaginare tanta bassezza! Ecco perché quello che è uno scandalo per tutti resta ancora un mistero per lei… ed ecco perché ciò che mi resta a dirle è il più difficile… Ma lo dirò! È un dovere d'onestà,

ADELE. Mio Dio!

PAOLO. Lo scandalo che si dice avvenuto nel giardino della contessa Baglini, il dì che fummo invitati tutti noi, ricade su di una persona… che è innocente… Ma la sua stessa innocenza le fa avere le apparenze del torto perché non la mette in guardia contro le maligne insinuazioni di una folla di maldicenti e d'invidiose che travisano i suoi più semplici atti di cortesia per farne degli indizi di colpa… Quella persona… quella donna… è bella… è il sospiro di tutti i galanti… perciò un tristo, un avventuriero di buone fortune approfittando del mistero di cui si circonda quel romanzetto sbozzato all'ombra di una serra, si è servito del nome di quella persona per farsene credere egli l'eroe.

ADELE (vivamente e come colpita). Bisogna che mi dica tutto, signore!… tutto!

PAOLO. Son venuto per questo, madama.

ADELE (c.s.). Si parla di me?… Voglio saperlo!… Oh Dio! Dio mio!

PAOLO. Dirle tutto è stato mio dovere d'amico, d'uomo onesto. S'ella continuasse ad ignorare di essere lo scopo di tanta calunniosa maldicenza questa si servirebbe delle apparenze che possono sembrare più insignificanti per darsi tutto l'aspetto della verità… Ella non avrebbe immaginato al certo che c'è un uomo così abbietto da approfittare delle gentili maniere con cui è ricevuto in casa sua per accreditare le sue menzogne di trionfi immaginari.

ADELE. È un'infamia!… Un'orribile infamia!

PAOLO. Tanto più orribile che può fare un male immenso.

ADELE. E c'è chi crede a quest'infamia?

PAOLO. Ier sera, al Caffè Ricasoli il cavalier Falconi raccontava a chi voleva e a chi non voleva udirlo, con tutte quelle misteriose e trasparenti reticenze che sono la bava del veleno, una spiritosa storiella, di cui, naturalmente, si faceva l'eroe. Tutti conoscono il cavaliere per uno sfacciato millantatore, ma la storiella era piccante, e raccontata con un certo garbo… Si rideva… Il cavaliere inoltre citava degli indizii di un'amicizia confidente… quasi intima… si offriva di dare delle prove… Un giovanotto, un cuore onesto, che si trovava lì presso, gli diede una di quelle mentite che si lavano col sangue e una sfida ebbe luogo.

ADELE. Dio! Dio mio!… Anche il duello!… Non ci manca nulla perché lo scandalo sia completo!… E per me! (rimane un istante col viso fra le mani, poscia levando il capo in aria risoluta) Chi fu costui?

PAOLO. Madama…

ADELE (vivamente e con dignità). Signore, io non ho dato il diritto al primo venuto di usurparsi la mia riconoscenza neanche per difendermi da una calunnia!

PAOLO. Non è un usurpatore, poiché non si farà mai conoscere.

ADELE. Ma non capisce che se questo duello avrà luogo esso ferirà prima di tutto la mia riputazione? Che queste due spade lacereranno il mio onore?… Dica a quest'uomo che non ne voglio della sua difesa, della sua cavalleria… del suo eroismo da romanzo che si serve del nome di una povera donna per piedistallo!…

PAOLO (tristamente). Madama, egli darà il suo sangue senza pretender nulla di tutto questo.

ADELE (con amarissima ironia). Ah! il suo sangue!

PAOLO. Egli non ha toccato mai un fioretto, e il cavaliere è valente spadaccino.

ADELE (dopo aver esitato un istante). Chi è costui? Voglio saperlo!

PAOLO. Signora…

ADELE (improvvisamente, come colpita da un'idea). Ah!… il signor Giliotti! (come abbattuta, pausa). Oh! la mia testa!… la mia povera testa!… (dopo un'altra pausa e con vivacità estrema) Questo duello non lo voglio!

PAOLO. Signora…

ADELE. Oh, signor Avellini!… ella è un cuore onesto… Ella ha della stima per me… Non è vero?

PAOLO. Dippiù ancora: ho dell'amicizia!

ADELE. Ebbene! Mi aiuti! Che posso fare io sola?… Sono una povera donna senza difesa… tutti si credono in diritto di oltraggiarmi colla maldicenza… perché mi dicono bella… perché ho calcato le tavole del palcoscenico… Ho il peccato dell'arte!… Mi aiuti! Che bisogna fare?

PAOLO. Coraggio! Se gli onesti non avessero il conforto che la menzogna ha corta vita… e in questo caso è così facile la giustificazione!…

ADELE (vivamente e con dignità). Che!… scendere a delle giustificazioni!… Io!…

PAOLO. No. Basterà semplicemente mettere alla porta il Falconi. Chi ieri dubitava ancora della falsità delle sue millanterie così oggi dovrà esserne convinto.

ADELE. Ma che potrò fare per disarmare la malignità che sogghignerà della cavalleria di… di colui che prese le mie difese?… Anche pochi momenti or sono, in questo istesso luogo, io ho sentito sbattermi sul viso, però senza comprenderle, le più oltraggiose allusioni ad un amore romanzesco che io avrei ispirato… romanzesco tanto che dava occasione ad un'adulazione ironica, pungente come uno spillo… Le mie amiche… e ne ho molto di queste, rideranno dietro il ventaglio, parlando dell'eroico difensore che passa le notti sotto le mie finestre prima di andare a battersi… Oh! questo mi è stato detto signore! Mi è stato detto in faccia, qui, in questo istesso luogo!… Quelle allusioni, quei sarcasmi, quegli epigrammi erano a me diretti… e naturalmente si pensava che la devozione di quell'uomo… non dev'essere senza compensi…

PAOLO. Ahimè, signora! Nulla potrebbe fare per disarmare la malignità di coteste amiche che son gelose della sua bellezza, che le invidiano il suo romanzo. Ella ha un gran torto! Son ferite nella loro vanità, sono umiliate nella loro civetteria… Si vendicano!

ADELE. Ma è un'infamia!

PAOLO. Esse risponderebbero invece che è anche un'infamia quella di offuscarle colla bellezza e di involar loro, anche senza volerlo, gli omaggi di adoratori su cui avevano esse gettato gli occhi… Di coteste amiche tanto scandolezzate ne conosco una che sarebbe felicissima di compromettersi in modo orribile per quel matto poeta che per le sue stravaganze è diventato un oggetto di curiosità…

ADELE. La contessa!… colei!…

PAOLO. E cento altre.

ADELE. Gelosa!… Gelosa di me!… di me che non conosco colui… e non me ne curo…

PAOLO. Tanto meglio! La Contessa che se n'è curata tanto non ha potuto avere la soddisfazione di vedersi ringraziare delle sue sollecitudini!

ADELE (dopo aver meditato un istante). Questo duello non si farà! No!… Voglio vedere quest’uomo!!…

PAOLO. Perché? Sarebbe inutile.

ADELE. No, signore, non sarà inutile! È necessario che io lo veda, che gli parli!… Quest’uomo che ha un cuore così nobile… comprenderà… che bisogna risparmiarmi un’altra calunnia… e forse un rimorso…

PAOLO. Non verrà.

ADELE. Perché?

PAOLO. Non saprei dirlo… Bisogna indovinarlo quell’uomo… È così eccentrico, ma nello stesso tempo tanto orgoglioso… e quando saprà…

ADELE. Non gli dica nulla… Non gli dica che so tutto… Prenda un pretesto qualunque… Gli dica quel che vuole… Ma che venga!… che venga subito!

PAOLO. Signora…

ADELE (con vivacità). Ma non capisce che questo duello è un’infamia, un delitto, una cosa orribile!… che io devo fare tutto il possibile per impedirlo!… Che quell’uomo l’uccidera!…

PAOLO Ebbene, signora, verrà.

ADELE. Ed ora bisogna che io parli a questo cavaliere… Mio Dio… ma non adesso!… Ho la testa in fiamme! (via dalla destra; Paolo l’accompagna sino all’uscio).

 

 




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