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Giovanni Verga
Rose caduche

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  • ATTO TERZO.
    • Scena VIII. Alberto e Adele.
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Scena VIII. Alberto e Adele.

 

ADELE (commossa e vivamente). Restate, Alberto!

ALBERTO. Che avete, Adele?…

ADELE (quasi smarrita). Nulla… non lo so… Ho bisogno di parlarti… Ho bisogno di vederti…

ALBERTO. Ma che avete, Dio mio?!

ADELE (desolata). Oh! Non lo so!… (riprendendosi). Non lo vedi?… Questo cattivo tempo, questa pioggia, queste nuvole… mi danno ai nervi… mi irritano… mi fanno male… Dimmi… (vivamente). Quando partiremo?

ALBERTO. Perché questa domanda?

ADELE. Non me lo domandare… Non saprei dirlo… Ho bisogno di muovermi, ho bisogno di fare qualche cosa, ho bisogno di non pensare… ho bisogno di parlare con te… dell'avvenire… del nostro avvenire! Dimmi. Vuoi che andiamo a Firenze?… Vuoi che andiamo a Milano?… (con impeto scuotendogli le mani). Ma dilla qualche cosa!

ALBERTO. Vi giuro che non vi comprendo…

ADELE. Ah!

ALBERTO. Voi che amate tanto la campagna!… Questo desiderio così improvviso e così forte…

ADELE. Ma non vedi?… (riprendendosi). Non vedi com'è triste… come piange… com'è orrida cotesta campagna!… E poi… Non puoi mica vivere sempre a questo modo tu… Non sono egoista, ti giuro! Bisogna che tu ti diverta…

ALBERTO (pensieroso). E che io pensi al mio avvenire…

ADELE (amaramente). Lo vedi. Non puoi seppellirti vivo in fondo ad una campagna, accanto ad una povera donna che non può darti altro che tutto il suo amore… Ma lo so… la tua gioventù… la tua vita… ha altre esigenze… altri bisogni… Non ci hai pensato tu?

ALBERTO. … Ma… sì… da qualche tempo…

ADELE. E non me ne hai detto nulla?…

ALBERTO. Temevo di rattristarvi!

ADELE. Ah! Temevi d'attristarmi!… Dunque c'è qualche cosa di doloroso?…

ALBERTO. Mio Dio… Nulla di doloroso… Ma vi sapevo talmente assorbita dal nostro amore… che non avrei osato distorgliervene per farvi riflettere alle volgari ma imperiose esigenze della vita.

ADELE. Un tempo non ci pensavi neanche tu!…

ALBERTO (imbarazzato). È vero… Ma…

ADELE (vivamente come se temesse la risposta di lui). Oh, io avrò torto!… Vivo nelle nuvole!… Voi siete più ragionevole di me; ma vi prometto di essere ragionevole anch'io… (con un triste sorriso) per quanto lo potrò!… Oh, lo so bene… Non si può pretendere… bisogna che viviate anche voi come tutti gli altri… Andrete in società… ai teatri… ai balli…

ALBERTO. E voi?

ADELE (sorridendo fra le lagrime). Mi basterà sapervi felice!

ALBERTO. Come siete buona, Adele!

ADELE (con confidente abbandono). Tu sei bello, sei giovane, hai ingegno… tutte le donne ti adoreranno… e se t'innamorassi di qualche altra donna?…

ALBERTO (con aria di stanchezza quasi amara). Io!… Oh!…

ADELE. Ipocrita!

ALBERTO (c.s.). Non è un complimento che voglio farvi… (con abbattimento) Ma vi giuro ch'è impossibile!…

ADELE (con amarissimo scherzo). La contessa la chiamerebbe stanchezza di cuore!…

ALBERTO (c.s. e freddamente). Oh… non per voi.

ADELE (reprimendo un sospiro). Ah!… (con civetteria prendendogli le mani). Mi ami?

ALBERTO.

ADELE. Molto?

ALBERTO. Molto.

ADELE. Son bella?

ALBERTO. Bellissima.

ADELE. E se m'innamorassi di un altro?

ALBERTO. Voi!…

ADELE. Sì… se ti lasciassi?… (con impeto). Ma, guardami in viso e dimmi che faresti se io ti lasciassi?

ALBERTO. Ma… cara mia… certe domande…

ADELE (vivamente e con improvvisa ispirazione scuotendogli le mani). Dimmi, Alberto!… Ci credi tu a quello che ha detto la contessa?… Ci credi tu che l'amore si spenga, che il cuore si stanchi, che la febbre si estingua?… Ci credi?

ALBERTO. No!… Non voglio crederci!…

ADELE. Ah! Non vuoi!… Dunque ci credi! Non negare! Ci credi! Il dubbio è nella mente, ma la morte nel cuore!… Ah!

ALBERTO. Calmatevi, Adele… Che penseranno quelle signore!…

ADELE (vivamente). Ah!… Quelle signore!… È vero!… potrebbero credere… e ciò vi dispiace!…

ALBERTO (imbarazzato). A me?… Oh, no!… È per voi che…

ADELE (c.s.). Che m'importa a me!… Che m'importa di loro, di quello che supporranno, di quello che sanno… se ho la morte nell'anima!

ALBERTO. Che vi ho fatto? Dio mio! Ditemi che vi ho fatto?…

ADELE. Nulla!… Tu non lo vedi ed io non saprei dirtelo… Anche pochi momenti vi sono… mentre quella donna… quella contessa parlava… tu non hai inteso nulla tu!…

ALBERTO. Ma che cosa?…

ADELE. E me lo domandate?… È inutile giacché il vostro cuore non ve l'ha detto! Quella donna mi ha abbeverato di fiele, di vergogna, mi ha coperto di allusioni oltraggiose, di motteggi, di insulti, e voi non avete visto! Non avete udito!… Non avete avuto né cuore, né intelligenza, né pietà. (con uno scoppio d'amarezza) Come siete diventato adunque, Alberto!

ALBERTO. Mio Dio, Adele, come esagerate! Ma siete certa che alludesse a voi, che si mirasse ad oltraggiarvi? Che vi hanno detto infine?

ADELE. Che m'hanno detto? Nulla! Voi non avete udito nulla!… Voi che avete tanto ingegno!… Ho sofferto?… No!… Voi non ve ne siete accorto!… Voi che leggevate nei miei occhi tutta l'anima mia!

ALBERTO. Ma che cosa avrei dovuto fare, ditelo? Avrei dovuto fare una scena?

ADELE (amaramente). Con qual diritto? Fingeste di conoscermi appena!

ALBERTO. Ah! Avrei dovuto autorizzare quei sospetti? Confessare quello che ancora è un dubbio?

ADELE (c.s.). Voi avete il pudore della colpa, voi!

ALBERTO. Ma infine avrei dovuto calpestare tutte le convenienze, mettermi sotto i piedi le apparenze che devo salvare… almeno per voi…

ADELE (con un grido). Ah!… (con abbattimento) Voi non avreste dovuto giammai dirmi questo!

ALBERTO. Mio Dio che vi ho detto?

ADELE. E non te ne avvedi nemmeno!

ALBERTO (disperato). Oh, no! no!… Dio mio!… Ho la testa in fiamme!

ADELE. Non mi capisci più, l'hai detto! Non puoi vedere come insieme al tuo affetto si estingua la tua intelligenza, la squisita percezione dell'anima tua, quella qualche cosa che faceva battere il mio cuore nel tuo!… Tu non puoi vedere ciò!… Meglio per te!… Avresti paura!… Io ho paura… Tu sei spaventoso!

ALBERTO. Oh, Adele!… Ma non vi basta!… Oh, quanto sono infelice!…

ADELE. Infelice! E perché sei infelice?…

ALBERTO. Non lo so… Non lo so… Non me lo domandate!…

ADELE. Io lo so!… perché io ti leggo in cuore! perché io ti amo!… Tu sei un cuore nobile… ma all'amore non si comanda… e tu non mi ami più!… Ti giuro che se potessi strapparmi il cuore per nasconderti le mie lagrime io lo farei…

ALBERTO. Oh…

ADELE (vivamente mettendogli una mano sulla bocca). Non mentire!… Non ti avvilire. Voglio amarti ancora… e ho bisogno di stimarti sempre! Tu mi fai un'immensa pietà! Delle volte ti guardo come trasognata… come per accertarmi che sei tu… proprio tu… il mio amore, il mio Alberto! che mi amava a quel modo!… come mi spaventavo a sentirmi amata perché sembravami che cotesto miracolo non potesse durare eterno!… Oh, bisogna che qualche cosa siasi guastata nel mio cervello… Non ti riconosco più! Ma dimmi che sono malata, che son folle… Sorridimi! Oh, Dio! Se fossi folle davvero!… Se tu mi amassi sempre come allora!… Perché, vedi, Alberto mio!… io non mi lagno di nulla! io non soffro di nulla!… che m'importa di quella donna, della società, dei loro insulti, del loro scherno, dell'obbrobrio del mondo?… Che m'importa?… Non lo sapevo?… Non l'ho accettato per te? Perché… vedi… adesso non mi resta più che il tuo amore… e bisogna che io sia amata sempre allo stesso modo da te!… Mi hai avvezzata male!… Che vuoi? Colpa tua! (sorridendo fra le lagrime) Ecco perché quando penso che il tuo amore abbia a diminuire mi par di perdere la ragione!… Ma io son matta!… (prendendogli le mani) Non è vero che son matta?

ALBERTO (triste e con freddezza). Perché questi pensieri adunque?

ADELE. Non lo so… Non lo so… Dio mio!… Ci pensi tu? (vivamente)

ALBERTO. Io… no…

ADELE (dopo averlo fissato con espressione penetrante mettendogli la mano sugli occhi). No! Non voglio vederti! Ho bisogno di crederti!… (scoppiando in singhiozzi). Se tu ti vedessi, Alberto!… Se tu ti vedessi tanto cambiato!… (pausa) Oh, perdonami! Ho torto… ma quel dubbio è più forte di me!… Sarà forse il fascino del male!… Ma è un pensiero orribile! Non so come sia venuto… e perché… ma è anche un brutto segno il pensarci sopra!… Sono malata… è vero… Son matta… Non ridere di me, cattivo! Non ti rattristare… Non mi dar retta… ho torto! Di che temo? Il tuo amore… tutto ciò che mi abbisogna, non l'ho… mio!… tutto mio! Non è vero?… ardente, cieco, pazzo??? Come allora… come sempre!… Non è vero?… (con ansia crescente) Dammi la tua mano!… guardami negli occhi!… Non è vero che il tuo amore è sempre lo stesso?… sempre?… sempre?… Non è vero?… (colla voce piena di lagrime con terrore) Ma che hai, mio Dio!?

ALBERTO. Che vi ho fatto perché dobbiate dubitarne adesso? (imbarazzato).

ADELE (con uno scoppio di amarezza e di passione). Ma no! Non è così che si risponde, signore!… (singhiozzando) Voi non mi rispondevate così!

ALBERTO. Ditemi che volete, Dio mio! (nel massimo abbattimento della tristezza)

ADELE. Nulla! Voi non potete darmi più nulla! Non avete cuore… non sapete neanche mentire!… non sapete ingannarmi quando ho bisogno di essere ingannata!

ALBERTO. Adele!

ADELE. Se ti vedessi! Se vedessi il tuo sorriso freddo, le tue parole che ti tremano sul labbro, i tuoi occhi senza febbre! Se tu vedessi la stanchezza, lo sfinimento del tuo cuore! Se comprendessi quello che vuol dire il non avere più bisogno di starmi accanto ad ogni istante, il cercare gli svaghi, il pensare alle convenienze, all'avvenire!… il pensare a qualche cosa… aver bisogno di qualche cosa che non sia me, me sola!

ALBERTO. Mio Dio, Adele! Non si possono far sempre delle pazzie!

ADELE. Ah! Eccola che l'hai detta l'orribile parola! Ma non capisci che se avessi ragionato io non ti avrei mai amato! Ma non capisci che quando tu ragionerai sarà tutto finito!… L'amore, la felicità, la… Decisamente, signore, voi non avete cuore!

ALBERTO (abbattuto). Ah! se vedeste il mio vi farebbe pietà!

ADELE. Pietà?… No! per l'anima mia!… M'indispettisce! Mi irrita!… Mi mette addosso tutte le furie!

ALBERTO. Adele! voi siete ingiusta, assai ingiusta verso di me! Quale è la mia colpa?… Quale è il mio torto? Che posso farci se il vostro cuore è migliore del mio! se esso e sempre giovane, e più ardente, più entusiasta che mai.

ADELE. Mentre il vostro!…

ALBERTO. Ah! vorrei morire! (con l'abbattimento del disperato).

ADELE. È il vostro cuore che se ne muore?

ALBERTO. Quale esso sia non è sempre vostro?

ADELE (con la morte nel cuore). Che m'importa?… se è cadavere!… Se non mi ama più…

ALBERTO. Oh, no.

ADELE (quasi fuori di sé). Non mi ama più!… Non voglio compassione, signore!… Non voglio amicizia! Non voglio i palliativi dell'indifferenza!… Non voglio gli avanzi del vostro amore!… Sì, sono stanca di voi! sono stanca delle vostre ipocrisie! sono stanca di quest'elemosina di pietà che mi fate! Voglio essere amata! Sono bella! Lo so! Non so che farmene di voi, cuore decrepito!…

ALBERTO. Signora… questo è un congedo!…

ADELE (c.s.). Prendetevelo!

 

 




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