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Giovanni Verga Rose caduche IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena IX. Paolo; indi Lucrezia, dalla sala da ballo.
LUCREZIA (entra in punta di piedi per vedere se la sua lettera sia ancora nel cappello del commendatore, prendendola). Ah! è ancora qui! (Accorgendosi di Paolo vuole andarsene). PAOLO (salutando). Madamigella!… vi aspettavo. LUCREZIA (imbarazzata). Me… signore? PAOLO. Sì, sapevo che avreste dovuto trovarvi qui dopo la prima contradanza. LUCREZIA (turbata). Chi ve l'ha detto? PAOLO (mostrandole la lettera che la contessa gli fece trovare nascosta nel cappello). Il vostro biglietto. Permettetemi di considerano come se fosse stato diretto a me, poiché desidero avere cinque minuti di colloquio con voi. LUCREZIA Ah! (consultando con un rapido sguardo la lettera che si nasconde nel pugno). Ma come?… PAOLO. Voi cercavate del cavalier Falconi… Io vengo diritto al fatto… Perdonatemi se son costretto ad intavolare così bruscamente un colloquio spinoso; ma ho l'abitudine della franchezza, e spero che, almeno stavolta, gioverà a qualche cosa. Non ho il diritto di farvi dei rimproveri; entrambi abbiamo dei torti da perdonarci… e delle rappresaglie a prendere da chi ci tradì… Ecco perché vi stendo la mano e vi dico: Volete aiutarmi a vendicarci entrambi?… Non vi sgomentate. La nostra vendetta non farà del male a nessuno. Noi ci vendicheremo rendendoci felici. La contessa mi direbbe marito filosofo: voi forse mi chiamerete vostro amico. Voi amate il cavalier Falconi, cioè credete di amarlo, e non volete sposarmi per questo: lo so. Anch'io credevo amare una di quelle donne leggiere che hanno bisogno degli omaggi di tutti. Ho veduto che nel cuore di codeste donne c'è troppa vanità per esserci posto ad un affetto sincero. Il cavaliere non vi ama, egli v'inganna e vi tradisce vilmente. Uniamo le nostre mani e vendichiamoci così. LUCREZIA. Signore!… PAOLO. Se non potessi provarvi quello che dico forse passerei ai vostri occhi per un geloso che tenta di supplantare con illeciti mezzi il suo rivale. Invece eccomi semplicemente un amico che vi dice: Facciamo causa comune e prendiamo la nostra rivincita del tradimento di cui siamo state vittime collo stimarci scambievolmente. Io non vi dirò come abbia potuto arrivare a conoscere questa prova, ma il modo in cui l'ho avuta vi farà indovinare la mano di una gelosa rivale. Lucrezia, non vi siete mai domandata quale amore si fosse quello dell'uomo che pur giurandovi di adorarvi vi esorta ad unire il vostro destino a quello di un altro?… Se non l'avete indovinato, meglio per la vostra innocenza! In tal caso quella lettera (indicando la lettera che Lucrezia tiene in mano) vi proverà quale amore sia quello del cavalier Falconi. Non esitate, Lucrezia, leggetela, giacché quella lettera non è la vostra… La vostra eccola qui. LUCREZIA (quasi senza pensarci, ma con vivacità apre la lettera che ha trovato nel cappello, e che è quella del Falconi alla contessa, vi getta gli occhi e la scorre rapidamente). Ah!… il vile! PAOLO. Queste viltà, nel gergo del bon ton, si chiamano tradimenti galanti. LUCREZIA (dopo essere rimasta alcuni istanti in silenzio e col viso fra le mani). Signore… voi siete un uomo onesto… e un nobile cuore… Vi giuro che ho avuto sempre la più profonda stima pel vostro carattere… ma dopo questa prova della vostra delicatezza… della vostra generosità… io ho della gratitudine… della più sincera amicizia per voi… Sì, io sarò vostra amica… ma null'altro… Dopo quello ch'è accaduto io non potrei alzare gli occhi su di voi… senza arrossire… come arrossisco in questo momento. Ritirate la vostra parola, signore… Io porterò la pena della mia leggerezza e della mia irriflessione… PAOLO. Non ritirerò la mia parola, Lucrezia, poiché la nobiltà del vostro cuore mi risponde di esso. LUCREZIA. Ma se accettassi la vostra mano… dopo quella lettera… io sarei l'ultima delle donne! PAOLO (sorridendo). No. Sarete semplicemente quello che sono state moltissime ottime madri di famiglia alla vigilia del loro matrimonio: l'ultima delle ragazze sentimentali e la prima delle buone mogli. LUCREZIA (commossa). Oh! Paolo… Come non ho veduto prima d'ora qual nobile cuore sia il vostro?… PAOLO. No, no, madamigella. Io ho forse agito per egoismo. Vi ho dato la mia parola per avere una rivincita qualsiasi da una donna che si faceva giuoco di me… onde non servire più oltre di trastullo alla vanità di una di quelle civette alla moda che amano il lusso degli adoratori come quello dei cavalli. Entrambi siamo partiti da un brutto movente… chissà se a mezza strada la stima reciproca non ci faccia incontrare quell'amicizia sincera e completa ch'è più durevole e forse più simpatica dell'amore istesso? Se credete che un giorno potrò arrivare ad ispirarvi una tale amicizia… allora… lacerate la vostra lettera (dandole la lettera di lei scoperta dalla contessa). Io l'ho dimenticata. LUCREZIA (gli si accosta esitante, col capo chino e arrossendo gliela restituisce). No… serbatela… affinché io possa provarvi… colla devozione di tutta la mia vita… ch'essa non fu altro che un brutto sogno.
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